Rassegna storica del Risorgimento
CAPUTO NICOLA; LECCE (DIOCESI) STORIA SEC. XVIIII-XIX
anno
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1976
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16
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16 Bruno Pellegrino
delle partecipazioni, le cappellani e i legati pil, un numero soffocante di ecclesiastici, corpi capitolari spesso lacerati da liti interne o da lotte prolungate col barone o col vescovo, famiglie intere dedite per generazioni alla ricerca dell'esenzione fiscale attraverso rinserimento di un proprio componente in un qualsiasi ente ecclesiastico: una chiesa, in definitiva, che si era talmente immedesimata nella società da non far distinguere più quanto di religioso era riuscita a portare in quella e quanto di laico essa stessa aveva assunto. Queste considera-adoni, lungi dall'esprimere un rammarico per ciò che la Chiesa avrebbe dovuto esaere (non è nelle nostre intenzioni né sarebbe questa la sede per un discorso di tal genere), nell'ambito della discussione storiografica richiamano l'attenzione su un terreno ancora poco esplorato e su una realtà i cui confini ancora non conosciamo, poiché si comincia a scrivere solo ora quel capitolo di storia che illustri, concretamente e quantitativamente, il peso esercitato nell'età moderna dall'organizzazione ecclesiastica nella società del Mezzogiorno d'Italia. 39)
39) Una brevissima discussione storiografica in merito a questi problemi è tracciata in B. PELLEGRINO, op. est., pp. 19-21, nn. 39-43. Nel frattempo sono stati pubblicati i primi due volumi degli atti del convegno della Mendola (cfr. AA.VV.. Chiesa e religiosità in Italia dopo l'Unità (1861-1878). Atti del quarto Convegno di Storia dela Chiesa. La Mendola 31 agosto-5 settembre 1971. Relazioni, Milano, 1973, voli. 2), all'interno dei quali avevamo già individuato la novità delle relazioni di F. Fonzi e A. Monticone. È necessario inoltre sottolineare che persino il recente XLVTI Congresso di storia del Risorgimento tenutosi a Cosenza dal 15 al 19 settembre 1974 si è ocupato, nell'ambito del tema generale La restaurazione in Italia: le strutture e le ideologie , proprio di problemi di storia ecclesiastica nel periodo che in questa ricerca ci interessa più da vicino (cfr. la documentata e originale relazione di G. VEBUCCI, Chiesa e Società nella Restaurazione).
Tutta questa problematica si è poi arricchita degli interessanti contributi di un altro convegno di studi di storia sociale e religiosa (gli atti nel volume La società religiosa, cit.). Particolarmente importante per l'argomento che qui trattiamo la relazione di A. CE STARO (pp. cit., pp. 130-165), che non solo conferma in una prospettiva più ampia alcune osservazioni che si era avuto modo di fare in merito al problema specifico delle ordinazioni sacerdotali (cfr. B. PELLEGRINO, op. cit., passim), ma definisce con dati di fatto quanto allora si era ipotizzato circa il problema fondamentale di una Chiesa che in molte zone del regno, ancora in pieno Ottocento, respira in gran parte aria sei-settecentesca (Ibidem, p. 19). Il Cestaro, considerato che abolita le feudalità non aveva più ragion d'essere la frammentiz-zazione delle diocesi creata per analogia dalla frammentizzazione del mondo feudale meridionale, pur riconoscendo che il concordato del 1818 aveva posto le basi per la ristrutturazione delle circoscrizioni diocesane (dal 1818 infatti al 1834 ne furono soppresse circa 50 su 131) e per il loro ridimensionamento interno che avviava così per la prima volta un processo di riassestamento della Chiesa meridionale, conclude affermando che . si sanarono le lacerazioni esterne, ma sostanzialmente si restò legati a moduli tradizonali ... (p. 164). Merita particolare attenzione l'osservazione che pur passando per mezzo del concordato e delle convenzioni del 1834 e del 1839 da una fitta rete di monasteri, di conventi, di confraternite ad un ridimensionamento delle diocesi, dei seminari, delle parrocchie e delle confraternite (p. 162), a causa del piano Rosinì che con l'appoggio dei Borboni ce portò all'estensione dell'ordinamento recettizio a quasi tutte le chiese parrocchiali (p. 159), si ebbe come risultato non la costruzione di una rete organizzativa capace di ridare alle parrocchie la loro funzione di centri di vita sociale e religiosa , ma tutti gli aspetti negativi propri di quell'ordinamento: a la cura collegiale delle anime (e quindi la non-cura), la grigia e litigiosa vita del clero partecipante legato ad interessi familiari , la ricostituzione di un clero pletorico senza mezzi di fortuna e senza vocazione . In definitiva una riorganizzazione della vita religioso-ecclesiastica del tutto esteriore e formale per l'assoluta mancanza di mezzi e di forze capaci di rinnovare ab imis fundamentis la vecchia struttura csi-