Rassegna storica del Risorgimento
PITTAVINO BONFIGLIO; SANTA ROSA PIETRO DE ROSSI DI; STATO E CHI
anno
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1976
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43
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// rifiuto dei Sacramenti a Pietro di Santa Rosa 43
della commissione a dirmi in nome della stessa, che facessi subito suonare il trapasso ed affiggere alla porta della casa del morto i tappeti mortuari e che intanto per riguardo alla sepoltura aspettassi gli ordini di Monsignore a cui avevano spedilo una staffetta colla decisione della commissione. Il che subito io eseguij.
Uscito appena il canonico Fissore ritornò da me il Conte Cravetta a dirmi che veniva allora dal Ministero dove avea visto il Vicario Generale canonico Rovina, che erasi colà portato per riferire che la sepoltura si sarebbe fatta, che perciò egli m'invitava ad agire in conseguenza. Risposi al Conte Cravetta che io credeva vere le sue parole, ma che su questo riguardo amava meglio ricevere gli ordini direttamente dall'Autorità Ecclesiastica. E cosi mi portai subito a parlare al Vicario Generale il quale mi confermò ciò che mi aveva detto il Conte Cravetta, soggiungendomi che così erasi deciso avuto riguardo alle ultime parole dette dal defunto S. Rosa riferite uniformemente da me e dal Prof. Ghi-ringhello, che altro era amministrare i Sacramenti in questo caso, altro accordare la sepoltura. Io perciò me ne ritornai a casa a dare gli ordini opportuni per la sepoltura che dovevasi fare alle ore di mattina. Verso il mezzo giorno venne a trovarmi un segretario dell'Intendenza Generale per sapere quali disposizioni vi erano per la sepoltura e per quali vie sarebbe transitata. Gli dissi, ed egli se lo scrisse, che sarebbero intervenuti i tali e tali corpi e che partendo dalla casa del morto la sepoltura avrebbe proseguito sino in piazza Carlo Felice e ritornando per via di Porta nuova sarebbe andata 'alla Chiesa. Per quel giorno non vi fu altro se non che, essendo io in sulla sera uscito a passeggio, fui per varie volte insultato a parole da persone che non conosco ed al mio ritorno in casa verso le ore otto trovai esservi stato l'Intendente Generale17) ad avvisarmi che forse di lì a poco vi sarebbe stata una dimostrazione ostile contro di noi, che perciò avessimo prudenza, ci chiudessimo bene dentro e non fossimo più uscito.
Difatti verso le ore nove sentimmo verso la porta del convento che dà sulla piazza S. Carlo urli, fischi, accompagnati da un gran scampanellare del campanello della porta e da gran colpi contro la stessa porta per abbatterla.
Vedendo che la porta non cedeva eambiarono direzione e si portarono in Porta nuova dove si apre il poggiuolo del nostro corritojo e quivi slanciarono pietre le quali non avendo fatto nessun danno a noi sentii però che ruppero qualche vetro ai vicini. Verso le ore dieci non so se per istanchezza della Polizia o per intervento della medesima cessò affatto la dimostrazione.
La mattina del 7 agosto verso le ore 7 già cominciavasi ad adunar gente avanti la porta del convento che tenevamo chiusa per precauzione e cominciarono a gridare, battere e suonare come la sera, dicendo fra le altre cose che volevano entrare dentro, che dovevam fidarci dei cittadini. Sentendo tutto questo rumore e temendo un'irruzione in convento volli uscire per ricorrere all'Intendente Generale. Ed inverso mentre io traversava la Chiesa la folla irruppe pel corridoio inferiore nel convento. Ciò non ostante mi portai a casa dell'Intendente Generale a quivi dettomi che trovavasi al Ministero colà mi recai e ricevuto dall'Intendente gli esposi che io credeva di aver fatto il mio dovere, che se però essi avessero stimato aver io mancato in qualche cosa avevano leggi, avevano magistrati per giudicarmi, che per altro era loro dovere il difendermi
*7) Alessandro Peraati di Momo, deputato di Novara (2 collegio).