Rassegna storica del Risorgimento

PITTAVINO BONFIGLIO; SANTA ROSA PIETRO DE ROSSI DI; STATO E CHI
anno <1976>   pagina <39>
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Il rifiuto dei Sacramenti a Pietro di Santa Rosa 39
poteva amministrare i sacramenti e nemmen dare la sepoltura ecclesiastica al-1 ammalato S. Rosa senza una esplicita ritrattazione scritta e sottoscritta da lui od almeno da lui accettata corani testibus i quali la sottoscrivessero. Allora mostrandomi io fermo e risoluto a seguire i consigli datimi pregai però l'Arci­vescovo a volermi dare un ordine per iscritto. Infatti l'Arcivescovo in forma di lettera mi scrisse che la dichiarazione presentata a nulla serviva, che avessi ad esiggerne un'altra di cui me ne dava traccia nella stessa lettera, e terminava con dirmi che questo era tutto ciò che nel caso si poteva accordare seppure, sono parole della lettera, nella fretta in cui scrivo non facilito anche di troppo. Nel consegnarmi la lettera l'Arcivescovo, facendomi di nuovo presenti le conse­guenze che ne avverebbero ed esortandomi a star forte e confidare in Dio, mi disse fra le altre cose che siccome mi sarebbe stato troppo incommodo il re­carmi così sovente a Pianezza dovessi andarmi a consultare dal canonico Fan­tolini, capo -di conferenza di teologia morale,8) e dal P. Girò,91 Superiore dei Filippini, che come essi mi avessero detto facessi.
Ritornato in Torino nella stessa sera quattro agosto mi portai subito dal­l'ammalato, gli manifestai che la sua dichiarazione non bastava e lo pregai di nuovo a farne una più esplicita, che in caso diverso io con sommo mio ram­marico mi sarei trovato obbligato a recusargli i Sacramenti. L'infermo mi ri­spose di nuovo che nulla aveva a ritrattare, che di ciò aveva trattato abbastanza col suo confessore il quale lo aveva assolto di tutto, che queste erano mene di partiti politici e che egli sapeva aver il Papa date istruzioni ai Vescovi con fa­coltà di transiggere e non più insistere su questo punto, che finalmente essendo egli al presente troppo stanco ed affaticato ne avrebbe poi di nuovo parlato col professore Ghiringhelìo il quale mi avrebbe poi fatta la risposta. Uscii dalla casa dell'ammalato e coil'animo commosso ed amareggiato mi recai immediata­mente a trovare il professore Ghiringhelìo ma non avendolo trovato in casa me ne ritornai a S. Carlo dove di lì ad ima mezz'ora venne a trovarmi il professore Ghiringhelìo, al quale manifestando io gli ordini ricevuti da Monsignore, lo pregai ad andar subito dall'ammalato ed indurlo al suo dovere. H professore dopo un poco di esitazione si portò dall'ammalato verso le ore otto di sera e di lì ad un'ora ritornò da me a dirmi che aveva trovato l'ammalato molto ag­gravato, che nulla aveva potuto fare, mi presentò però di nuovo un'altra dichia­razione, la quale sebbene contenesse qualche cosa di più della prima era pur sempre dubitativa e giustificativa dell'operato. Verso le dieci della stessa sera della domenica quattro agosto passai di nuovo in casa S. Rosa per parlare al­l'ammalato, ma non fui introdotto nella stanza dell'infermo sul motivo assertomi che era troppo aggravato e riposava. Il lunedì mattina 5 agosto verso le ore nove era incamminato verso la casa dell'ammalato e venne persona per parte della moglie dell'infermo a dirmi che non occorreva vi andassi, che al bisogno mi avrebbero chiamato. Mi astenni perciò dal portarmi in casa S. Rosa ed invece secondo l'ordine avuto dall'Arcivescovo mi recai dal P. Girò con la let­tera scrittami da Monsignore e coli'ultima dichiarazione presentatami la sera dal P. Ghiringhelìo per sentire il di lui parere. Trovai il P. Girò informatissimo di tutto, anzi con copia della lettera scritta a me da Monsignore e della prima dichiarazione del S. Rosa comunicatagli dall'Arcivescovo, affinché le facesse esa-
8) Enrico Fantolini, del Capitolo metropolitano di Torino. La qualifica indicata nel testo si riferisce alle sue funzioni nella facoltà di Teologia.
9) Eugenio Girò, Prevosto dell'Oratorio.