Rassegna storica del Risorgimento
CAPUTO NICOLA; LECCE (DIOCESI) STORIA SEC. XVIIII-XIX
anno
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1976
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pagina
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22
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Bruno Pellegrino
dei Padri della Missione e degli Alcantarini, e, nella diocesi, quelli degli Scolopi a Campi, dei Minori a Lequile, degli Alcantarini a Novoli. Se le recenti soppressioni dovute alla legislazione francese erano state, per le conseguenze sia nell'assetto della proprietà ecclesiastica sia nell'attività pastorale, Tunica grossa novità che prima del concordato del 1818 aveva operato un taglio netto col passato,61) si può comprendere quanto di tale operazione dovesse risentire la diocesi di Lecce che, in maniera atipica rispetto a tutto il Regno, aveva assistito insieme con la capitale e con L'Aquila ad un'abnorme proliferazione nei propri confini dei più diversi ordini religiosi:62) varie volte il Caputo troverà l'occasione per rimpiangerne l'assenza, tanto più perché a quei preti che abbiamo visto già così travagliati nell'adempimento degli obblighi derivanti dai legati pii e nella difficile conduzione della proprietà parrocchiale e personale toccava ormai esclusivamente di soddisfare le necessità di culto delle varie comunità e il governo spirituale delle numerose confraternite sparse nei vari centri della diocesi. E se pure qualche vantaggio poteva venire dall'incameramento della proprietà già appartenente ai regolari (come per la sitemazione della rete beneficiaria del capitolo della cattedrale, la cui dotazione era addicenda ex bonis Patrimonii Regularium ), ciò tuttavia poteva accadere solo a lunga scadenza e dopo numerose sollecitazioni presso la commissione esecutrice del concordato.63)
L'opera che di fronte a questa situazione il Caputo intraprese si giovò di alcuni di quei mezzi che il clima di restaurazione politica metteva a sua disposizione. Primo fra tutti, appunto, il ripristino dei convent e il loro consolidamento economico. Mons. Caputo avrà modo di interessarsi, progressivamente, per gli Scolopi, i Teatini, i Redentoristi, i Gesuiti, le Angiolille. **) Anche se non sempre le richieste di ripristino giungevano al compimento dell'opera, è opportuno ricordare che le autorità locali appoggiavano e spesso erano esse stesse a promuovere l'iniziativa.65)
Una volta venule meno le speranze del 1820-1821, il vescovo di Lecce si rinchiuse nell'osservanza delle norme tridentine. Nelle visite pastorali si richiamò
mio viaggio. L'eguale loro numero, che ho trovato negli altri luoghi della provincia, mostra che le chiese hanno assorbito la maggior parte dei fondi (G. M. GALANTI, Della descrizione geografica e politica delle Sicilie. Edizione a cura di F. ASSANTE e D. DEMARCO. Napoli, 1969, voi. II, p. 547). Il brano qui riportato fa parte della Relazione sulla Japigia, datata Taranto 24 aprile 1791).
61 ) Cfr. A. CESTARO. op. cit., p. 135. Il Caputo se ne rammaricherà fino alla fine del proprio episcopato. Ancora nel 1858 dirà che prima del decennio francese ... Urbem [Lecce] Coenobia fere cunctorum Ordinum replebant, et ornabant, et fovebant: verum anno 1818, quando Ecclesiam hanc suscepimus, tantum fratres excalceatos invenimus, et Patres Missionis (A.S.V., A.C.C., Relazioni ad Limino, Lecce, 1858).
62) Sull'orìgine dell'enorme concentrazione di istituzioni regolari, soprattutto nella città di Lecce, e sui riflessi nella vita religiosa ed economico-sociale, cfr. M. ROSA, Geografia e Storia religiosa per V<t Atlante Storico Italiano , in Nuova rivista storica, a. LUI (1969), fase. I-II, pp. 33-36.
) Cfr. A.S.V., A.C.C., Relazioni ad Limino, Lecce, 1822.
M) Cfr. rispetivamente: A.S.V., A.N.N., voi. 18; Ibidem, voi. 37; A.S.L., Intend. di T. d'Otranto, Deliberazioni del Comune, anno 1824; A.S.V.. A.C.C.. Relazioni ad Limino, Lecce, 1834; A.S.L., Intend. di T. d'Otranto, Opere pubbliche provinciali, b. 5, fase. 26.
65) È il caso del collegio dei redentoristi, richiesto dai decurioni di Lecce (cfr. A.S.L., Intend. di T. d'Otranto, Deliberazioni del Comune, anno 1824). Cfr. però quanto in termini generali dice Cestaro su questo problema (cit., p. 146).