Rassegna storica del Risorgimento
MUSEO DEL RISORGIMENTO DI MANTOVA
anno
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1975
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pagina
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521
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Libri e periodici
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meoite, predilige (ce È il solo foglio che leggo ) mentre disprezza e condanna gli altri quotidiani (ce La stampa è proprio in mani indegne! ). Ai consigli di Ricasoli per un buon indirizzo de La Nazione spesso si associano anche amici come Giovanni Fabrizi, che propone (in consonanza con quel che scrive allora Guerzoni sulla Nuova Antologia) delle modifiche alla legge sulla stampa per l'istituzione del ce direttore responsabile .
Ancora una volta insomma dai carteggi di Ricasoli non viene soltanto nuova luce sulla biografia dello statista liberale, ma risulta illuminato, anche nelle personalità minori, tutto un ambiente sociale, politico e religioso di grande ricchezza e significato negli anni dell'unificazione d'Italia.
FAUSTO FONZI
GIUSEPPE GALLINA, II problema religioso nel Risorgimento e il pensiero di Gaetano Bono-metti con documenti inediti (Miscellanea Historiae Pontificiae, 35); Roma, Pontificia università gregoriana, 1974, in 8, pp. XXXII-579. S.p.
Seguito da un'ampia appendice di lettere e documenti e dalla bibliografia, il volume del Gallina vuol essere un vero e proprio tentativo di ricostruzione globale del pensiero e dell'opera del vescovo di Cremona, nel quadro della realtà politico-religiosa dell'Italia nel secondo '800; e a parte l'introduzione di carattere generale e il primo capitolo in cui sono studiate le condizioni spirituali della diocesi, la prima attività pastorale di mone. Bo-nomelli, le sue idee circa la civiltà moderna , l'intransigenza, il modernismo ecc., su tre argomenti in particolare è centrata la ricerca analitica del Gallina: la questione del ce non expedit ; la questione romana; la libertà della Chiesa. Per il primo punto la posizione di mons. Bonomelli (fin dall'inizio non intransigente circa l'astensione) è chiarita dalla sua risposta del 1882 ai quesiti propostigli dal pontefice Leone XIII, dagli scritti del periodo successivo contro il mantenimento del non expedit negli anni di crisi dell'Opera dei Congressi dal Memoriale del 1904 a cui tenne dietro, a distanza di qualche mese, la decisione di Pio X per la sospensione del divieto andando incontro alla possibilità ce di difesa dell'ordine sociale e di argine contro minacciate leggi anticristiane (p. 233, citaz. da L. Sturzo, Il Partito popolare italiano). Per il secondo punto, mons. Bonomelli, in occasione della esplosione conciliatorista del 1887, aveva manifestato il suo pensiero (anche in precedenza espresso), e lo aveva ribadito nel 1889 sulla necessità della riconciliazione tra lo Stato e la Chiesa con l'opuscolo Roma e l'Italia e la realtà delle cose, apertamente condannato dal pontefice Leone XIII. La piena sottomissione del vescovo di Cremona (la ritrattazione non fu richiesta), le critiche o i consensi che vennero a lui da varie parti, le conseguenze di tale presa di posizione non fanno passare sotto silenzio gli intenti e le speranze del presule: il superamento del temporalismo tradizionale, la creazione di un clima favorevole alla partecipazione dei cattolici all'attività politica, il componimento dei contrasti tra lo Stato e la Chiesa, l'accordo tra cattolici e moderati ecc., come scrisse mons. Bonomelli a mons. Scalabrini: ce A me pareva (e pare anche al presente) che la fede cattolica in Italia corra un pericolo terribile: come per impedire il trionfo del razionalismo sia assolutamente necessaria l'unione dei cattolici con gli uomini dell'ordine, con la monarchia, quale ch'essa sia: e a questo fine scrissi l'opuscolo (p. 360).
Per il terzo punto, la libertà della Chiesa, l'autore illustra con larghezza di particolari l'avvio della polemica e gli effetti della pubblicazione di una pastorale del 1896 (anch'essa condannata dal pontefice) di mons. Bonomelli, riguardante la ce separazione tra Stato e Chiesa, e scritta con un solo intento: ce Lo scopo restava sempre quello di tutta la sua vita. Colmare o almeno ridurre l'ampiezza del solco, che divideva la società dalla religione. Eliminare, per quanto fosse possìbile, le cause o i pretesti d'attrito tra lo Stato e la Chiesa. E col pensiero sempre fisso, anche qui, alla sua terra appianare il dissidio fra la Chiesa italiana e la Patria italiana. Ancora una volta, dunque, un insopprimibile struggimento di conciliazione (p. 427).
RENATO GIUSTI