Rassegna storica del Risorgimento

MUSEO DEL RISORGIMENTO DI MANTOVA
anno <1975>   pagina <505>
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Libri e periodici
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La fonte utilizzata permette di integrare le conoscenze già acquisite sulla soppres­sione degli ordini religiosi, rendendo più chiaro il susseguirsi delle varie disposizioni, por­tando ulteriori dati statistici, illustrando le difficoltà incontrate. In effetti, muovendosi con competenza nell'intreccio di leggi, circolari, relazioni, carteggi, il Miele traccia un quadro sintetico, ma completo, di un aspetto non secondario della complessa attività dei Napo-leonidi, ehe tanto incise sulla vita del Mezzogiorno.
ALFONSO SCIROCCO
GIOVANNI MANZONI, Briganti di Romagna (1816-1832); Imola, Galeati, 1974, in 8 pp. 196, con ili. L. 4.000.
E il secondo volume che FA. dedica alla illustrazione di documenti conservati gelo­samente e scientificamente ordinati nell'archivio di famiglia e riguardanti, in questo caso, un tema che trova indicazione nel titolo: 1 Briganti di Romagna.
L'argomento ha senza dubbio un interesse storico di larga estensione, poiché briganti ne sono esistiti in tutte le regioni e in tutti i continenti, e sempre ne esisteranno
ahimè per legge di natura, finché esisteranno nel mare i pesci grossi che mangiano i piccoli.
Del primo volume (1800-1815) pubblicato nel 1973 abbiamo dato notizia nella .Ras­segna (a. 1974, pp. 114-116), e le opinioni di allora hanno conferma in quelle di oggi. A questo secondo volume seguiranno il terzo e il quarto che offriranno la documentazione di due periodi: 1833-1848 e 1849-1851. Avremo così il panorama della malavita romagnola che probabilmente non sarà una sorpresa né motivo di invidia per le altre nobili regioni italiane, tutte più che soddisfatte dei prodotti di casa propria.
Nei riguardi di questo secondo volume è particolarmente da rilevare che nei sedici anni decorrenti dal 1816 al 1832 i briganti romagnoli preferirono una organizzazione a piccoli gruppi i quali più agevolmente potevano aggredire le vittime, e poi mettersi al sicuro; mentre nel precedente periodo napoleonico erano prevalse le formazioni numerose, gover­nate da un capo, le quali potevano sostenere l'urto dei gendarmi, e potevano essere tolle­rate, se non protette, dalla popolazione, come bande di disertori e di renitenti alle leve napoleoniche.
Questa considerazione di cui lo stesso A. fa parola, è di notevole rilievo per una storia seria, serena e umana, anche se tratta di ladri, di assassini, di sciagurati, di delin­quenti nati, e di feroci sanguinari.
Per quel che riguarda il metodo, l'A. non si allontana di un millimetro da quello già adottato: pubblicazione integrale (quando occorra) dei documenti, note in funzione orientativa o di coordinazione, ordine cronologico per quanto è possibile, il quale forse suggerisce all'A. l'omissione di indici, la suddivisione in capitoli ecc. cose augurabili e idonee ai fini di una più pronta e facile consultazione.
Apre il volume una Presentazione di due pagine a firma di Luciano Casali, cui fa seguito una Premessa di eguale misura dell'A. Le rimanenti pagine dalla 13" alla 196" sono occupate dai documenti e da una buona scelta di illustrazioni f.t., non numerate, che se il conto è esatto raggiungono il numero 16.
Nella Presentazione che è quasi esclusivamente uno schizzo biografico in lode del-FA., le ultime righe rivelano che questo libro è la storia delle classi subalterne , come dimostrano si afferma espressamente i documenti, le lettere dei potenti i quali
a lettura finita non possiamo a meno di riconoscere nei Gonfalonieri, nei Governatori, nei cardinali Consalvi, Malvasia e Rusconi. Potenti (?) sono anche i parroci che tremebondi denunciavano la tosatura a sangue delle loro pecore (con accompagnamento di stupri e di altre torture); e riconosciamo quei potenti nei duchi, nei marchesi e nei conti e anche in quei proletari (certamente crumiri e pagati) che partecipavano alle denunce come testimoni. Questo si desume. Però l'illustre famiglia dei conti Manzoni non ha condannato i docu­menti al taglio della testa.
Ma anche nella sfera delle rivelazioni, una tira l'altra. E difatti si legge, sempre in quelle benedette ultime righe, che in virtù di questa documentazione e più ancora di que-