Rassegna storica del Risorgimento
CORSICA STORIA 1729-1769
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1976
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Testi polemici della rivolta corsa
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H XVIII secolo fu d'età del dispotismo illuminato e della sua lotta contro i privilegi e le prerogative della Chiesa. Il giusnaturalismo cristiano, rifacendosi in particolare al Suarez, che nel XVI secolo si era opposto in funzione antipro-testante alla concezione teocratica dello Stato,5) riaffermava ì diritti della Chiesa in polemica col sovrano assoluto. Ma, nel quadro spirituale della seconda metà del secolo, quando già cominciavano embrionalmente ad apparire agli occhi dei filosofi e degli stessi riformatori collaboratori del sovrano i limiti e l'angustia delle realizzazioni dell'assolutismo illuminato e si cominciavano a vagheggiare nuove libertà, e nascevano nuovi ideali costituzionalisti, o primi fermenti di ribellione, che contenevano in nuce quegli ideali democratici che avrebbero trionfato, a fine secolo, con la rivoluzione francese, il giusnaturalismo che i Corsi portavano avanti acquisiva, mi sembra, specchiandosi nell'incandescente realtà dell'isola, nuova veste e nuovo significato. Distaccandosi da quella stanca ripetizione di formule intese per lo più alla difesa dei privilegi della Chiesa che caratterizzava la maggior parte degli scrittori ecclesiastici del Settecento,6) e fondendosi con un reale moto per il progresso umano, esso diventava, nel fondo, almeno in parte autonomo dalla lotta della Chiesa contro la concezione teocratica dello Stato. Sposandosi a una rivolta popolare che racchiudeva in sé, sia pur contraddittoriamente, tanta parte dei motivi che agitavano il pensiero politico settecentesco, la sua difesa del diritto di ribellione si storicizzava, ed entrava a far parte, sia pure da una posizione autonoma ed appartata, di quel vasto e variopinto panorama di sollevazioni di pensiero che si agitava sotto la coltre relativamente uniforme dell'assolutismo degli anni sessanta. Filone di pensiero, dunque, autonomo ed appartato, ma non estraneo ai travagli e alle crisi del pensiero della seconda metà del secolo. Detto questo, vanno verificati i rapporti di questo filone col pensiero illuminista e cogli altri settori del pensiero giusna-turalista cristiano del secondo Settecento.
Che il laico e anticurialista pensiero dell'illuminismo non abbia dato molta importanza ai testi teorici della rivolta corsa, basati su una tradizione di pensiero ad esso estranea, è cosa certa. Nella ricerca da me effettuata sulle ripercussioni della vicenda isolana in Italia e in Europa, ho potuto constatare come fossero mancanti o minimi i riferimenti a testi come la Giustificazione e il Disinganno, Ciò che colpì piuttosto così larga parte del pensiero illuminista furono la figura di Paoli riformatore e ribelle al tempo stesso, l'eroismo antidispotico del popolo corso, le riforme attuate nell'isola, gli elementi democratici insiti nel
5) Si veda, a questo proposito, 0. VON GIEBKE, Giovanni Althusius e lo sviluppo storico delle teorie politiche giusnaturalisticlie, Torino, 1943, pp. 67 sgg.
6> Tra le numerose formulazioni del diritto di rivolta che circolano nelle pagine degli scrittori ecclesiastici del Settecento si veda quella del gesuita G. A. BIANCHI: Né la ingiustizia, né la crudeltà, né altro delitto de' sovrani, quando non mirino a distruggere la comune salvezza di tutto il popolo, bastanti sono a disciorlo dalla soggezione verso di loro. In somma allora i sudditi rimangon liberi de' lor signori, e possono loro resistere, ed opporsi colTarmi, alla loro forza, quando questi con animo ostile li perseguitano nelle liberta, nelle fortune e nella vita (GIAN ANTONIO BIANCHI, Della podestà e della polizia della Chiesa, trattati due contro le nuove opinioni di Pietro Giannone, Torino, 1762, libro I, pp, 64-65). Sul loro carattere prevalente di oc espediente tattico (è impossibile considerare, p. cs., la monarcomachra gesuitica precedente del liberalismo), combinato con quella, assai più seria, professata in sede esclusivamente dottrinaria dai più solidi (quanto oggi ignorati) pensatori delle correnti di diritto naturale cristiano si veda L. BULFEHETTI, op. cit., p. 372.