Rassegna storica del Risorgimento
CAPUTO NICOLA; LECCE (DIOCESI) STORIA SEC. XVIIII-XIX
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1976
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Nicola Caputo tra religione e politica 11
padronirsi dei beni della Chiesa, dall'altro lato l'ideologia liberale che ispirava quella politica andava al di là del gi arnioni sino e riformismo antictiriaiistica di tipo settecentesco, p In seguito la reazione ferdinandea doveva necessariamente non solo riprendere la politica di applicazione del concordato, ma anche, rifacendosi alla vecchia prassi giurisdizionalista di strumentalizzazione della Chiesa a fini controrivoluzionari, fare molte concessioni che andavano anche al di là dello spirito del concordato stesso. 18> Il 1818, il 1820-1821, il 1822 e gli anni seguenti, altrettanti momenti della ricostruzione, dei tentativi di un nuovo equilibrio politico-religioso, della ricerca di uno spazio alla Chiesa nel Mezzogiorno, dei nuovi rapporti col Borbone restaurato, costituiscono anche per mons. Caputo e per la diocesi da lui governata il fulcro su cui si giucca la sua esperienza precedente e la sua futura attività: vescovo di nomina regia e perciò maggiormente legato alla monarchia di cui dovrebbe essere quasi un funzionario, comincia a muoversi all'inizio del suo episcopato nello spirito del concordato,,9) ma appena gli avvenimenti volgono verso la ribellione, non dimentico di un suo passato probabilmente rivoluzionario e di un cattolicesimo probabilmente democratico, si schiera, in maniera certamente atipica rispetto alla grande maggioranza dell'episcopato del regno, dalla parte dei rivoltosi.
Alla notìzia dei moti politici anche la cittadinanza leccese era insorta e aveva espresso con manifestazioni di piazza l'entusiasmo per la nuova costituzione. Dalla testimonianza di un contemporaneo risulta chiara la posizione del Caputo,20) la cui adesione ai moti non consisté in una formale e generica assunzione dei principi costituzionali, ma si concretizzò in iniziative atte a diffonderli ed applicarli. Così mentre a Napoli il cardinale Ruffo contrastava apertamente con enunciazioni di principio e con atti provocatori le ragioni ideali della rivoluzione e l'opera del parlamento, e mentre molti altri vescovi del regno si schieravano altrettanto apertamente contro la costituzione,21) mons. Caputo, dopo essere stato nominato in sede locale membro della giunta preparatoria per la elezione dei deputati al parlamento e dopo averne fatto svolgere i lavori nel palazzo vescovile, veniva eletto consigliere di Stato nella terna dei vescovi.22)
Nel rapporto sull'ordine pubblico letto il 6 novembre 1820, il ministro di grazia e giustizia, mentre si rammaricava che il maggiore disordine nelle provin-
I7) Cfr. A. LEPRE, op. cii., pp. 208 e 234.
u) Cfr. G. CINGASI, Mezzoporno e Risorgimento. La Restaurazione a Napoli dal 1821 al 1830, Bari, 1970, pp. 31-32.
M Cfr. n. 13.
2) Durante la cerimonia religiosa che nella cattedrale aveva avuto come programma il canto del Te Deum e la benedizione delle insegne costituzionali, il rispettabile Prelato suggellò con un discorso pieno di unzione, e di sentimenti costituzionali... questa ai clamorosa e solenne festività (V. BALSAMO, Pensiero sugli ultimi avvenimenti, Lecce, 1820,
p. 14).
zi) Cfr. A. LEPRE, op. cit., pp. 213-220.
22) XI 30 luglio Benedetto Man card la nominò i primi due membri della Giunta Preparatoria, che furono il vescovo di Lecce don Nicola Caputo " come più degno ecclesiastico " [le virgolette sono del testo] e don Oronzo Guarini, capo di famiglia, uomini entrambi di specchiata probità e che godevano la fiducia di tutti ; poi il primo di agosto
si riunirono nella casa Episcopale, dove, prestato ancora una volta il giuramento, presero gli accordi sul da farsi (V. ZARA, La carboneria in Terra d'Otranto (1820-1830), Milano-Torino-Roma, 1913, p. 82).