Rassegna storica del Risorgimento
CAPUTO NICOLA; LECCE (DIOCESI) STORIA SEC. XVIIII-XIX
anno
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1976
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25
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Nicola Caputo tra religione e politica 25
tuttavìa ricordare che il Caputo cercò perlomeno di incanalare la selezione nei termini voluti dalla prassi canonica e dal Concordato del 1818 per quanto concerneva i rapporti con lo Stato: la percentuale, ad esempio, degli ordinati forniti di istruzione filosofica e teologica istituzionale salì dal 30,1 del periodo 1818-29 al 67,4 negli anni 1852-62.78> Partito da una situazione del clero numericamente deficitaria e qualitativamente ((moralmente e culturalmente) carente, il vescovo di Lecce non aveva potuto fidare che su quelle strutture che la Chiesa stessa gli offriva e aveva con quelle potenziato il clero secolare, migliorandone la preparazione, salvo poi a lasciare, dopo 44 anni di episcopato, gli stessi problemi di prima e quelli che il tempo aveva aggiunti sul piano politico e sociale. Il successo di una riforma del clero non poteva dipendere solo da disposizioni pontificie, ma era strettamente connesso con le condizioni della società di cui quel clero era un'espressione.79)
I termini in cui mons. Caputo aveva affrontato assumendolo come fatto fondamentale il problema del reclutamento sacerdotale e tutti gli altri problemi che concernevano l'attività pastorale, al di là delle caratteristiche generali assunte dalle relazioni tra Stato e Chiesa, avevano anche costantemente investito i suoi rapporti diretti con le autorità politiche centrali e periferiche. Se con queste ultime una estrema bonarietà del carattere aveva fatto sì che egli riscuotesse simpatie da ogni parte,80) ci volle un po' di tempo prima che egli si potesse riscattare dinanzi a quelle napoletane, che non potevano dimenticare i suoi precedenti politici. Sicché nel 1832 il ministro Del Carretto, nel chiedere all'Intendente di Terra d'Otranto informazioni sulle qualità religiose e morali del Sacerdote d. Carlo Carlino di Lecce, teneva a sottolineare che in tale indaga-mento non doveva essere menomamente interrogato mons. Caputo.81) Solo 1 suo ritiro in un'attività esclusivamente pastorale fece sì che dopo circa un trentennio di episcopato la sua reputazione cambiasse negli ambienti di corte: quando nel 1846, tramite il ministro per gli Affari ecclesiastici, il sovrano chiederà al Caputo una serie di nomi di sacerdoti della diocesi degni di essere nominati vescovi, allo stesso Caputo non sembrerà vero di essere stato fatto oggetto di tanto onore. ffi)
78) Cfr. Ibidem, pp. 41-46. Come aspetto particolare di questo problema bisogna ricordare il controllo esercitato dalla congregazione del concilio sui libri di testo: mons. Angelo Quaglia, uditore della Segnatura, annotava il 10 luglio 1838 sulla relazione ad Limina del 1837: Mancando il discarico sugli autori, che si usano nelle scuole di teolgia e filosofia, non sarà fuori di proposito un breve avvertimento, perché nella scelta degli autori interni cadano i più castigati, onde si allontani la gioventù dalle massime meno sane e corrotte (A.S.V., A.C.C., Relazioni ad Limina, 1837).
79) Le preoccupazioni per il problema, come è noto, cominciarono ad essere sempre più pressanti con il pontificato di Pio IX. Cfr. R. AUBERT, II Pontificato di Pio IX (1846-1878), Torino, 1962, p. 438 e G. MARTINA, Il clero italiano e la sua adone pastorale verso la metà dell'ottocento (appendice allo stesso lavoro di Aubert, p. 761). Cfr. ora A. GAMBASI N. Il clero diocesano in Italia durante il pontificato di Pio IX (1846-1878), in AA.W., Chiesa e religiosità cit., pp. 147-193).
80) Cfr. A.5.V., A.N.N., scat. 102, Lettera del nunzio al segretario di Stato Antonclli, Napoli 9 giugno 1856.
81) A.S.L., Intend. di T. d'Otranto, Vigilanza sugli Ecclesiastici, b. 105 (3197).
82) ff Eccza. Mentre prego VJE. di mettere al Rie Trono la mia confutazione, per avermi S.M.D.S. onorato del comando di proporle de' soggetti capaci di sostenere la sublime dignità di Vescovo, rifuggiato io nell'orazione, onde il lume del Signore guidasse il mio