Rassegna storica del Risorgimento

MUSEO DI CAPRERA
anno <1976>   pagina <61>
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Rivive il Museo garibaldino di Caprera 61
Quell'antico professore che aveva condotto, quasi agli inizi della sua car­riera, gli alunni di una terza liceale in economica visita a Caprera (docente e discenti non avevano usufruito di cabine...), ricorda ancora, a mezzo secolo di distanza, la commozione sua e di quei giovani nel visitare la casa e nell'inchi­narsi davanti alla tomba di Garibaldi. Sentimento meno nobile, certamente, quello che lo indusse, tornando a Caprera per il XXII congresso della Società nazionale per la storia del Risorgimento, a far capire a tutti, compreso Fammi-raglio Goiran, gloriosa medaglia d'oro della prima guerra mondiale e, quale comandante della difesa della Maddalena, signorile e simpaticissimo ospite, che, luì, a Caprera, c'era già stato... 5>
L'entusiasmo di quei lontani pellegrinaggi si rinnovava quando nella calda estate del '52, Randolfo Pacciardi, allora ministro della Difesa, aveva avuto la felice idea di far rievocare, nei pressi di Cala Garibaldi, in ben riusciti campeggi di studenti universitari, la figura del Nizzardo. Non certo la parola dell'oratore, ma il fascino del luogo e la suggestiva presenza di Clelia, la figlia nata all'eroe l'anno di Mentana, avevano reso gradito e non facilmente dimenticabile quel soggiorno a quei giovani.6)
Allora non erano troppo clamorosi i segni della decadenza dell'ambiente e più tollerabile appariva la non troppo ordinata mostra dei ricordi e dei cimeli. Non potevano dire altrettanto gli alunni della romana cattedra di Storia del Risorgimento (ai quali si era aggiunto, per la cortesia di chi li guidava, un vec­chio professore fuori ruolo) condotti, quattordici anni dopo, dal nuovo titolare della disciplina a ricercare memorie in quella che era stata la petrosa Itaca di chi nel foglio del censimento del 1871 si era definito di professione agricol­tore .
A parte le fastidiose e non belle contese famigliari, s'erano aggravati sul recinto sacro, tra il '52 e il '66, l'incuria degli uomini, i malanni del tempo e l'iniziato crepuscolo del mito. Nella seduta di chiusura del XXXIX Congresso del nostro Istituto (Napoli, 23 ottobre 1960), uno dei più fedeli assertori del culto dell'Eroe e valido studioso di cose garibaldine, l'americano Anthony P. Campanella, richiamava con vibrate parole l'attenzione dei presenti su quella che gli sembrava, e non a torto, una profanazione, l'affitto novennale di tutta la pineta con la Cala Garibaldi a una colonia estiva parigina, il ben noto Club de la Mediterranée. Certo un americano non avrebbe osato domandare simile per­messo per costruire sul terreno di Mount Vernon, il terreno di Giorgio Wa­shington in Virginia ..< , esclamava, forse turbato ancora dallo spettacolo di aitanti giovanotti in scarse mutandine da bagno e di garrule fanciulle in succin­tissimi bikini m gara di irrispettosa curiosità attorno al granito sotto il quale
nostra , effettuato U 16 novembre 1975, fu inviata a quelle che, per abitudine, si chia­mano le competenti autorità n (lucus a non lucendo) una regolare denuncia: ce II Monu­mento è stato saccheggiato ed è in rovina e i resti ossei sono allo scoperto, visibili ed incu­stoditi. I fucili dell'epoca, che ornavano il monumento, sono in pezzi e la tomba risulta manomessa. A detta dei locali ciò è avvenuto assai di recente ad opera di gente che riteneva di poter rinvenire un tesoro ... .
5> Il resoconto del Congresso in Rassegna cit., a. XXII (1935), p, 127 sgg.; per la visita a Caprera, ivi, p. 151.
6) I campeggi si tennero il 10, il 17 e il 24 agosto: il tema- della rievocazione fu Umanità di Garibaldi .