Rassegna storica del Risorgimento

MUSEO DEL RISORGIMENTO DI MANTOVA
anno <1975>   pagina <520>
immagine non disponibile

Libri e periodici
quelle nelle quali egli esalta l'impegno degli operatori economici come nuova frontiera per l'Italia unificata.
Per ciò che riguarda l'ordinamento amministrativo, di qualche interesse mi sembra uno scambio di lettere fra Ricasoli e Borgatti nel marzo 1869. Il primo chiede che even­tuali modifiche alla legge comunale e provinciale restino in limiti molto ristretti pur desiderando che le amministrazioni rimangano nelle m"i degli ce interessati ; il secondo fa invece osservare che il vigente sistema accentrato alla francese porta inevitabilmente alla preponderanza dei non censiti o dei poco censiti e quindi alla necessità di un continuo controllo da parte dello Stato, mentre soltanto un'autonomia più larga dei comuni po­trebbe risultare conciliabile con la conservazione di quel regime censitario che Ricasoli vuol difendere.
Anche per quel che concerne la questione religiosa ed ecclesiastica ci soccorre un gruppo di lettere, finora inedite, di Borgatti, nelle quali si rievocano e si rivendicano al­cuni aspetti dell'attività svolta dall'ultimo ministero Ricasoli soprattutto riguardo al grande problema dei rapporti fra Stato e Chiesa. L'ex ministro di Grazia e Giustizia (dimentico delle divergenze che come dimostrò Manzotti lo avevano separato da Ricasoli) scrive per mantenere vivo il sacro fuoco di libertà e coglie occasione oc per rivendicare a chi si deve il titolo glorioso di una nobile e coraggiosa iniziativa , pur evitando di irritare gli uomini che dovrebbero arrossire osserva nel '69 di averci combattuto e beffeggiati quando noi difendevamo questo grande principio della libertà religiosa, a cui ora s'inchina tutta l'Europa civile e liberale (p. 357).
Già i precedenti volumi avevano largamente documentato l'impegno politico-religioso in senso riformista di Ricasoli durante l'ultima esperienza ministeriale (e il diverso carat­tere delle missioni affidate da un lato al Tonello e dall'altro alla Macknigth); nel vo­lume XXVI nuova luce ricevono i rapporti del barone con vescovi come Bindi o Cerniti, con riformisti cattolici come Stanislao Bianciardi, Giacomo Cassani e Luigi Tosi. Partico­larmente significativi sono i continui e cordiali rapporti col Bianciardi (la cui spiccata per­sonalità è stata giustamente posta in rilievo dalla Trebiliani e del quale è qui documentato l'incontro con Mamiani), mentre più difficili appaiono le relazioni col Cassani, la cui posi­zione di sacerdote riformista e piuttosto isolato anche in epoca di concilio, già segnalata da Berselli, dalla Deambrosis e dalla Confessore, è qui nuovamente illuminata da un'interes­sante lettera del novembre '69. Se da un lato il sempre vivo legame con i vecchi amici ce piagnoni , Lamhruschini, Capponi, Tommaseo, con i quali ancora alla fine del 1869 s'in­contra per onorare la memoria del Savonarola, testimonia la continuità, ma pure l'esaurirsi, del cattolicesimo liberale italiano, dall'altro lato i tentativi per la prosecuzione dell'Esamina­tore anche dopo la morte del Biancardi, ad opera del figlio di questi, del canonico Tosi, di Lewis M. Hogg e del rev. Langdon della Chiesa episcopale riformata d'America, rivelano l'eterogeneità del gruppo che, con l'appoggio di Ricasoli, vuoi raccogliere la difficile eredità del riformista di Montegiovi.
Sul versante più propriamente politico è da segnalare una lettera inviata il 25 ottobre 1869 da Giovanni Fabrizi, il quale rivolge rimproveri al partito liberale, che non sa stac­carsi risolutamente dalla parte repubblicana-irreligiosa . Vi è qui già la proposta di un partito conservatore nazionale capace di respingere i clericoreazionari, ma anche di attrarre tanti uomini religiosi che ora a generalmente si astengono o, oc se votano, votano male; donde gli immeritati trionfi dei repubblicani, frammassoni e simili .
Un contributo interessante allo studio concreto dei rapporti fra la stampa e la classe politica è certamente costituito dal carteggio, in gran parte finora inedito, con Celestino Bianchi. È infatti possibile, considerando le lettere scambiate fra il barone e il giornalista, stabilire qual tipo di rapporto legasse a Ricasoli la fiorentina Nazione ed anche La Nuova Antologia di Protonotari (per la quale è importante una lettera a Paulo Fambri). Ricasoli continuamente suggerisce temi e argomenti che il quotidiano toscano deve usare nella polemica con gli avversari, non soltanto per difendere l'opera del defunto Ministero, ma per sostenere con fermezza la linea politica ch'egli ora propone. Non manca di notare col­pevoli silenzi o segni di mollezza e d'incoerenza in un giornale che pur sempre, naturai-
520