Rassegna storica del Risorgimento

MUSEO DEL RISORGIMENTO DI MANTOVA
anno <1975>   pagina <523>
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Libri e periodici
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Bulferetti inserisce infine in una prospettiva storica e sociale l'opera di Lombroso, chiarendone la difficile fortuna, non solo nell'ambiente accademico nazionale ed internazio­nale, ma anche nei rapporti con le varie forze sociali: con la borghesia a benpensante , ostile alla sua opera di smantellamento di quelle istituzioni carcerarie e penali che erano tra le basi del suo potere ed al suo socialismo paternalistico, nonostante certi suoi aspetti conser­vatori come la sostituzione della repressione classica del delitto mediante un non meno grave isolamento igienico del delinquente o addirittura la sua eliminazione con la pena di morte, e con quei movimenti nazionalisti ed irrazionalisti che portarono i suoi studi sulle razze e le sue esperienze frenologiche sulla conformazione dei crani, a quelle estreme con­seguenze negative che il Lombroso nei suoi generosi ideali etici e sociali aveva evitato.
LUDOVICA DE GOUBTEN
ETTORE ROTELLI, La presidenza del consiglio dei ministri. Il problema del coordinamento dell'amministrazione centrale in Italia 1848-1948 (Studi e testi dell'Istituto per la Scienza dell'amministrazione pubblica, 5); Milano, Giuffré, 1972, in 8, pp. 493. L. 7.000.
Il terzo comma dell'art. 95 della Costituzione lascia al legislatore ordinario di defi­nire l'ordinamento della Presidenza del Consiglio e, conseguentemente, di precisarne le funzioni. Tale dettato costituzionale tuttavia non è mai stato attuato nonostante numerosi tentativi, il più fortunato dei quali fu il disegno di legge presentato da Segni nell'otto­bre 1956, che però, dopo essere stato approvato dal Senato, decadde nel 1958 per la fine della legislatura. Dopo il 1964, poi, l'ordinamento della Presidenza del Consiglio non è stato più oggetto di proposte né parlamentari, né governative, e solo qualche voce isolata specie sulla stampa ha periodicamente interrotto questo silenzio; da qualche mese, però, l'idea di porre fine a questa lacuna legislativa sta prendendo nuovo vigore e si assiste, per ora solo sulla stampa o su riviste specializzate, ad un crescendo di articoli che ripro­pongono la questione in tornimi sempre più pertinenti. Segno di questo nuovo interesse verso i problemi inerenti alla Presidenza del Consiglio è anche il presente lavoro del Ro­telli, che, partendo proprio dalla mancata attuazione del disposto dell'art. 95 della Costi­tuzione, risale all'origine del problema come fu posto nel 1848 dallo Statuto albertino, per poi esaminare l'evoluzione della struttura della Presidenza del Consiglio, nella sua organizza­zione e nella sua attività, durante i successivi cento anni. superfluo sottolineare l'impor­tanza di un lavoro di questo genere, in un campo, come quello storico-amministrativo e costituzionale, le cui carenze sono ormai note; in particolare per la Presidenza del Con­siglio fino ad ora ci si doveva riferire unicamente al lavoro di Predieri, che, pur mante­nendo ancora oggi inalterato il suo grande valore, non è tuttavia esente da pecche. Vor­remmo invece soffermarci sull'impostazione data all'opera: Rotelli, giustamente, ha posto come sottotitolo al suo lavoro il problema del coordinamento dell'amministrazione cen­trale in Italia , ovvero ha considerato la Presidenza del Consiglio nella sua preminente funzione di mediazione fra la Corona e il Parlamento. Nello Statuto albertino, art. 5, si legge che a al re solo appartiene il potere esecutivo e, art. 65, il re nomina e revoca i suoi ministri : nessuna traccia, dunque, né di Presidenza del Consiglio, né, tanto meno, di Consiglio dei ministri, organismi che, privi di giustificazione costituzionale, si afferma­rono solo per la straordinaria personalità politica di Cavour. Si trattava di una realtà de facto fortemente precaria e destinata, dopo la morte di Cavour, a scontrarsi periodicamente con le prerogative della Corona e del Parlamento per trovare un continuo equilibrio. Que­sto ondeggiare della Presidenza del Consiglio alla ricerca di un proprio status e seguito puntualmente dall'Ai ohe delinea le azioni e le reazioni che accompagnano ì vari tentativi operati da Ricasoli, Depretis, Cairoti, Crispi e Zanardelli per raggiungere quell'equilibrio. In quest'evoluzione la funzione della Presidenza del Consiglio prende la forma e la consi­stenza che la lotta con la Corona ed il Parlamento a mano a mano le permettono: pas­siamo dalla massiccia reazione parlamentare al decreto Ricasoli del 1867, che, revocato dopo un mese, riportò la Presidenza alla tradizione cavouriana, al decreto Depretis del 1876