Rassegna storica del Risorgimento

MUSEO DEL RISORGIMENTO DI MANTOVA
anno <1975>   pagina <516>
immagine non disponibile

516
Libri e periodici
Caelani dalla realtà più immediata, un distacco che, mentre gli consente di non assumere posizioni di punta sui problemi più pressanti e quindi di salvare allo stesso tempo la pro­pria coscienza e l'immagine che il potere ha di lui, d'altra parte non è tanto pronunziato da impedirgli di seguire con occhio attento e vigile l'andamento del patrimonio familiare al cui diagramma riesce ad imprimere un moto costantemente ascendente. Per Caetani questo è il miglior modo per interpretare, in mancanza di meglio, la funzione del nobile, al punto che, quando dopo il '70 le cose per i romani volgeranno al peggio, egli si acco­sterà momentaneamente a quella Sinistra cosi lontana dal suo spirito: malcontento e di­spetto per la vecchia classe politica italiana ma, osserva la Bartoccini, forse anche una realistica valutazione della nuova parte politica in ascesa (p. 52) sono all'origine di questa infatuazione. Che è tale perché il vecchio duca non può mutare d'improvviso il suo carat­tere profondamente aristocratico per adattarlo ai nuovi tempi che vedono la borghesia degli affari balzare in primo piano. In proposito un'ultima osservazione ci viene suggerita proprio dalla lettura di queste lettere, tra le quali quelle dirette al Granduca di Sassonia-Weimar e ad Adolphe de Circourt hanno una spontaneità e, in ultima analisi, il senso di uno spirito di casta che sarebbe impossibile ritrovare nelle lettere inviate al politicante Checchetelli. E la differenza non è solo formale se si pensa che quella stessa Convenzione di settembre che nelle confidenze al borghese implica e nella trasmigrazione del governo d'Italia da Torino a Firenze ima incominciata, felicemente, peregrinazione verso la Città santa (p. 155), diventa in una lettera dello stesso giorno (4 ottobre 1864) al Granduca l'atto con cui Roma a été assurée de n'avoir plus à craindre ni à espérer de devenir la capitale d'Italie (p. 157).
GIUSEPPE MONSACRATI
AA.VV., Chiesa e religiosità in Italia dopo l'Unità (1861-1878) - Atti del quarto convegno di Storia della Chiesa (La Mendola 31 agosto-5 settembre 1971) 4 voli.; Milano, Vita e pensiero, 1973, pp. 335, 293, 444, 395. L. 7.400, 7.400, 13.000, 13.000.
Questo quarto convegno di storia della Chiesa, promosso dalla Rivista di Storia della Chiesa in Italia in collaborazione con l'Università cattolica del Sacro Cuore di Milano e con l'adesione della Rivista di Storia e Letteratura religiosa di Torino e l'Istituto per le scienze religiose di Bologna, dopo i tre precedenti dedicati ad aspetti del Medio evo e del Rinascimento, si è aperto alla problematica risorgimentale e nazionale unitaria con una doviziosa ampiezza di contributi (distinti in relazioni e comunicazioni), determinante la mole degli atti.
La delimitazione Cronologica dalla costituzione del Regno d'Italia alla morte del pon­tefice Pio IX ha indotto a mettere a fuoco, nel preciso periodo, un'organica e concreta serie di problemi e situazioni, senza però che si decurtasse l'orizzonte storico, necessaria­mente più ampio, cui la visione generale delle situazioni e dei problemi considerati si estende.
Il binomio Chiesa e religiosità ha implicato col primo termine un rigoroso quadro istituzionale di fondo, delimitante l'area delle ricerche, ed ha col secondo termine allargato la trattazione ad una più vasta e sfumata atmosfera storico-spirituale, fino a comprendere, nel nesso dialettico delle correlazioni, manifestazioni diverse ed opposte al Cattolicesimo: dalle confessioni evangeliche (illustrate da Valdo Vinay) al laicismo, dalla Massoneria al­l'anticlericalismo, movimenti variamente trattati da Guido Verucci, Pietro Scoppola, Ca­millo Brezzi, Massimo Fiore, Alessandra Ippoliti e Filippo Mazzonis.
Fa da cornice al complesso degli studi svolti la relazione di Roger Aubert, studioso belga specialmente noto per l'esauriente opera sul pontificato di Pio IX, il quale ha deli­neato le diverse caratteristiche ecclesiastiche dei vari Stati italiani ed il processo di unifi­cazione ecclesiastica conseguente all'unificazione politica in Italia.
Fausto Fonzi, in uno studio generale sui vescovi, ne ha delineato il passaggio di mas­sima su posizioni infallihilistiche ed intransigenti, col distacco sia dal Cattolicesimo libe­rale sia dal legittimismo a favore dei sovrani decaduti, mentre Alberto Monticone si è occupato dell'episcopato meridionale con una circostanziata indagine per zone.