Rassegna storica del Risorgimento

CAPUTO NICOLA; LECCE (DIOCESI) STORIA SEC. XVIIII-XIX
anno <1976>   pagina <32>
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Bruno Pellegrino
personalmente prospettato a Ferdinando II la possibilità di far dimettere il ve* scovo dalla carica o di dargli un coadiutore, in considerazione dell'età avanzatis­sima e dei ricorsi relativi alla cattiva amministrazione della diocesi. Ma il so­vrano, dopo aver appunto fatto chiamare il Caputo a Capua tramite il card. Co­senza, fece capire chiaramente che i rilievi che si facevano erano tutti di origine romana e che il suo governo non aveva nulla da obbiettare. 104> Del resto il Caputo, già nel febbraio del 1856, quando da Roma si era cominciato a ventilargli l'idea delle dimissioni o del coadiutore, si era affrettato a scrivere a Napoli al ministro per gli Affari Ecclesiastici quasi per chiedere aiuto e giustificarsi per eventuali future accuse: Ecc.za. È dovere, che comunichi a V.E. quanto m'ac­cade: sono da 37 anni in questa Chiesa additato dalla gloriosa Memoria di Ferdi­nando I; e consegrato da Pio VII. Ho procurato di far quanto sapea con l'aiuto di M.SS. Immacolata servire alla Missione, ed in 37 anni sempre questi fedeli mi hanno amato ed ho sentito e sento per lui il più sincero affetto. Se ad onta di 82 anni compiuti sia ancora da servire a tutte le funzioni, e di non ometterne alcuna, è un notorio. Le Ordinazioni, la S. visita, la spedizione degli Affari, tutto è in corrente. Non ho bisogno di occhiale, non di bastone a guidare il corpo, e la testa è forte a non sentire smarrimenti; non a vanità, ma costretto debbo dire di soffrire l'indigenza per i Poveri, la famiglia preziosa di un vescovo; ho, come sa V.E., obblighi contratti per la soffitta a ripararsi. Or con tutto ciò per mezzo di Mons. di Castellanera e di qualche altro accanto al B.mo Padre mi si insinua o di rinunziare, o di chiedere un coadiutore, e perché la mia età avanzata mi debba persuadere della necessità del riposo. Il Nodo, lo Sponsalizio con la Chiesa l'ho sempre creduto indissolubile, ma le condizioni mie fisiche e morali non mi giustificano a de' passi gravi, e che commoverebbero il cuore de' figli, e per le circostanze attuali economiche mi denigre[re]bbero. Signore Ecc.mo Vi prego, e l'attendo la grazia, di mettere il mio augusto Padre, e Padrone a giorno di questi fatti, e Lo supplico a guardarmi come sa fare, e da V.E. aspetto un cenno. Alla Santità Sua ho rassegnato; come ho esposto a V.E.; ma rientrerò nella quiete dietro questa mia a V.E. .105) In relazione a questa lettera lo stesso Ferdi­nando II, nella seduta del Consiglio di Stato dell'll febbraio 1856, si degnò...
,04> Su tutta la questione cfr. B. PELLEGRINO, op. cit., pp. 10-14. Una lettera dei documenti ivi riportati in appendice è sufficiente a dimostrare che la rimozione del Caputo era voluta esclusivamente da Pio IX per motivi pastorali e che il governo borbonico era estraneo a tale intenzione (cfr. in particolare i documenti X e XII, rispettivamente la let­tera di Pio IX a Ferdinando II, Roma, 29 febbraio 1856, e la lettera del nunzio al segre­tario di Stato Antonelli, Napoli 9 giugno 1856). Del resto altri documenti dell'A.S.N. da noi vagliati nel frattempo confermano la nostra interpretazione: oltre a quanto aggiungiamo sopra nel testo, rileviamo che il fascicolo che ha in oggetto il viaggio a Capua del vescovo di Lecce è significativamente intitolato Rinuncia al Vescovado chiesta dalla corte di Roma a Mons. Caputo (cfr. A.S.N., Min. EccL, b. 3789). Inoltre a testimoniare l'atteggiamento per niente persecutorio nei confronti del Caputo da parte di Ferdinando II, si aggiunge una lettera al cardinale Cosenza con la quale si predisponeva l'incontro del vescovo col re. La lettera, datata 1 giugno 1856, è in questi termini: a S.M. il Re (D.G.) fra martedì o merco­ledì prossimi prenderà occasione di una sua gita a Capua a fine di osservare i lavori della Piazza, per fare una visita a V.Em.. in cui casa potrebbe ancor vedere Monsig. Caputo Vescovo di Lecce, risparmiando, dice il Re, a questo vecchio Prelato di venire sin qui. Epperò la Em.za Vostra disporrà in modo acconcio e deliberato le cose, talché il Vescovo anzid.o si trovi in Capua per martedì (A.S.N., Archivio Borbone, b. 823, f. 624).
105) A.S.N., Min. Eccl, b. 3789, fase. 64).