Rassegna storica del Risorgimento

MUSEO DEL RISORGIMENTO DI MANTOVA
anno <1975>   pagina <514>
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Libri e periodici
che non superano tali anni), perché con i documenti in appendice, con il disegno rapida-niente condotto circa il movimento garibaldino in Lombardia arricchisce la nostra cono­scenza del mondo democratico nelle varie sfumature e frazioni relativamente ad un periodo assai importante della vita politica italiana (oggetto di recente di un convegno della So­cietà storica toscana ). A parte la premessa, che imposta alcuni problemi affrontando per accenno i rapporti Mazzini-Garibaldi, Cavour-Garibaldi, democratici-moderati ecc. nel de­cennio di preparazione, il discorso si dispiega abbastanza analiticamente sulla base di qualche carteggio, di memorie e di opuscoli e scritti contemporanei intorno alla consi­stenza, alla incidenza, al peso politico delle forze democratiche durante gli anni del '59-60 fino all'agosto-settembre del 1860, ma manca proprio nella sua parte conclusiva in vista di un eventuale bilancio della partecipazione lombarda alle varie spedizioni verso la Sicilia (non tanto per la presenza di migliaia e migliaia di lombardi o veneti, o per la parte­cipazione alle operazioni belliche, quanto piuttosto per l'orientamento politico, militare, ideologico dei volontari che resta appunto pressoché sconosciuto). Un giudizio d'insieme intorno a questo argomento, dopo il buon lavoro, ad es., di N. Raponi (Politica e ammini­strazione in Lombardia agli esordi dell'unità. Il programma dei moderati, Milano, 1967), sarebbe auspicabile.
RENATO GIUSTI
Lettere di Michelangelo Caetani duca di Sermoneta. Cultura e politica nella Roma di Pio IX, a cura di FIORELLA BARTOCCINI; Roma, Istituto di Studi romani, 1974, in 8, pp. 233. L. 3.000.
Abbozzata nei suoi tratti essenziali in alcune pagine del volume sulla Roma dei Ro­mani, più compiutamente definita nella voce scritta per il Dizionario Biografico degli Ita­liani, la figura di Michelangelo Caetani duca di Sermoneta balza fuori con decisiva niti­dezza di contorni dal ritratto che Fiorella Bartoccini gli dedica sotto forma di prefazione alla pubblicazione di una larga selezione della sua corrispondenza, una selezione in cui gli inediti, tratti dall'oblio dell'Archivio Caetani o dalle buste del Museo Centrale del Risorgi­mento, sono giustapposti alle più significative lettere riprese dal primo volume dell'Epi­stolario pubblicato a Firenze nel 1902. Le lettere che ora per la prima volta vedono la luce non esauriscono tutto il vasto carteggio che il nobile romano intrattenne con il Granduca di Sassonia-Weimar e con Giuseppe Checchetelli ma, affiancate a quelle inviate a Hippolyte Taine e ad Adolphe de Circourt, hanno il merito di offrire un quadro fedele non solo della personalità di colui che le scrisse, del suo carattere, della sua cultura, dei suoi umori, ma anche di quel decadente mondo che, raccolto intorno alla figura di Pio IX ed all'ombra delle vigili baionette francesi, costituisce il principale punto di riferimento di queste riflessioni.
Nell'atteggiamento di scettico e passivo distacco assunto da Caetani nei confronti del potere temporale il problema della fine dello Stato pontificio è il nodo di questa rac­colta i cui limiti cronologici non a caso coprono il quindicennio che va dal 1859 al 1874 la Bartoccini aveva a suo tempo individuato una posizione fatta propria dalla nobiltà ro­mana, una sorta di tacita direttiva politica impostasi grazie al prestigio morale di colui che ne era stato l'artefice. Attorno a questo nucleo centrale, che trova piena conferma nei documenti pubblicati, la Bartoccini sviluppa quindi la ricostruzione globale del perso­naggio sulla scorta delle indicazioni, delle confessioni, dei chiarimenti di cui il duca era stato più che prodigo con i suoi corrispondenti. Sotto questo punto di vista quasi ogni let­tera rispetta uno schema fisso: da una parte le notizie sul lento ma progressivo ed inarre­stabile decadimento del potere temporale, un decadimento che viene sempre ricollegato alla pessima situazione amministrativa dello Stato; dall'altra la formulazione delle proprie cri­tiche e la conferma di un giudizio negativo che scaturisce dalla coscienza di una situazione che non può più tollerare neque mala neque remedia.
Altre volte questo schema è cosi rigido da provocare nelle descrizioni di Caetani il ricorso a immagini che vengono riproposte iterativamente e non senza un certo compiaci­mento: Roma e il suo Governo sono raffigurati nella maggior parte dei casi come una.