Rassegna storica del Risorgimento
MUSEO DI CAPRERA
anno
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1976
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pagina
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74
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74 Libri e periodici
Entrato a contatto con i liberali milanesi che facevano capo a Porro, Pellico, Confa-lonieri egli assimilò e condivise quelle idee liberali e romantiche che di li a poco si sarebbero espresse concretamente nel giornale II Conciliatore. A questo proposito la Petroboni smentisce la tesi della partecipatone delTUgoni al giornale con scrìtti: in realtà egli si limitò a mandare quasi certamente un unico articolo intitolato a Sulle innovazioni in letteratura apparso anonimo proprio quando si profilava la fine del giornale colpito dalla censura austriaca. Secondo FA., quindi, non si deve parlare di una diretta e attiva collaborazione (p. 92), anche se, senza dubbio, egli condivise gli indirizzi del giornale.
Il punto centrale dell'esame delTUgoni patriota riguarda la sua posizione nella congiura dei federati lombardi negli anni 1820-'21. L'A., sulla base di una ricca documentazione, giunge alla conclusione che egli a fu sicuramente una figura di secondo piano e di non rilevante importanza nelle vicende del 1821 e risultò compromesso, in misura maggiore rispetto a quanto effettivamente operò, per il facile collegamento che se ne faceva con il fratello [Filippo], che fu invece più fermamente convinto delle proprie idee liberali e antiaustriachc e che, in consonanza con esse, si pose attivamente a capo della congiura bresciana (pp. 111-112). La tesi è confermata dall'atteggiamento di graduale disinteresse che rilgoni, fuggito nell'aprile 1822 in seguito alla reazione austriaca, mostrò verso le cose politiche durante il lungo periodo dell'esilio.
L'A. giustamente pone in evidenza il prevalere del letterato sul patriota. Dopo brevi tappe a Ginevra, Zurigo, Londra e Lugano, nel 1824 egli si stabili definitivamente a Parigi, dove si dedicò completamente agli studi letterari, indifferente ad ogni problema politico: siffatto atteggiamento non mutò con il rientro in Lombardia nel 1838 grazie all'amnistia concessa da Ferdinando, incoronato imperatore, tanto è vero che non risulta sia stato particolarmente sorvegliato dalla polizia austriaca.
Il pregio dell'opera in esame va oltre l'aspetto biografico, in quanto dà un interessante contributo alla ricostruzione del clima in cui si formarono ed operarono i liberali lombardi negli anni immediatamente successivi alla restaurazione austriaca.
H volume è corredato da una serie di documenti fra i quali sono da ricordare i verbali degli <c esami subiti dall'Ugoni nel maggio-giugno '21 da parte della polizia austriaca circa la sua partecipazione al tentativo insurrezionale dei Federati lombardi: da questi interrogatori, nei quali egli si difese abilmente, non emersero prove contro di lui, ma nei mesi successivi le continue perquisizioni e i numerosi arresti effettuati, lo spinsero, come si è detto, sulla via dell'esilio,
GABRIELLA CIAMPI
Roma capitale d'Italia nel primo centenario, a cura del Ministero Pubblica Istruzione. Direzione generale per l'educazione popolare; Milano, Mondadori, 1971, in 8, pp. 342, con ili. S.p.
In occasione del 1 centenario di Roma Capitale, il ministero della Pubblica Istruzione ha pubblicato questo libro che, in poche pagine e senza pretese di approfondimento storico dei vari avvenimenti, traccia la storia di Roma dalla fondazione ai giorni nostri. Il volume si compone di due parti: la prima, dopo un rapidissimo cenno alla storia, alla vita e all'arte romana attraverso i secoli, si sofferma con maggiore attenzione e abbondanza di particolari sul decennio 1860-1870. Di particolare interesse mi è sembrato il capitolo dedicato agli ultimi giorni di Roma papale in cui sono descritti gli stati d'animo dei cattolici che erano venuti a Roma anche da altre nazioni a difendere il Papa. riportata una lettera di Giuseppe Sacchetti che sarebbe diventato un giornalista cattolico intransigente, indirizzata alla madre, nella quale, con indescrivibile ardore, si dichiara pronto a difendere Roma anche a costo della propria vita. Interessante è anche il paragrafo dedicato a Edmondo De Amicis che, allora giovane, descrive la gioia con cui il popolo romano accoglieva il busto di Vittorio Emanuele portato attraverso il Corso.