Rassegna storica del Risorgimento

CAPUTO NICOLA; LECCE (DIOCESI) STORIA SEC. XVIIII-XIX
anno <1976>   pagina <10>
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Bruno Pellegrino
alla sede leccese. u> Conseguita il 4 novembre 1818 la laurea in teologia presso 1 università dà Napoli n) fu consacrato vescovo nel gennaio del 1819 e prese pos­sesso della diocesi nel giugno successivo. Per avviarne una regolare amministra­zione il Caputo si era già preoccupato nei mesi precedenti di far svincolare le rendite della mensa vescovile e di approfittare dell'applicazione del concordato del 1818 in relazione alle possibilità di acquisizione dei beni già appartenenti agli ordini religiosi.13) Accanto alla preoccupazione per i beni materiali della diocesi aveva provveduto, lo stesso giorno della sua consacrazione, a far dare alle stampe in Roma la sua prima lettera pastorale: precisandovi con richiami all'esegesi di S. Gerolamo e di Tertulliano il tema paolino della carità, che doveva caratteriz­zare non solo i rapporti all'interno del corpo ecclesiastico, ma doveva sull'esempio dei primi cristiani risultare particolarmente impegnata verso i deboli e gli emar­ginati (Pauperes in vita alere, post obitum fiumare, pueros, et puellos re, et paren-tibus destitutos, debiles senes, hospites, custodiae, vinculisque traditos [...] orniti subsidiorum genere fovere, et recreare in more illis [...]), concludeva il messaggio appellandosi alla eollaborazione di tutti: il capitolo della cattedrale, i parroci, i sacerdoti, i chierici, i regolari, le autorità cittadine, i semplici credenti.14)
Risentendo probabilmente dell'influsso di quel cattolicesimo democratico che a Napoli, reagendo durante la Restaurazione alla rinnovata politica di alleanze tra Chiesa ed assolutismo, riportava l'attenzione dei credenti alla purezza delle fonti evangeliche1S) (e tanto 'ili citato passo della lettera pastorale, quanto i decreti delle successive visite pastorali hanno presente questa esigenza), il Caputo si trovò a svolgere i suoi primi tre anni di attività pastorale in un periodo che si presen­tava per un verso o per l'altro denso di novità sia per la società del mezzogiorno, sia per la presenza in questa della Chiesa. Mentre il moderato grarisdizionalismo del concordato del 1818 aveva posto le basi per una politica che consentiva all'or­ganizzazione ecclesiastica una ripresa proporzionata alle garanzie di diffusione di principi di ordine e di lealismo borbonico che la Chiesa sarebbe riuscita ad infon­dere nei fedeli, i tentativi costituzionali del nominestre fecero per un mo­mento superare di gran lunga le prospettive concordatarie.16) E se da un lato il Parlamento del 1820-1821, in quanto espressione di quella borghesia fondiaria che mirava al consolidamento ed all'accrescimento degli acquisti realizzati durante il decennio francese, non poteva che lottare contro il potere ecclesiastico, per ini-
per un debito che non ecceda la metà delle rendite sud.te d'un anno, purché la restitu­zione sia promessa, per lo spazio di tre anni... (ARCHIVIO DI STATO DI NAPOLI, Segreteria e Ministero dell'Ecclesiastico (d'ora in avanti A.S.N., Min. Eccl.), fase. 1417, f. 262.
8 A.S.N., Min. Eccl, fase. 3320.
12) A.S.V., Processus Consistoriales, voi. 215, f. 37v.
J3) Cfr. À.S.N,, Min, EccL, fase. 1419, f. 266. Evidentemente il vescovo aveva cercato anche di ottenere qualche sovvenzione speciale se il sovrano faceva approvare il 15 febbraio 1819 un a progetto di concessioni... per la mensa vescovile di Lucerà, e di Lecce... nelle rispettive somme notate nel foglio, ch'è stato umiliato , anche se desiderava però che ce dalla concessione per la mensa di Lecce si escludessero i beni degli alcantarai, e si desse un sur­rogato (ibidem, f. 289v).
14 ) N. CAPUTO, Epistola Pastoralis ad clerum et populum Dioecesis Lyciensis, Romae, 1819, p. 6.
*5) Cfr, A. LEPRE, La rivoluzione napoletana del 1820-1821, Roma, 1967, p. 193.
t6) Sul significato del concordato ci sembrano ancora molto valide le conclusioni del Maturi (cfr. W. MATURI, // concordato del 1818 tra la Santa Sede e le Due Sicilie, Firenze, 1929).