Rassegna storica del Risorgimento

MUSEO DEL RISORGIMENTO DI MANTOVA
anno <1975>   pagina <515>
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Libri e periodici
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mummia senza vita o come une vieille femme enlaìdie (p. 153), ma non mancano le varianti di carattere scientifico sul tipo dell'embrione o del malato cronico che vedono attribuire a Napoleone III il ruolo del médecin ydropathe impegnato a curare Roma des convulsions révolutionnaires dont elle souffre depuis un siècle (p. 151) o ad approntare nella spezieria delle Tuileries Vdisir di lunga vita-a (p. 148); a se stesso invece, malgrado uno sfoggio di modestia certamente falsa che lo induce a dichiarare di non essere stato in tutta la sua vita altro qu un artiste manqué, et pas un savant (p. 101), Caetani riserva accostamenti a Cicerone man ami Cicéron , come lo chiama a p. 106 e citazioni di Dante, il poeta che ha studiato con minuzia tutta ottocentesca ed al quale più si sente vicino spiritualmente.
Ma, al di là di queste immagini, di qualche sfoggio di erudizione, di uno stile le cui punte caustiche a mala pena nascondono un temperamento moralistico ma attenzione! è Caetani stesso a dire che le style c'est l'homme (p. 81) chi è il duca di Sei-mo­neta? La risposta è tutta nel saggio introduttivo della Bartoccini, ove si pongono in risalto opportuno i cardini del suo pensiero, dal rimpianto per la perduta funzione dell'aristocrazia all'avversione totale per la Francia, patria delle teorie che hanno prodotto quel sovverti­mento sociale di cui egli avverte le conseguenze, dall'ammirazione per il costituzionalismo inglese all'ambiguo rapporto di amore-odio per l'emergente cultura germanica. Non è cosi una sorpresa che i suoi idoli siano Ricasoli per l'Italia e Bismarck ... è il colosso del secolo... (p. 214) per la Germania; e non è una sorpresa che nella crisi di trapasso che lo vede a testimone egli si trovi a disagio e, come scrive la Bartoccini, si volti a guardare con compiaciuta simpatia alle epoche antiche, riluttante alle sollecitazioni e alle novità del mondo moderno, da lui intese come fermenti spesso privi di sostanza, spesso provocatori di altri malanni più che rimedio per quelli esistenti (p. 21). Al loudator temporis acti fa dunque da contrappeso il dileggiatore del presente, che non solo non crede nelle nazionalità, nel comunismo termine che va inteso nella sua accezione ottocen­tesca , nella democrazia (in ima lettera del 14 agosto 1871 a de Circourt la definisce il verme che corrode i troni), in tutte le manifestazioni del più recente pensiero politico, ma, convinto com'è che il progresso materiale presta tutte le sue potenze al male come al bene, se l'ordine morale non governa le sue forze (p. 211), coinvolge in questa visione esasperatamente pessimistica un po' tutto, l'arte come i giornali, la politica come le inizia­tive affaristiche, per sentenziare alla fine che il mondo poetico, il mondo morale, il mondo cavalleresco, è tutto spento dal mondo bancario (p. 218).
Aristocratico che fa parte per se stesso, Caetani è troppo aperto agli influssi che gli vengono dalle personalità d'ogni parte d'Europa con le quali è in contatto, ha una fede troppo sincera nei valori della tradizione liberale per essere definito un conservatore acca­nito sul tipo di quell'Alfred von Reumont che egli sferza a più riprese, che definisce un épitaphe vivant de style gothique (p. 137) e sul quale scrive: Il vient et revient toujours à Rome comme dans son lacrymatoire pour pleurer à coeur ouvert la mort du passe, et prier pour obtenir du sanctuaire du Vatican le myracle de sa palingènesie (p. 127). A differenza di von Reumont, Caetani non crede in un modello di Chiesa immo­bile ed eternamente fedele a se stessa, ma auspica una riforma che le consenta di sbaraz­zarsi del peso frenante del potere temporale; il suo stesso cattolicesimo non sembra essere per nulla bigotto, anche se è abbastanza saldo per indurlo, come ricorda nelle sue Memorie inedite rami co Alessandro Castellani che in quell'occasione gli fu molto vicino, ad ascol­tare piamente le funzioni religiose prima di consegnare a Vittorio Emanuele in qualità di capo della delegazione romana a Firenze il risultato del plebiscito svoltosi nella capitale. Se tuttavia si esclude l'atteggiamento alquanto spregiudicato sul problema del potere tem­porale} il suo senso di rispetto per il passato Io fa somigliare più di quanto non sia di­sposto ad ammettere al fratello Filippo, del quale il 9 ottobre 1860 fornisce al Granduca di Sassonia-Weimar questo penetrante ritratto; Il a le gout de l'anacronisme, il réve le moyen àge, et il cite le bon vieux temps. C'est le barde qui chante l'idéal de la féodalité. H cherche dans les temps passés les époques qui lui sont agréables, comme on ferait dans une bibliotèque le livre le plus amusant et le plus convenable pour en taire l'application au présent, et la démonstration de ce qu'il faut etre (p. 76).
E a questo punto ci riallacciamo con quanto dicevo all'inizio circa il distacco di