Rassegna storica del Risorgimento
CAPUTO NICOLA; LECCE (DIOCESI) STORIA SEC. XVIIII-XIX
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1976
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21
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Nicola Caputo tra religione e politica 21
Nell'affrontare i problemi posti dalla complessa situazione in cui si trovava la diocesi il Caputo non potè usufruire di un aiuto tradizioni ara ente costante e qui vistosamente presente fin dal '600: quello degli ordini regolari. Dei 23 tra conventi e monasteri che nei primi del XVII secolo avevano dato a Lecce il volto di una vera e propria ville-église e che ancora nel 1791 avevano colpito per il loro accresciuto numero Giuseppe Maria Galanti,60' erano rimasti, nella città, quelli
tichi che a pochi chilometri di distanza dal luogo sopra indicato si svolgevano i rituali più importanti della liberazione dal male della laranta e che in tanto Ernesto De Martino ha potuto prendere in esame il tarantismo e la relativa cura musicale , in quanto proprio a Galatina. presso Lecce, tale fenomeno tende ancora oggi a manifestarsi (cfr. E. DE MASTINO, La terra del rimorso. Contributo a una storia religiosa del Sud, Milano, 19682). L'impostazione data al problema ha portato l'illustre storico-etnologo, a far risalire il fenomeno ad antecedenti pagani, su cui la Chiesa avrebbe sovrapposto tentativi di cristianizzazione attraverso il culto di S. Paolo (cfr. in particolare le pp. 105-122). Come è noto, l'estensione di questa linea interpretativa a tutti quei fenomeni che nella storia delle campagne meri-dinali si pongono tra manifestazione religiosa ed espressione folklorico-magica, ha indotto di recente Gabriele De Rosa ad individuare per contrapposizione nella politica di penetrazione cattolica nelle campagne un filone essenzialmente anti-magico, tale da non giustificare quell'esistenza di sincretismi pagano-cristiani propri dell'interpretazione demartiniana (cfr. G. DE ROSA, Vescovi, popolo e magia nel Sud. Ricerche di storia socio-religiosa dal XVII al XIX secolo, Napoli, 1971).
Alcune considerazioni generali e delle riflessioni basate sui risultati di qualche nostra particolare ricerca, ci rendono per il momento perplessi ad accettare in toto l'una o l'altra delle due posizioni: se è vero, secondo quanto afferma De Rosa, che la Chiesa interviene spesso in funzione antimagica (ma la Chiesa in questo caso sono i vescovi che attraverso i sinodi condannano tali manifestazion), è anche altrettanto vero che altre fondamentali forze cattoliche post-tridentine (ad esempio i Gesuiti) tentano, senza condannarle, una politica di assimilazione al cattolicesimo di molte di quelle stesse espressioni. Ne sono una dimostrazione le missioni gesuitiche del '600 nelle campagne meridionali. Scrive in proposito il Ginzburg: Nelle processioni l'inventiva e la passione teatrale dei gesuiti trionfava. Con vera genialità essi recuperavano la dimensione folklorica del carnevalesco. La processione era un evento eccezionale, un evento nel corso del quale la comunità si purificava attraverso una serie di comportamenti eccessivi, abnormi, generalmente vietati dalle convenienze sociali ... La presenza di indemoniati e invasati introduceva un elmento di trasgressione o addirittura di licenza... Ma naturalmente quest'elemento carnevalesco era assunto per essere mistificato e compresso, deviato a fini penitenziali {pp. cìt., p. 659). Un esatto riscontro-di questa politica in una nostra ricerca sulla Basilicata dei primi decenni del '600: cfr. B. PELLEGRINO, Organizzazione ecclesiastica della Basilicata tra XVI e XVII secolo, in Archivio dell'Atlante storico italiano dell'età moderna, Quaderno 2, Firenze, 1973, pp. 57-58).
Ci pare in definitiva, per tornare al problema generale, che nell'interpretazione strettamente storica del fenomeno religioso, comunque esso si presenti, nessuno schema precosti* t u i to può essere applicato e in ogni caso nessuna conclusione può essere generalizzata w- prima non è avvenuto un documentato lavoro di scavo in relazione ai singoli fatti accaduti: se da un lato l'etnologo può m una diversa prospettiva di ricerca ricavare una morfologia della religione popolare n (V. LANTERNARI, Antropologia e imperialismo, Bari, 1974, pp. 119-138), dall'altro Io storico ha piuttosto il dovere di comprendere la ragione intima di un certo modo di divenire del singolo fatto. Per quanto qui ci riguarda il che è l'azione della Chiesa nelle campagne meridionali nel comò dei secoli XVII-XIX potrà alla fine essere vera in tutto o in parte sia l'una che l'altra linea interpretativa (cfr. anche R. MOSCATI, // Regno delle Due Sicilie, in Bibliografia dell'età del Risorgimento in onore di A. M. Ghi-salberiU Firenze, 1972, voi. IT, p. 298).
<) a Lecce, che è una città di 14 mila anime, ha 31 monasteri, l'esistenza di tal numero in una città cosi poco popolata è stata una delle cose che più mi hanno colpito nel'