Rassegna storica del Risorgimento

CAPUTO NICOLA; LECCE (DIOCESI) STORIA SEC. XVIIII-XIX
anno <1976>   pagina <20>
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Bruno Pellegrino
prendeva consistenza in ciò che caratterizzava la vita religiosa, le cui devozioni
e pratiche di pietà facevano riferimento a quella infinità di chiese e di cappelle
sparse in un territorio che, costituito di soli 26 luoghi abitati, concava ben 71
chiese (di cui 11 extra moenia) e 215 cappelle, quasi tutte aperte al culto. Culto,
a sua volta, che quasi sempre aveva come centro fondamentale la celebrazione
delle messe derivanti dagli obblighi dei legati pii. A Surbo, piccolo centro sito
nelle immediate vicinanze di Lecce (ma con 170 sacerdoti nel 1822), gravavano
sulla parrocchia le disposizioni testamentarie di 70 legati per un totale di 519
messe annue. 55> A Novoli il numero delle messe da celebrare annualmente era
di 998 nella chiesa matrice e di 179 nelle cappelle dell'abitato e rurali S6) A San
Pietro in Lama il numero ascendeva a 1225 nella chiesa matrice e ad 89 nelle
altre cappelle della parrocchia. Questa situazione dava luogo a sua volta a
quelle che costituivano le attività principali dello stesso clero, il quale da un
lato riusciva a mala pena a soddisfare quegli obblighi, dall'altro era impegnato
nella salvaguardia della proprietà data dai testatori in dote ad ogni singolo legato.
L'esame dei legati della parrocchia di Santa Maria della Porta, in Lecce, indica
esemplarmente la vicenda di questo istituto fondamentale per la vita del clero
meridionale: parrocchia ricca di un patrimonio fondiario formatosi in gran parte
nel corso del secolo XVII (del '600 sono infatti le date di fondazione della gran
parte dei lasciti), assiste via via ad un deterioramento dello stesso, dovuto sia ai
numerosi passaggi di proprietà, sia alla cattiva conduzione delle colture, alla
quale non si riusciva ad ovviare nemmeno con la trasformazione delle colture
stesse. Da qui la costante richiesta di riduzione del numero delle messe per un
verso, e la vera e propria scomparsa di alcuni patrimoni per l'altro.
Per completare il rapido quadro delle caratteristiche della pratica religiosa nella diocesi di Lecce, bisogna aggiungere che in un contesto sociale agricolo ad un'espressione della vita religiosa così strutturata non potevano mancare manife­stazioni oscillanti tra la pratica superstiziosa e quella magica. Nella cappella di S. Foca, presso Melendugno, agli estremi confini orientali della diocesi, si è assi­curato dagli Uomini e Pescatori, che ivi stanno continuamente, e dal Preposto e soldati che guardano detta Torre, che nell'està passato [1822] ci stato un gran concorso di uomini e Donne morsicati dalle tarantole, che venendo quasi semivivi, ed oppressi da un letargo, per intercessione di questo Santo visitando la Sua cap­pella, ed altare, hanno prontamente le grazie domandate, e se ne sono partiti in­tieramente liberati .59)
55) Cfr. A.V.L., Visite Pastorali, fase. 251.
56) Cfr. ibidem, fase. 208 bis.
57) Cfr. ìbidem, fase. 213.
58) Cfr. ibidem, fase. 223. La storiografia francese, già molto attenta a tali problemi, studia in maniera organica questi fenomeni. M. Vovelle (VÉlite ou le mensonge des mots, in Antudes E.SX., a. XXIX, n. 1. janvier-février 1974, p. 50) dà notizia di un suo lavoro che parte appunto dall'esame dei lestamenti (M. VOVELLE, Pieté baroque et déchrìstUmi' sation. Les attitudes devant la mort eri Provence au XVII siede, Parigi, Sooieté et menta­li tés. 1973).
59) A.V.L., Visite Pastorali, fase. 214. Giustamente sostiene il Ginzburg che l'atteg­giamento della Chiesa nei confronti delle campagne <t considerate zone da evangelizzare, in coi perduravano l'ignoranza e la superstizione , eambia proprio attraverso il secolo XVIII (C. GINZBURG, op. cit., p. 660). Ma è anche ovvio che tale svolta trovi ancora nel corso dell* '800 delle zone dove pratiche magiche e superstiziose restano radicate. Non si dimen-