Rassegna storica del Risorgimento

ITALIA STORIA COSTITUZIONALE 1849-1948
anno <1975>   pagina <486>
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486 Carlo GhisalberH
l'organizzazione politica e costituzionale del potere borghese . Ma l'autrice della recensione pensa, forse, che io non sappia o non conosca che la borghesia italiana, come quella degli altri Stati del mondo occidentale nati a ordinamenti liberali dalle rivoluzioni tardo-settecentesche è stata il soggetto di quella storia? Se vuole averne una prova, si vada a leggere anche l'altro mio volume Dall'antico regime al 1848, edito sempre per i tipi della Casa Laterza, e comparso praticamente in­sieme con la tanto contestata Storia e, forse, se ne potrà convincere. Peraltro non vidi mentre scrivevo quei lavori, come non vedo oggi, a quale altra classe, ceto o componente sociale italiana avrei potuto attribuire un simile ruolo. Che, poi, quella borghesia abbia adempiuto a tale ruolo in modo efficiente o non efficiente, facendo o meno elevare di tono e di contenuto la vita pubblica attraverso strutture istitu­zionali e strumenti finalizzati opportunamente alle esigenze di una gestione del potere consona ai tempi, è il vero problema storico al quale hanno cercato di rispondere i miei libri. Ma se, invece, la Zanni Rosiello, al di là delle molte parole della sua recensione, pensa più semplicemente che la mia Storia non serva alla causa di una lotta di classe intesa da lei in modo ben più meccanicistico e acritico di quanto non la concepisca la stessa migliore cultura storiografica marxista del nostro tempo perché il libro non avrebbe avuto lo scopo di rivelare il carat­tere, a suo giudizio, permanentemente conflittuale della società che vide la vita delle istituzioni descritte, ha ragione.
Questa causa non è la mia, né, quindi, vuole essere quella dello scritto incri­minato, opera forse modesta, ma sicuramente di storia e non di polemica politica. Ho troppo presente l'accusa che il compianto Renouvin lanciava a una sto­riografia, cara, certo, alla Zanni Rosiello, di far propria la tendance qui consiste à chercher dans le passe des arguments historiques propres à consolider des thèses politiques actuelles giungendo fino a fausser les recherches et faire perdre à l'hdstorien son indépendance spirituelle per accondiscendere o accettare simili atteggiamenti.
Sono accusato di avere, ed è vero, privilegiato nella mia Storia le vicende del governo, del parlamento, e, perché no, della dinastia e dei vari organi formal­mente o sostanzialmente costituzionali dello Stato subalpino, prima, italiano, poi. Ma che errore è mai questo? Ho voluto scrivere e ho scritto una storia delle isti­tuzioni pubbliche e non della società civile tutta intera e, quindi, ho posto al centro del mio interesse lo Stato nella sua formazione, nella sua organizzazione, nel suo funzionamento. La società civile, con le sue complesse articolazioni e le sue componenti, entra ed è ben presente nel mio quadro, ma nei limiti in cui tesse e sviluppa certi rapporti con lo Stato. Ciò naturalmente non significa che il secondo non possa considerarsi anche l'espressione istituzionale o la proiezione giuridico-organizzativa della prima e che nei loro vari rapporti possa essere tal­volta la società a determinare modi di essere e atteggiamenti dello Stato e, talaltra, invece, questo a condizionare quella. Ciò vuol dire soltanto riportare l'intero discorso della storia costituzionale italiana alla realtà dell'epoca, al tempo, cioè, nel quale la vita pubblica tendeva a incentrarsi nel maggiore degli ordinamenti giuridici. Considerare, infatti, lo Stato fulcro di quella storia e privilegiarne le vicende nella propria ricostruzione dei fatti, significa comprendere meglio il mondo e l'età che videro la nascita e lo sviluppo dell'Italia odierna.
Né questo può essere considerato un angusto criterio etico-politico di stampo crociano, ammesso pure che in una simile ipotesi di -lavoro e di ricerca sia del tutto condannabile far propri certi aspetti della metodologia storica dei filosofo liberale. Ancor prima, infatti, che Croce nascesse, un personaggio noto a tutti gli