Rassegna storica del Risorgimento

CAPUTO NICOLA; LECCE (DIOCESI) STORIA SEC. XVIIII-XIX
anno <1976>   pagina <23>
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Nicola Caputo tra religione e politica 23
spesso e nella forma e nella sostanza al modello del Borromeo.6 Affidò pun­tualmente le missioni all'opera di Redentoriati e Padri della Missione (gli eser­cizi spirituali presso questi ultimi erano obbligatori per tutti gli aspiranti al sacer­dozio). Sul piano disciplinare cercò di arginare il fenomeno assai diffuso della ignoranza67) e della immoralità del clero. Minacciò di sospensione a divlnis il clero di quelle parrocchie che si mostrava inadempiente nei confronti degli onera missarum derivanti dai lasciti pii. Sollecitato dalla congregazione del Concilio istituì ma molto tardi e quando ritenne maturi i tempi le conferenze per la discussione causimi conscientiae.
Nel 1831, in seguito ad un reiterato invito della stessa congregazione ro­mana,68) fu celebrato il sinodo diocesano, che non si teneva in Lecce dal 1663. Pur avendo il Caputo sottolineato nel discorso di apertura che con quell'atto pa­storale ai proponeva di agire in una sfera esclusivamente spirituale per adattare i principi cristiani alle mutate condizioni dei tempi, 69J la Consulta gli rimandò indietro da Napoli il testo del sinodo per la revisione sostanziale di alcuni decreti che sembravano lesivi delle prerogative regie.70) Ebbe inizio così da quella data una puntigliosa corrispondenza col ministro per gli affari ecclesia­stici d'Andrea: da un lato il Caputo non intendeva in alcun modo inserire in un testo da lui ritenuto totalmente canonico nessun riferimento che potesse far pen­sare a condizionamenti dell'autorità temporale, dall'altro il governo borbonico era impegnato in una cauta politica di rivalutazione della giurisdizione regia con l'intento più o meno palese di legare al regime l'episcopato.71) Conseguenza di
66) Valga per tutti il caso della visita della parrocchia di Campi: sollecitando i par­roci ed i confessori ad un aggiornamento continuo nello studio della morale, si rifa espli­citamente ai testi sinodali del Borromeo (cfr. A.VX., Visite Pastorali, fase. 235). E il <c tridentìnismo - del Caputo opererà fino alla fine: nel 1853, mentre sottolineava l'impor­tanza della diffusione del catechismo, ricordava che a Le scuole, e gli Esercizi della dottrina Cristiana sono costati sudori allo zelo dall'immortale Borromeo; ma non ci voleva niente meno di questo S. Istruzione per allevare i fanciulli nel S. Timor di Dio, e per dissipar l'ignoranza, che sfreggiava la Chiesa di G.C. (A.VX., Visite Pastorali, fase. 265).
67) Significative le parole che rivolgeva al clero di Campi, ma che ripeteva poi quasi alla lettera un po' a tutto il clero della diocesi: ... a Noi è comandato di divorare il sagro voltane della Legge ...: Noi siamo obbligati in coscienza nutrirci del pane delle Scritture col sudore della nostra fronte...: lo studio è quel solo che potrà sostenere la pietà: l'amore de* libri può unicamente guardarci da' disordini inestimabili in mezzo del secolo...; ma il dovere dello studio è tanto evidente incontrastabile, che è annesso alla prima nozione del sacerdozio [il corsivo è del testo] (A.VX., Visite Pastorali, fase. 235).
68) È interessante a questo proposito notare la cautela con la quale Roma si compor­tava verso eventuali disobbedienze dei vescovi. Sulla relazione con la quale il Caputo, già sollecitato a celebrare il sinodo, aveva risposto nel 1825 che non aveva ritenuto oppor­tuno farlo, è annotato in margine: risposta troppo secca e alquanto ardita. Tuttavia non torna di prendere con le cattive un vescovo, e vescovo di stato estero (A.S.V., A.C.C., Relazioni ad Limino, Lecce, 1825).
**) Cfr. Prima Synodus Dioecesana ab Ill.mo D.no Nicolao Caputo episcopo Lydensi peracta anno 1831, in A.V.L., Visite Pastorali, fase. 250.
70) Sull'argomento cfr. G. SCRIMIEBI, La questione della mancata approvazione del sinodo diocesano di mons. Caputo, in La Zagaglia, a. X, n. 39 (settembre 1968), pp. 288-301.
71) Però, in merito alla esiguità dei sinodi celebrati nel periodo 1815-1830 e al loro significato in rapporto alla politica ecclesiastica borbonica, cfr. A. CESTARO, op. cit., p. 159, nota 30. È in ogni caso ancora utile, almeno come fonte valida per un giudizio sulla politica ecclesiastica dei Borboni nella prima metà dell' '800, P. LIBERATORE, Della Polizia cecie-