Rassegna storica del Risorgimento

ARTOM EUGENIO
anno <1975>   pagina <488>
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AMICI SCOMPARSI
EUGENIO ARTOM
Eugenio Artom non era soltanto l'uomo dì studio, al quale si rivolge in primo luogo il nostro pensiero; era, non meno, un uomo d'azione, a contatto immediato con la vita pratica, politica ed economica. Professionista di grande prestigio, do­tato di finissimo senso giuridico, occupava un posto eminente in un vasto e com­plesso settore d'attività economica e finanziaria, quello delle assicurazioni. Figlio di quella borghesia liberale ch'era stata la protagonista del Risorgimento van­tava un antenato celebre, Isacco Artom, il segretario di Cavour ne aveva con­tinuato la tradizione anche sul terreno politico. Aveva esordito, come candidato liberale, nelle elezioni del 1924, in Piemonte: l'inizio di un cammino, che doveva condurlo, vent'anni dopo, come naturale punto d'arrivo, in prima fila nella Resi­stenza, in veste di rappresentante del Partito Liberale nel Comitato di Liberazione Nazionale. A lotta finita, aveva partecipato con non minore impegno all'opera di ricostruzione, come membro, prima, della Consulta Nazionale istituita all'indo­mani della Liberazione, come senatore della Repubblica poi.
Ma la professione, ma la politica non erano in lui fine a se stesse. L'azione trovava in lui la sua piena integrazione nel pensiero. Le sue preferenze si rivol­gono, per destinazione, direi, alla storia, che rispondeva alla sua intima esigenza di mantenere in tutta la sua integrità il contatto fra lo studio e la vita: nell'espe­rienza della storia veniva a riflettersi, in lui, su di un piano più alto e più pro­fondo, l'esperienza della vita.
È ben più di una semplice inclinazione, la sua; è una vera e propria voca­zione, alla quale obbedisce con tutto il suo impegno. Nulla, in lui, del dilettante; nello scrupolo dell'indagine, nel rigore del metodo non ha niente da invidiare allo storico di professione. Ottenne, infatti, ben presto, la consacrazione accademica, la libera docenza. La storia era per lui una scienza. Ma, per adottare la significa­tiva espressione francese, una scienza umana . Ed è appunto questo, nella storia, che lo attirava: l'uomo. Il genere in cui si identifica la sua opera di sto­rico è la biografia.
Esordisce con il saggio Lord Palmerston e la sua vigilia politica. La scelta non è casuale. Personifica, Palmerston, l'Inghilterra dell'Ottocento: l'Inghilterra imperiale, sotto l'insegna della potenza, l'Inghilterra liberale, sotto l'insegna della libertà. Ed è qui, in questo duplice volto della politica britannica la potenza e la libertà che Artom coglie l'intima, sostanziale coerenza che si cela sotto le apparenti contraddizioni, gli impulsi, gli estri di colui che i contemporanei bat­tezzarono Lord Firebrand, Lord Tizzone: una coerenza che non si traduce in un definitivo programma, in una elaborata dottrina, che si manifesta, invece, nella fedeltà, nell'aderenza della sua politica allo spirito, al destino britannico. Pal­merston, dunque, come interprete, autentico interprete dell'animo nazionale. Liberale, Palmerston si è detto in quanto inglese, e quanto ogni inglese. In altre parole (la definizione è di Artom) la nazione come fine, la libertà come mezzo.
Una definizione, che trova in Artom una intima rispondenza. La nazionalità e la libertà sono i due poli, sui quali si orienta il suo spirito. Vive in lui, fa parte del suo io, l'eredità, la tradizione del Risorgimento, di quel Risorgimento in cui egli vede l'immagine dei suoi sentimenti e delle sue idee. L'altra sua opera di mag­gior rilievo è dedicata, appunto, al Risorgimento, a un personaggio che esercita m di Ini una profonda attrazione: le sue scelte obbediscono, sempre, a un richiamo