Rassegna storica del Risorgimento
PITTAVINO BONFIGLIO; SANTA ROSA PIETRO DE ROSSI DI; STATO E CHI
anno
<
1976
>
pagina
<
40
>
40
Rosario Romeo
minore dalla Commissione dei Teologi. La Commissione già crasi adunata ein dalla mattina ed esaminata ogni cosa aveva deciso che nemmen la ritrattazione tracciatami dall'Arcivescovo nella sua lettera non bastava ma che assolutamente era necessario esiggere una esplicita e decisiva di cui la Commissione stessa ne aveva formulato un modulo che il P. Girò mi consegnò scritto di proprio pugno, dicendomi che a quello mi attenessi e facendomi anch'egli coraggio con dirmi che qui si trattava d'impedire o per lo meno protestare contro un scisma ed una separazione da Roma ornai iniziata, soggiungendomi che per questa causa egli non avrebbe esitato a dare la propria vita. Fermo di tenermi a questo consiglio che era in tutto conforme alle mie proprie convinzioni e corroborato da tante autorità ritornai immediatamente da Ghiringhello, gli misi sott'occhio il modulo di ritrattazione formulato dalla commissione dei teologi, scongiurandolo a ritornare dall'ammalato e far sì che adottasse la detta ritrattazione. Il Professore mi rispose che credeva ciò impossibile, che però avrebbe tentato e mi avrebbe informato. Alla sera dello stesso 'lunedì 5 agosto, verso le ore sette e mezzo, avvisato che il Ghiringhello mi aveva ricercato, mi portai subito alla casa dell'ammalato, dove egli si trovava, e là mi fu di nuovo presentata un'altra ultima dichiarazione (che è quella che comparve ultimamente nel Cattolico e nelP Armonia meno forse qualche parola), instando fortemente che la accettassi e che subito amministrassi i Sacramenti all'infermo. La lessi e la trovai come le altre dubitativa e non mi parve di poterla ammettere. Mi avvicinai all'ammalato, lo scongiurai di nuovo a pensare all'anima sua e non badare al ri-spetto umano e fare un atto di umiltà, di obbedienza. A questa parola obbedienza l'infermo mi domandò a chi doveva fare quest'atto di obbedienza. Gli risposi alla Chiesa, al S. Padre. Al che mi replicò: il S. Padre non ha parlato; ed insistendo io che il S. Padre troppo chiaro erasi spiegato, che i Concilii, le Bolle, le ultime Note della S. Sede erano chiare ed esplicite unì egli con dirmi, che era stanco e lo lasciai quieto. Mi ritirai dal letto dell'ammalato e fermatomi nella stessa stanza commosso e colle lagrime agli occhi quivi fui attorniato da varie persone presenti le quali tutte mi sollecitarono ad amministrare i Sacramenti all'infermo ed in specie la di lui moglie che in ginocchio e colle mani giunte mi supplicava a porre termine a questa tortura e contentare l'ammalato, a cui io sempre risposi che il mio dovere non lo permetteva, che non voleva tradire la mia coscienza e la coscienza del povero ammalato. Sentii in questo punto l'infermo che, rivolto al P.re Ghiringhello che stava lì accanto confortandolo con buone parole, gli domandò si egli gli avrebbe data l'assoluzione, al che il Ghiringhello rispose che gliela avrebbe data e che stesse tranquillo; allora l'infermo disse che sen moriva, addomandò il Crocifisso a cui racommandandosi mi pare dicesse che egli voleva morire nella fede cattolica nella quale era vissuto. Finalmente, temendo io di essere forse troppo esigente e non volendo decidere da me solo sull'ultima dichiarazione presentatami allor allora, dissi al Ghiringhello che me la consegnasse che sarei ancora andato a consultarmi, che subito avrei fatto ritorno colla risposta. Uscii circa le ore otto ed un quarto e corsi dal P. Girò a sottometterli la nuova dichiarazione, che esaminatala attentamente mi disse non bastare nemmen questa, che bisognava che fosse esplicita e che toccasse il punto in questione, soggiungendo di nuovo che anche la vita egli avrebbe data per questa causa. Così confermato e rassicurato ritornai subito a casa dell'ammalato e lo trovai già destituito dei sensi; dissi al Ghiringhello ciò che mi aveva detto il P. Girò e non potendo più farmi capire dall'infermo mi ritirai nella stanza attigua in aspettazione.