Rassegna storica del Risorgimento
MUSEO DEL RISORGIMENTO DI MANTOVA
anno
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1975
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pagina
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508
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Libri e periodici j
stro, insistono significativamente, soprattutto Morghen, riprendendo il riaffiorare delle esigenze più profonde del cristianesimo come caratteristico della spiritualità mazziniana, in contrasto con l'inquadramento organicistico, e perciò tipico di un romanticismo reazionario, caro alI'Omodeo.
Nuovo cristianesimo, dunque, e perciò subito l'ombra del sansimonismo, che Morghen lascia però indagare ad altri relatori, limitandosi ad una riserva di massima, che può-valere non soltanto per Mazzini, circa il giansenismo risorgimentale, una forzatura ideologica di quel radicale antitemporalismo politico richiamato con gran forza da GhisalbertL
Poco m'importa di Roma se da essa non deve venire una grande iniziativa europea : è ima citazione mazziniana che Morghen trae da Bonaiuti, e che fa da sottofondo' all'intervento di Salvatorelli, quella romantica anima universale che soppianta ben presto in Mazzini il cosmopolitismo settecentesco, un patto, una fede, un'eguaglianza di fatto tra le nazioni, che rifiuta implicitamente un'autorità sovranazionale e che rilutta ad irrigidirsi in strutture statuali vere e proprie.
Questa diffidenza ostile nei confronti dello Stato è forse non ultimo degli elementi che avvicinano Mazzini a Marx nel parallelo tracciato con equilibrata finezza dal Passerin, non l'incomprensione e l'ignoranza reciproca di cui ad un'ostinata tradizione, ma anzi frequenti convergenze, anzitutto in funzione antibonapartista, secondo quella che dopo il Quarantotto è l'autentica piattaforma rivoluzionaria di Mazzini e ad un tempo l'incunabolo dell'Internazionale, allo scopo comune di sottrarre il proletariato alle seduzioni di quel cesarismo che affascinava Proudhon.
Questo compito di sottrazione è peraltro costantemente affidato da Mazzini alle-classi medie in prospettiva di affratellamento ed è qui il punto di rottura con Marx e l'incapacità a superare la visione nazionalitaria protoromantica alla Fichte, a parte le1 controversie degli ultimissimi anni con Bakunin, che hanno a fondamento essenzialmente l'ateismo, cioè una concezione del mondo integralmente antiromantica ed antimazziniana, di cm l'Internazionale è soltanto una delle componenti.
Segue l'intervento di Blaas, che su una bella documentazione archivistica, guarda. Mazzini da Vienna su una doppia ottica parimenti interessantissima, il rivoluzionario socia-listeggiante che come tale allarma significativamente in primo luogo i circoli conservatori austriaci, l'apostolo delle nazionalità che ispira, in una proporzione non ancora valutata, il' pluridecennale dibattito all'interno della Duplice Monarchia, che avrebbe coinvòlto così a fondo i socialdemocratici, in una polemica destinata a riflettersi in tutta la Seconda Internazionale.
ÀI sansimonismo si volge il Guiral, sottolineandone opportunamente l'indifferentismo politico, che doveva marcare una differenza sostanziale, e troppo trascurata, nei confronti di Mazzini, la cui polemica contro il primato francese e contro i guasti utilitaristici dei discepoli di Bentham coinvolge ovviamente e pesantemente i socialisti d'oltralpe, che d'entrambe queste matrici si nutrivano copiosamente.
Del Valsecchi s'è fatto cenno, ma ancora la componente storicistica del romanticismo potrebbe vedersi in Mazzini (a Per Giovine Italia noi non intendiamo che un sistema voluto dai secolo... ) mentre il concetto della guida, della missione, già cosi caro a Fichte nel noto parallelo ragionato da Otto Vossler, è quello più pericolosamente impregnato di ambigui miti nazionalistici secondo quanto aveva già riconosciuto lo Chabod.
La libertà è una negazione, non costituisce nulla. Distrugge, non fonda : questa preziosa citazione mazziniana del Valsecchi potrebbe mettersi come epigrafe di un individualismo garantista antistatale che rappresenta il miglior aggancio fra Mazzini e l'Inghilterra, in un rapporto difficile, che la Morelli esamina con la consueta eleganza, e nel quale è assente la virulenta componente antivaticana che farà invece le fortune del garibaldismo.
Chiude il convegno il Kieniewics con una relazione sul movimento nazionale slavo* che attiene, s'intende, soprattutto alla Polonia, ma non trascura l'eredità del decabrismo ed il risveglio delle ce nazioni senza storia (ma il programma agrario polacco, il nazionalismo egemonico degli Ungheresi, l'ostilità di Herzen, rimangono grossi inciampi che il. prestigio di Mazzini non riesce a svuotare ed assimilare).
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