Rassegna storica del Risorgimento

PITTAVINO BONFIGLIO; SANTA ROSA PIETRO DE ROSSI DI; STATO E CHI
anno <1976>   pagina <37>
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Il rifiuto dei Sacramenti a Pietro di Santa Rosa 37
alla disputa.5) Sulle ragioni che indussero le autorità ecclesiastiche (e il go­verno austriaco) a non divulgare ila relazione possiamo solo limitarci a conget­ture. È probabile, infatti, che il racconto del Pi t lavino non apparisse così inte­ramente favorevole alle tesi di parte ecclesiastica come riteneva per es. l'Ester-hàzy: nella misura in cui rivelava che già prima dell'ultima malattia del Santa Rosa le disposizioni del clero torinese erano orientate verso un'estrema rigi­dezza, e che al conflitto i suoi esponenti si erano preparati con un atteggia­mento di intransigenza, esso poteva infatti essere facilmente ritorto contro il Fransoni e i suoi collaboratori. Di fronte a questo rischio, il ricorso dell'arci­vescovo al parere della commissione dei teologi poteva sembrare un argomento di difesa insufficiente a riequilibrare quelli che nello stesso tempo si offrivano agli avversari: i quali avrebbero potuto trarne motivo per estendere i loro at­tacchi dal solo arcivescovo al clero torinese in generale.
Una valutazione critica adeguata delle circostanze narrate nella relazione deve essere riservata, ovviamente, a un riesame generale del celebre episodio. Qui ci si limita a esprimere la convinzione che questo documento aiuta a in­tendere, al di là delle polemiche e delle lacerazioni di un tempo, l'entità della scommessa ideale e dell'impegno umano che la grande battaglia risorgi­mentale fra coscienza laica e coscienza religiosa richiese da tutti coloro che, a diversi livelli, ne furono testimoni e protagonisti.
ROSARIO ROMEO
APPENDICE
Quando in sul finir di maggio scorso il Ministro S. Rosa fu viaticato nella prima sua malattia con quelle circostanze che fecero argomento di varj articoli di giornale, io mi trovava inori di Torino. Appena poi giunto in Torino il X di Giugno dopo alcuni giorni mi recai a far visita a Monsignor Arcivescovo e con lui discorrendo di quest'incidente gli chiesi consiglio sul come dovrei regolarmi in altri casi consimili.
Monsignore sin d'allora manifestandomi le decisioni prese da una Com­missione di teologi ad hoc creata, decisioni che erano pienamente conformi a quelle di già statuite in un congresso di tutti i parrochi di Torino e basate sui Concilii, sulle Bolle e sulle note della Santa Sede mi disse, che in caso di ma­lattia del S. Rosa o di qualunque altro Ministro, Senatore, Deputato ecc. che pubicamente ed efficacemente avesse concorso alla confezione delle Leggi Sic-cardi, a nessuno di questi si poteva amministrare li Sacramenti e forse nemmen dare la sepoltura ecclesiastica senza un'esplicita ritrattazione per inscritto del loro operato; che ad ogni modo appena mi trovassi in uno di questi casi ricor­ressi all'Arcivescovo per regolarmi secondo le istruzioni che mi avrebbe date.
In sui finir di luglio (29), avuto avviso che il S. Rosa trovavasi in Torino piuttosto gravemente ammalato, che anzi era di già stato visitato varie volte dal
5) La prima settimana cit., pp. 36-37. Da qui il passo venne probabilmente ripreso da T. CHIOSO, La Chiesa in Piemonte dal 1797 ai giorni nostri, Torino, 1888, III, p. 364.