Rassegna storica del Risorgimento

CAPUTO NICOLA; LECCE (DIOCESI) STORIA SEC. XVIIII-XIX
anno <1976>   pagina <19>
immagine non disponibile

Nicola Caputo tra religione e politica 19
elementi per valutare ancora una volta e nel concreto il tipo di struttura essen ziaJmente patrimoniale della parrocchia meridionale, dall'altro ei offre lo spunto per intuire quali fossero i riflessi di natura pastorale che quella struttura com­portava. I sacerdoti, pochi o molti che fossero in relazione alle esigenze spirituali della comunità che li accoglieva, erano assorbiti dalla difficile conduzione non solo di quella frammentaria proprietà appartenente alla parrocchia e della quale pure vivevano, ma anche di quegli altri possedimenti anch'essi quasi sempre fran­tumati, che avevano a suo tempo costituito il loro stesso patrimonio, fissato per norma concordataria come titolo indispensabile per l'ordinazione. Nella provincia di Terra d'Otranto, nei cui confini la diocesi di Lecce si trovava, il legame del clero con la terra era fondamentale. In una società agricola nel cui tradizionale immobilismo sociale si era radicata la tendenza alla violenza e alla turbolenza e in cui il problema della fame veniva spesso risolto col ricorso al furto e all'accat­tonaggio, i quadri del clero non potevano che essere composti da persone la cui estrazione sociale risaliva a quella piccola e piccolissima borghesia rurale che, mentre faticosamente andava sostituendosi alle vecchie strutture feudali, realiz­zava attraverso il sacerdozio un non mai sopito desiderio di promozione sociale e un consolidamento della propria posizione economica.52)
Nel momento in cui mona. Caputo starà attento ... ne Parentuum potius sit vocatio, quam filiorum; ne isti temporali a potius prospiciant, quam aeterna... ,53 avrà messo il dito sulla piaga del clero meridionale, la cui vocazione, maturando tra le consuetudini di una società agricola dalle caratteristiche sopra tracciate, avrebbe in seguito molto difficilmente fatto superare quei costumi, quei canoni sociali e quei modelli di vita. Nel nostro caso particolare la vita della diocesi era caratterizzata dalla presenza di un clero tradizionalmente numeroso e colto nei centri economicamente più sviluppati e dall'influsso negativo di preti vecchi e ignoranti nelle zone più povere e meno popolate: non mancava in un caso e nell'altro una frangia di clero discorde e ribelle. All'inizio del terzo decennio del secolo il Caputo si trovò nel complesso a disporre di circa 200 sacerdoti irre­golarmente distribuiti nei vari centri della diocesi e di una settantina residenti in Lecce. Ricalcando lo schema fornito dalle indicazioni pastorali delle settecen­tesche Istruzioni ai parroci, sulle quali probabilmente si era formato, il Caputo annotava che questi ultimi dovevano esercitare il ministero tra una popolazione cittadina distratta dagli affari e dagli spettacoli e per lo meno indifferente alle pratiche della vita religiosa, mentre i primi potevano contare sui buoni costumi dela gente di campagna.54)
Date tutte queste premesse il rapporto tra il clero e i fedeli della diocesi
) Una verifica di tutto questo per la diocesi di Lecce in B. PELLEGRINO, op. cit.
53) A.S.V., A.C.C.. Relazioni ad Limina, Lecce, 1843.
5*) Cfr. A-S.V., A.C.C., Lecce, 1837. Ma a Vernole il vescovo restò edificato della buona vita di questa popolazione semplice, e laboriosa ; a Roca trovò un paese placidis­simo, essendo tutta gente faticante e campagnola (A.V.L., Visite Pastorali, fase. 208). Tale situazione e una verifica di quanto sul più ampio piano della nuova azione svolta a partire dal '700 nelle campagne è stato di recente affermato: IÀÌ stereotipo del contadino rozzo e superstizioso venne sotituito da quello del contadino pio e probo, devoto alla religione degli avi. Anche l'ignoranza mutò di segno, non fu più considerata un fatto negativo. Il contadino ignorante era ben più apprezzabile del cittadino colto, corrotto dalle pericolose novità d'Ol­tralpe (C. GINZBURC, Folklore, magia, religione, in Storia d'Italia. I caratteri originali, Torino, 1972, voi. I, pp. 660-661).