Rassegna storica del Risorgimento
MARTINI FERDINANDO
anno
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1975
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pagina
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476
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476 Alberto Aquarone
Alla fine, com'è noto, Martini riuscì nel suo intento, grazie anche alila delicata situazione interna abissina ed alla conseguente riluttanza di Menelik a forzare la mano agli Italiani per ottenere quanto gli era stato promesso. Con il trattato sottoscritto il 10 luglio 1900 ad Addis Abeba dal Negus e dal residente italiano Ciecodicola, la linea Mareb-Belesa-Muna fu riconosciuta dalle due parti contraenti come definitivo confine fra l'Eritrea e l'Etiopia.71) Ma le lunghe e complicate vicende che portarono a questo successo della politica del Commissario civile non rientrano nei limiti del presente scritto.
Quando s'imbarcò a Napoli sul Rubattino, nel pomeriggio del 29 dicembre, Martini lasciava ancora irrisolto dietro di sé il problema tecnico-amministrativo dei suoi rapporti con il governo centrale. Come si è visto, i tentativi di creare un sottosegretariato delle Colonie oppure un'apposita direzione generale alla quale facessero capo tutti gli affari africani, non erano approdati a nulla. D'altra parte, con il riordinamento del ministero degli Esteri avvenuto dopo Adua sotto l'amministrazione Caetani, l'Ufficio coloniale creato al tempo di Crispi aveva perduto la sua entità autonoma per diventare semplice sezione (III) della I Divisione (Affari politica) del ministero stesso. Una sezione, per di più, acefala, perché non si era proceduto alla nomina del relativo funzionario responsabile.72) Di questa situazione abnorme si era preoccupato Martini prima ancora della sua partenza, già allora convinto che, come ebbe a scrivere nel suo diario a poche settimane dal suo insediamento a Massaua, senza un aiuto, senza un ufficio che accentri a Roma tutto quanto si riferisce alla Colonia né io posso andare
ostilità dei fautori di una politica di ripiegamento o addirittura di abbandono in Eritrea. Tanto più, che la Nazione aveva dato ancora maggior risalto all'intervista con due lunghi fondi di commento nei numeri immediatamente successivi: La risposta all'ori. Martini. Interpellato telegraficamente, quest'ultimo rispose al presidente del Consiglio ch'egli si era limitato ad enumerare, in un colloquio confidenziale con il giornalista, le questioni che dovevano essere oggetto di studio, sottolineando la necessità di rigide economie. Forte di questa piuttosto evasiva risposta di Martini, che del resto ignorava ancora il testo pubblicato sul quotidiano fiorentino, Rudinì fece smentire dalla Opinione le presunte dichiarazioni del governatore, ottenendo però soltanto una immediata e recisa conferma della Nazione: Per una intervista, 17 febbraio 1898. Questa fu seguita più tardi da una lettera dello stesso Errerà, datata Aden, 15 marzo 1898, che ribadiva quanto già scritto. (Ibidem, 26 marzo 1898: Le notizie d'Affrica. Una dichiarazione del don. Errerà). Sull'intero episodio v. pure FERDINANDO MARTINI, Il diario eritreo, cit., p. 35 e pp. 56 sgg. nonché l'allarmata lettera di Nerazzini a Martini, in data 12 marzo 1898, pubblicata in DDI, cit., n. 392, pp. 287-288. È certo possibile che l'Errerà, deciso avversario come il suo giornale della politica di raccoglimento in Eritrea, avesse un po' forzato il senso delle parole di Martini, facendogli dire in maniera esplicita e recisa cose che in realtà aveva solo lasciato intuire implicitamente. È certo, comunque, che le frasi attribuite al governatore dell'Eritrea corrispondevano al suo pensiero effettivo.
71) 11 testo in Trattati e convenzioni fra il Regno d'Italia e gli altri Stati raccolti per cura del Ministero degli Affari Esteri, voi. XVI, Roma, 1903, pp. 184-185. Cfr. pure CARLO ROSSETTI, Storia diplomatica della Etiopia durante U regno di Menelik II, Torino, Società Tipogra fi co-Editrice Nazionale, 1910, pp. 247-248. Sulla situazione interna etiopica dopo Adua cfr. HABOLD G. MARCUS, The Life and Times of Menelik II. Ethiopia 1844-1913, Oxford, Clarendon Press, 1975, pp. 174 sgg.
72) Cosi risulta dall'Appendice II, sull'organigramma del ministero degli Esteri, in DDI, serie cit., voi. II, p. 374. La situazione della sezione III (Eritrea e protettorati) era, per il periodo che qui interessa, la seguente: Capo sezione: N.N. Segretari; Giacomo Agncsa; Ignazio Randaccio. Vice segretario: Salvatore Contarini.