Rassegna storica del Risorgimento

CAPUTO NICOLA; LECCE (DIOCESI) STORIA SEC. XVIIII-XIX
anno <1976>   pagina <27>
immagine non disponibile

Nicola Caputo tra religione e politica 27
cattiva amministrazione] più che da cause non buone dipende da quella min­chionaggine da cuore {sii venia verbo) di cui doviziosamente vi fornì la natura... Monsignore! avremmo molte altre cose a raccomandarvi, ma senza volerlo già siamo a lungo; ne parleremo in confidenza a tempo più opportuno, e con parole docili come queste, o più chiare come meglio vi garberà, e come meglio saprete soddisfare a queste nostre prime istanze .M) In definitiva il Troppo Tardi, espres­sione dei liberali moderati leccesi, aveva accolto le istanze di un gruppo di giovani sacerdoti che avrebbero volentieri visto il Caputo schierarsi su posizioni dichiaratamente liberali e sconfessare l'operato di canonici filoborbonici che ave­vano ormai preso il sopravvento nedl'amministrazione della diocesi.88) La vicenda si concluse probabilmente con un intervento del vescovo presso le autorità di polizia: il Troppo Tardi, uno dei fogli sorti a Lecce ad opera di universitari tor­nati da Napoli dopo la concessione della costituzione, fu il primo a cessare le pubblicazioni, immediatamente dopo la comparsa dell'articolo contro mons. Ca­puto. 89> Rinchiusosi nella diocesi alla quale trenta anni prima Ferdinando I lo aveva destinato, il vescovo Caputo non aveva voluto più avere alcuna molestia per motivi politici.
Quanto lo trovino disincantato le passioni rivoluzionarie europee del 1848 si vede con chiarezza nel tono delle espressioni con le quali si rivolge al ministro per gli affari ecclesiastici il 3 luglio 1848: ... per parte mia desidero, che si ras­sesti lo strepito, nel quale è ogni Paese... . Il fervore costituzionale, di cui lui stesso nel 1820 era stato partecipe, è ormai solo uno strepito da cui bisogna al più presto liberare l'Europa. Calando questo stato d'animo nelle situazioni che nella sua diocesi vennero a determinarsi durante quel periodo, mons. Caputo assunse atteggiamenti di rinuncia91) e posizioni che i liberali non esitarono a criticare. Anche ora il suo nome siruonò alla Camera, ma in maniera diversa dal 1820: quando nella tornata del 17 febbraio 1849 il deputato De Franco dette
86) Ibidem, p. 36.
87) In un primo tempo il Caputo ritenne che l'artìcolo fosse stato scrìtto dal sacerdote Enrico Lupinacci (su cui torneremo più avanti), ma si rese conto successivamente che l'autore era stato invece un altro sacerdote, Bartolomeo De Rinaldis (cfr. N. BERNARDINI, Giornali e giornalisti leccesi. Lecce, 1886, p. 48).
) In particolare I DODICI avevano attaccato un canonico che aveva avuto la portentosa capacità di essere nell'is tesso tempo Canonico-Parroco-Rettore di Seminario-Lettore di Umanità-Lettore di Teologia Morale-Padre spirituale della Congregazione B.... della C.... e della D.... ec. ec. ec. non sappiamo se per effetto di quella carità operativa di S. Paolo o per l'abbaglio dei zecchini a lui si cari (cfr. I DODICI, op. cit., p. 25). Si trattava proba­bilmente del canonico Carmelo Cosma che fece parte nel 1850 della deputazione partita da Lecce per chiedere al sovrano la revoca della costituzione (cfr. M. SCARDIA, Un diario di carcere di S. Castro medi ano (Inedito), in Rinascenza salentina, a. Ili, n. 3, maggio-giugno 1935, p. 175).
89) Cfr. P. PALUMBO, Risorgimento Sdentino (1799-1860), Lecce, 19682, p. 500 (il lavoro, apparso per la prima volta in due volumi nel 1911, ai presenta ora nella nuova edizione con premessa, note ed indici a cura di P, F. Palumbo).
90) A.S.V., Min. Eccl., b. 3791, fase. 176.
51) Si dimise da componente della Commissione provinciale della Pubblica Istruzione quando delle voci anonime avevano diffuso la notizia che il vescovo osteggiasse nell'estate del 1848 il bando del concorso per le cattedre del costiuendo Reni Collegio (in luogo delle soppresse scuole gesuitiche), con l'intento di tentare un passaggio sic et simpliciter del corpo docente del seminario nel collegio stesso (cfr. S. PANAREO, op. cit., pp. 301-302).