Rassegna storica del Risorgimento
MUSEO DI CAPRERA
anno
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1976
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pagina
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69
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Libri e periodici 69
VITTORE COLORIMI, La polemica intorno al Saggio sugli Ebrei e sui Greci di Giuseppe Compagnoni, in AA.W., Studi sull'ebraismo italiano, in memoria di Cecìl Roth a cura di ELIO TOAFF; Roma, Barulli, 1974, pp. 63-91. S.p.
Nel quadro degli studi sull'età napoleonica e sulla presenza delle ideologie illuministiche e rivoluzionarie di Francia nella cultura e nella società civile italiana, un aspetto è stato fino ad ora solo in parte preso in esame: l'emancipazione degli ebrei, verso la fine del *700; problema senz'altro assai importante, che si collega con un altro concernente la posizione delle minoranze religiose, culturali, nazionali e linguistiche, prima dell'unità nazionale e dopo. Lo scritto del Colorni, in cui si intrecciano acutezza d'indagine e ricca erudizione, riguarda non solo il problema sopra accennato, ma illustra anche un momento della personalità del Compagnoni negli anni che precedono il suo più diretto impegno politico. A noi, in particolare, più delle polemiche e delle diatribe suscitate dalla sua lettera, interessano la sua presa di posizione in favore, il tono di calorosa stima per gli ebrei e gli accenti sinceri di sdegno verso t loro persecutori e detrattori di ogni epoca e di ogni tipo [che] fanno intendere come egli caldeggi, nel modo più reciso e indubbio, la totale emancipazione ebraica, ove appena appaiano all'orizzonte le premesse politiche: il che è puntualmente confermato dal posteriore atteggiamento del Compagnoni (p. 66). Sostenendo, come egli farà più tardi, il principio della piena libertà ed eguaglianza per tutti i cittadini, e l'assoluta parificazione nel trattamento giuridico di tutti i culti, il Compagnoni porterà a logica conseguenza le sue affermazioni del 1790-91, e non mancherà di ribadire (nel 1806 in occasione del Sinedrio ebraico radunato in Parigi) l'importanza del suo opuscolo, punto di partenza per una complessiva analisi e lo scioglimento del problema, che secondo l'autore poteva arrivare anche alla formazione di uno Stato.
RENATO GIUSTI
GIOVANNI MANZONI, Briganti in Romagna (1833-1848); Imola, Galeati, 1975, in 8, pp. 180, con tav. f.t. L. 4.500.
È il terzo volume di una documentata storia di gesta brigantesche, che ha inizio dal 1800, che giunge ora al 1848, e che proseguirà con altri tre volumi fino a raggiungere a 1873.
11 conte Giovanni Manzoni ci fa conoscere con queste opere la ricchezza dell'Archivio di famiglia, il quale ha stanza in San Lorenzo di Lugo di Romagna.
Tale Archivio è ricco anche per altri temi di più aderente interesse risorgimentale; e non solo è conservato, ma è ordinato e catalogato con le regole dettate dall'intelletto e dall'amore: lo stesso amore che ha spinto l'A. ad altre pubblicazioni le quali hanno tutte un precipuo valore documentario.
La Romagna dei briganti appare dunque ed apparirà in tutto il suo squallore e la sua ferocia, come è apparsa l'infelice impresa murattìana nel breve corso romagnolo, e come è apparsa in due volumi distinti Lugo e dintorni, nella sua vita e nei suoi patrioti degli anni 1815-1832 e 1825-1867.
Una benemerenza come questa, dove la generosità si appaga nella gioia di mettere a disposizione degli studiosi tanti e tanti documenti nella loro esattezza ed integrità, non è miracolo che avvenga tutti i giorni, tanto più che non è un ente che lo compie, ma un privato cittadino.
Si, c'è anche l'onesto scopo di documentare i fasti della famiglia Manzoni, onorata in quei tempi da funzioni pubbliche: un onore che se lo merita due volte: in quei tempi passati ed anche ora.
PIERO ZAMA