Rassegna storica del Risorgimento

MUSEO DEL RISORGIMENTO DI MANTOVA
anno <1975>   pagina <528>
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Libri e periodici
PAOLO UNGASI, Alfredo Rocco e Videologia giuridica del fascismo, II ed.; Brescia, Morcel­liana, 1974, in 16, pp. 151. L. 2.400.
L'intento di Paolo Ungari in questo saggio su Alfredo Rocco, giurista, teorico del di­ritto fascista, Guardasigilli di Mussolini, è subito chiaro: aprire, come egli stesso dichiara nella premessa e in appendice, al di là delle facciate retoriche, una nuova prospettiva sul fascismo inteso, anche, come una crisi del diritto costituzionale e come risposta a quella crisi*
Ungari, vuole riannodare, con Rocco, il filo della continuità e della dignità del pen­siero giuridico italiano e critica acutamente quei pregiudizi psicologici, quella sorta di viltà storiografica e quell'antifascismo declamatorio che condanna chiunque si discosti dallo schema di mera marca politica del fascismo come negatività e irrazionalità storica, senza studiare come propriamente sono andate le cose .
L'opera di Rocco, come degli altri cosiddetti e tecnici del regime: Gentile, D'Amelio, Santi Romano, Solmi, era il risultato di un pensiero, dice Ungari, che non aveva aspettato Mussolini e l'ottobre del '22 per arrivare a determinate soluzioni.
È il clima storico, per Ungari, che spiega Rocco, il suo pensiero e il fenomeno fa­scista: è l'epoca dell' ordine provvisorio di Giovanni Gioii t ti , la crisi sta nell'inazione del liberalismo, nella sfiducia e nella miseria politica dei liberali e dei democratici; è di fronte a questa situazione che nasce il fascismo di quei giuristi che daranno al regime i quadri e la cultura per la direzione statale e che provenivano, spesso, da un diverso pas­sato, di destra o di sinistra, ed in gran parte dal nazionalismo.
Rocco proveniva dal nazionalismo e su questo punto insiste Ungari, ricordando la definizione datane, proprio, da Rocco, al Convegno nazionalista milanese del '14: ce una con­cezione integrale della società e dello Stato, una nuova filosofia sociale e politica .
Rocco esprime, dunque, dice Ungari, l'ideale della nuova classe nata dal nazionalismo, che trovando ormai inutili i mezzi di repressione e di polizia contro le forze sovversive, vuole creare un nuovo modello di organizzazione sociale.
Ungari osserva che il programma politico di Rocco interpreta il nazionalismo, al di là di ogni entusiasmo letterario e romantico, come totalitarismo , come creazione di uno Stato nazionale, che, ostile alla mistica nazionalsocialista, fosse, però, nel dima di corru­zione e di illegalismo dell'epoca, lo Stato autoritario di masse , come incontro tra un ideale di rigido assolutismo statale (ispirato ad un autoritarismo di stampo prussiano, gia­cobino, controriformistico, alla società organica di Saint-Simon ed al positivismo di Comte e di Pareto) ed il potere di un'alta borghesia industriale organizzata secondo il ce cartel­liamo e le corporazioni, armonizzando interessi padronali ed operai, sfruttando, realistica­mente, i dati costruttivi del socialismo e del sindacalismo per integrarli in un nuovo si­stema di autorità, a cui anche il partito fascista avrebbe dovuto essere subordinato.
Questo regime, sintesi di assolutismo e di legalità, continua Ungari, animato dal­le élites di tecnici ed intellettuali, si sgretolerà, all'epoca della grande crisi del '29, col pas­saggio al ce mussolinismo e allo staracismo e con l'allontanamento degli elementi mi­gliori, come sarà per Rocco nel '32.
Quello che maggiormente preme ad Ungari, ed è questo il punto più significativo del suo saggio, è, proprio, individuare quelle riforme operate dal fascismo con aderenza alle effettive condizioni della società italiana, studiare, al di là dello Statuto violato, della li­bertà calpestata, dell'illegalismo programmatico individuato dal Calamandrei, quale costi­tuzione, sia pure a materiale , e quale legalità governarono veramente il paese.
D compito della storiografia giuridica è, per Ungari, messo da parte l'antifascismo di propaganda, storicizzare il problema, chiarire l'effettivo rapporto tra passato e presente e il significato dell'opera istituzionale della dittatura, per rendere più cosciente l'opera di quelle a politiche riformatrici che devono fare i conti ogni giorno con assetti dell'ap­parato statale e modi di organizzazione della società italiana che ripetono la loro origine dalle leggi del tempo fascista.
LUDOVICA DE COURTEN