Rassegna storica del Risorgimento

MUSEO DEL RISORGIMENTO DI MANTOVA
anno <1975>   pagina <510>
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Libri e periodici
manca poi totalmente quella più recente: le note dello Scott rimandano sempre a pubbli­cazioni ormai superate e invano vi si cercherebbe un accenno ai lavori di Ghisalberli sulla restaurazione pontificia o all'enorme documentazione pubblicata dal Pirri.
RICCARDO GIANNINI
PAUL W. SCHROEDER, Austria, Great Britain, and the Crimean War. The Destrucùon of the European Concert; Itliaca and London, Cornell University Press, 1973, in 8, pp. XXII-544. . 8.80.
Dopo essere stato applicato, fruttuosamente se non proprio felicemente, al periodo risorgimentale, il revisionismo storiografico se ne va ora in cerca di nuovi spazi e trova un terreno d'impiego in aree che non sarebbe stato facile prevedere esposte a questo tipo di approccio. In questo volume dello storico americano Paul W. Schroeder, professore di Storia nell'Università dell'Illinois, autore nel 1962 di un saggio sulla Metternich's Diplomacy at its Zenith 1820-1826, vincitore di vari premi per la sua attività di studioso, a subire gli assalti di un impietoso riesame critico è la politica inglese in un momento cruciale della storia europea dell'Ottocento quale è quello rappresentato dalla crisi di Crimea; comple­mentare al fine del lavoro di Schroeder è il tentativo di riabilitare da una più che secolare condanna la posizione dell'Austria in quel decisivo frangente.
Dirò subito che sia l'intenzione di rilanciare il mito di ima perfida Albione sia l'ai* tra, ancora più spericolata, di dimostrare la validità e l'utilità per tutta l'Europa degli in­dirizzi generali della politica estera austriaca nel momento preso in esame hanno sbocchi finali tuttaltro che soddisfacenti; e non tanto per quello che Schroeder sostiene su Palmer-ston e gli altri uomini della regina, tutti, da Clarendon a Russell, disposti a seguirlo cieca­mente sulla strada della perfìdia, se non, come Cowley, ambasciatore a Parigi, ad escogi­tare giochi poco puliti per tirare a rimorchio Napoleone III sottraendolo al controllo di Drouyn de Lhuys, quanto per la gratuita patente di messaggero di pace e di uomo di buona volontà che lo storico americano conferisce al conte Buoi, ministro degli Esteri dell'Impero asburgico.
La tesi di Schroeder mira infatti a provare che Londra colse al volo l'occasione offer­tale dall'aggressione alla Turchia per sferrare d'accordo con la Francia un contrattacco destinato a piegare definitivamente la potenza zarista: protesa in questo sforzo decisivo, la Gran Bretagna rese di proposito vana tutta la paziente opera con cui Buoi, timoroso di veder compromessa da ima guerra la stabilità del concerto europeo, tentò, ponendosi come mediatore tra le Potenze belligeranti, di far prevalere la via delle trattative sul ricorso in­condizionato alle armi. Fu tutto inutile: ogni qual volta Buoi riuscì a convincere la Russia a negoziare sulla base delle proposte fatte dagli Inglesi, costoro, sostiene Schroeder, ina­sprirono le loro pretese al solo scopo di nullificare ogni possibilità di conciliazione.
Che Buoi fosse dotato di una duttilità e di una disponibilità ad ascoltare anche le ragioni altrui e che diversamente da coloro che l'avevano preceduto, dai quali si staccava anche sul piano umano, non nutrisse verso i paesi occidentali un fiero disprezzo, sono dati che non si possono contestare; ma queste considerazioni sono certamente secondarie rispetto a quelle che determinarono la politica inglese in occasione della crisi di Crimea. Schroeder sottolinea a più riprese l'aspetto improvvisato, dilettantistico, piratesco di questa politica, ma nel farlo dimentica troppe cose: dimentica, per esempio, che nelle crisi immediata­mente precedenti a questa di Crimea Polonia 1847 e Italia 1848-49 l'Austria aveva scelto la soluzione di forza e, erroneamente considerando come problemi interni le que­stioni di risveglio delle nazionalità che tali assolutamente non erano, aveva rifiutato ogni offerta di mediazioni, bellamente noncurante dell'esistenza di un concerto europeo; dimen­tica che proprio in conseguenza dello sforzo militare e del grande dispendio di energie cui era stata costretta nel '48-'49 l'Austria era venuta a trovarsi in una situazione di debolezza che non le consentiva di trattare su un piano di parità con le Potenze occidentali (la poli­tica di Buoi è una necessità più ohe una virtù); dimentica pure, Schroeder, ohe proprio per questo motivo non era possibile nessun accordo tra la linea inglese, dinamica e decisa a
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