Rassegna storica del Risorgimento

CAPUTO NICOLA; LECCE (DIOCESI) STORIA SEC. XVIIII-XIX
anno <1976>   pagina <17>
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Nicola Caputo tra religione e politica 17
E unicamente in questo più ampio discorso che si può innestare una ricerea sull'attività di mons. Caputo e sulla realtà sociale e religiosa della diocesi da lui governata: nella misura nella quale situazioni e comportamenti analoghi, o con­trari, o lievemente differenti saranno riscontrati e valutati in altre parti del regno, si potrà delineare un quadro il più completo possibile.
Nel caso particolare, da quanto finora si è detto, si può intuire che il Caputo come molti altri vescovi suoi contemporanei si trovò probabilmente di fronte ad una organizzazione ecclesiastica che attraverso il moderato giurisdizionaMsmo del concordato del 1818 (ma non si dimentichino le caratteristiche della succes­siva politica ecclesiastica borbonica) doveva cominciare a rifarsi per quanto pos­sibile delle perdite subite in seguito alla politica illuminata dei primi Borboni ed al riformismo dei napoleoni di. Per la docesi di Lecce di problema si rendeva più complesso poiché si trattava di una sede rimasta vacante da quando l'ultimo vescovo, Salvatore Spinelli, napoletano come il Caputo, era stato trasferito nel 1797 a Salerno40)
Dell'assenza del vescovo avevano sofferto le istituzioni, il clero, la vita reli­giosa in genere di tutta la diocesi, in un periodo peraltro particolarmente sog­getto a mutamenti politici.4l) I primi contraccolpi si erano avuti sugli organi più vicini all'autorità del vescovo : il capitolo della cattedrale e il seminario. Il primo, hi seguito all'applicazione delle leggi francesi, era in piena crisi patrimoniale e il vescovo non poteva che lamentare l'impossibilità di restaurare nella sua origi­naria fisionomia il corpo capitolare. Un arcidiacono del capitolo aveva scritto al nunzio riferendo sulla gravità della situazione e sulla impopolarità ed incom­prensione causate nei fedeli, i quali ritenevano che le rendite dei benefici e delle prebende vacanti venissero ripartite tra i rimanenti canonici.42) In realtà era accaduto quanto il Caputo annotava in proposito durante la visita pastorale ini­ziata nel 1822 : ... in questi ultimi tempi si è confuso lo stabilimento antico, dacché essendo la maggior parte di queste prebende fondate sulle Ridecime di tonti Feudi, che circondano questa Città, quando dall'Occupazione Militare si volle togliere queste Decime Feudali, furono anche annientate le Ridecime, e
stente (p, 150) Si può senza difficoltà notare quanto vere siano queste osservazioni e quanto il loro spirito concordi con le precisazioni e le ipotesi avanzate qua e là nella ricor­data ricerca sulla diocesi di Lecce (cfr. B. PELLEGRINO, op. cìt., passim) e nel presente la­voro, che come si è detto in apertura intende offrire appunto, attraverso la figura e l'opera di Nicola Caputo, una verifica di questi numerosi problemi di storia della Chiesa meridio­nale dalla restaurazione all'unità.
40) Cfr. RITZLEB-P. SEFRIN, op. cit.y p, 238. Chiaramente la necessità di provvedere alla copertura delle sedi vacanti (88 su 131 nel 1818) era per la restaurata monarchia borbonica soprattutto un problema politico. Nel citato rapporto del generale Church si legge; <r È indispensabile il sollecito invio de' Vescovi nelle sedi vacanti, ma siano questi dotati di somma prudenza e preceduti da una buona riputazione. Lecce soprattutto ne sente il bisogno, essendo quel vicario Capitolare, molto pericoloso e il Capitolo scisso in due par­liti (V. ZARA, op. cit.t p. 195).
4J ) Una minuziosa descrizione della situazione della diocesi è nella prima relazione ad lamina che il Caputo inviò a Roma nel 1822 (cfr. A.S.V., Archivio della Congregazione del Concilio (d'ora in avanti A.C.C.), Relazioni ad Limino, Lecce, 1822).
42) Cfr. A.S.V., A.NM.) scat. 18, Lettera dell'arcidiacono Gabriele Marangio al Nun­zio, s.d. Alla lettera è allegato lo stato patrimoniale del capitolo, i cui introiti ammontavano a un totale annuo lordo di circa 5.000 ducati.