Rassegna storica del Risorgimento
MUSEO DEL RISORGIMENTO DI MANTOVA
anno
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1975
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pagina
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519
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Libri e periodici 1 519
Prendendo in considerazione soprattutto i documenti già inediti, si rimane particolarmente colpiti dal duro atteggiamento di Bicasoli nei confronti del sovrano, reo, ai suoi occhi, di non aver tollerato la dignitosa franchezza di un ministro indipendente (della quale non mancano testimonianze nei volumi precedenti). Naturalmente alieno da ogni cortigianeria, in questi anni Ricasoli appare ancor più severo nel giudicare Vittorio Emanuele ( L'attore imbroglione principale in questo affare è il Re in persona , che a ha per natura la passione dell'imbroglio e della finzione : così scrive il 10 maggio '69 al fratello Vincenzo, aggiungendo: Sono contento di esser lontano da codesta fogna ; e a Celestino Bianchi scrive delle attitudini della Casa Savoia, derivanti dalla poca mente e dal poco cuore, dirò anche dalla poca educazione, che distingue i presenti suoi rappresentanti ). Egli non vuole portar livrea né confondersi con i cortigiani nelle feste a Palazzo. Quando non ha cariche ufficiali, preferisce seguire i propri gusti e, mentre tutto il mondo corre, si agita, grida e si diverte , ritorna a Brolio ( Me ne anderò nella mia propria atmosfera, nei miei campi, e nella mia solitudine di rumori e distrazioni concentrando ancor più il mio spirito nella serietà e realtà delle cose. Cosa v'è di nuovo, di singolare in tutto questo? Il contrario sarebbe il nuovo, e il singolare. Può sussistere il ricordo di me senza l'associazione di Brolio, o della campagna, tanto è immedesimata nell'animo e nella generale memoria questa mia usanza e consuetudine di vita? ). Ed altri, come Federigo della Valle di Casanova, affermava di seguire il suo insegnamento ed esempio lasciando del tutto la vita politica (che in Italia è un pantano ) per le attività rurali ( Giacché il vivere in campagna e il migliorare il suolo reputo anche servire meglio il paese, aumentando le sue risorse e dando esempio di calma e d'amore al lavoro ).
Indubbiamente queste pose da Cincinnato hanno radici soprattutto nel vivissimo sdegno di Ricasoli e di suoi amici, per il licenziamento del 1867, per le accuse e le calunnie che vengono dalla stampa e dai nuovi ministri circa la passata opera di governo ( Noi scrive nel 1860 Ricasoli a Borgatti circa un villano e inesatto giudizio venuto fuori dal Ministro dell'Interno in Parlamento siamo troppo buoni a tollerare senza rilevare simili ingiurie al buon senso e alla giustizia in specie quando sono una sfacciata menzogna e una confusione pretta del vero (...) Io amerei che si truovasse modo di ricacciarlo nella sua gola ... ). Di qui nascono i durissimi giudizi sui Savoia, su Rattazzi (cordialmente disprezzato, come appare con evidenza palmare anche negli ultimi documenti del venticinquesimo volume) ed anche su Menabrea, accusato pur egli di cortigianeria.
Nella protesta di Ricasoli non vi è, però, solo recriminazione e rimpianto, non vi e solo una condanna moralistica di uomini senza fermo carattere, ma vi è anche l'indica-zione di una linea politica diversa da quella generalmente seguita dai suoi successori. Nei carteggi con amici e seguaci, con gli uomini del suo partito, mostra soprattutto un atteggiamento intransigente nei confronti di un Garibaldi o di un Rattazzi, dei democratici più o meno cortigiani, e si dichiara fautore di soluzioni ministeriali nell'ambito dei 199 ( Se Mesciamo ad un Ministero risoluto e serio, se i 199 si tengono bene stretti msjeme e giungono ad attrarre quelli in cui l'animo può ancora ravvedersi, riesciremo a risorgere e risorgeremo ), della consorteria toscorniliana, contro l'alleanza rattazziana dei piemontesi con i meridionali (minaccia perenne al paese), della Corte con la Sinistra. Diffida anche di ogni opera di conciliazione con gli uomini della Permanente. E i seguaci o confermano spesso in tali vedute e lo esortano a guidare la lotta contro la demagogia che ha in-vaso fl Parlamento e la Corte. Perciò egli crede allora possibile, ed auspica, la formazione di un partito di galantuoniini (una lega del bene pubblico ) al fine di combattere il partito dei preti, sostenuto dalle strutture ecclesiastiche, e quello dei demagoghi rossi, che fonda sull'organizzazione delle sette. HS .,
Molti aspetti delia biografia e della posizione di Ricasoli nel 1867-69 sono illuminati da onesto volume. Accenno soltanto a due aspetti che mi sembrano di notevole importanza (quello economico e quello anizninistrativo) per fermare l'attenzione sul riformismo religioso di Ricasoli e sui rapporti di Ini con l'opinione pubblica.
Circa ftcasoli nomo d'affari sono da considerare alcune lettere di Giacomo Lacaita e quelle ài Gntlierrez del Solaro (per un'iniziativa nel campo dell'industria serica mediante accordi con turchi e russi), quelle riguardanti le accuse che vennero in quel tempo rivolte al Barone come sfruttatore del potere polìtico a fini di privato arricchimento, e infine