Rassegna storica del Risorgimento
MUSEO DI CAPRERA
anno
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1976
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pagina
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77
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Libri e periodici 77
quello contenuto nell'Enciclica del 1891. Il nuovo intransigentismo del card, Ferrari, più aperto da un lato ai pratici temi sociali e alle condizioni delle classi meno abbienti, e d'altro lato più fermo nella polemica contro il liberalismo e contro il socialismo, rappresenta una posizione ricca di spunti ideali e dottrinali che produrranno sul terreno organizzativo un'ampia diffusione del laicato cattolico (1896-1897). Su questi argomenti si sofferma l'Autrice, corredando anche qui il testo di una notevole messe di documenti, tratti da opuscoli e articoli di giornali locali.
In questo scorcio del volume appaiono figure importanti e fondamentali non solo per la storia del movimento cattolico milanese, ma addirittura per la storia politica nazionale: innanzitutto il battagliero don Davide Albertario, strenuo avversario del liberalismo e del capitalismo, che seppe passare da una posizione di mero approfondimento dottrinale, a scelte pratiche spesso coraggiose e precorritrici. Le dure campagne de L'Osservatore cattolico determinarono non solo una convergenza di opinione pubblica verso i temi del laicato cattolico, ma un incentivo allo studio di problemi nuovi, quali ad esempio quello del rapporto tra macchine e classe lavoratrice, dove l'alienazione, il fattore umano, il pericolo di una diminuzione del lavoro e quindi delle retribuzioni venivano affrontati con linguaggio e mentalità moderni, fino alla proposta di istituire una sorta di proprietà corporativa del mezzi di produzione, pur lasciando la proprietà dell'azienda nelle mani dell'imprenditore. Questa proposta del 1898 per la quale lavoratori e imprenditori riuniti in una corporazione avrebbero avuto la proprietà delle macchine non era una isolata idea del sacerdote milanese, ma seguiva altre proposte formulate a livello nazionale, in sede di Congressi Cattolici: nel IX congresso (Vicenza, 1891) era stato infatti proposto il salario minimo vitale riprendendo un invito in tal senso della Rerum Novarum; nel X (Genova, 1892) si era decisa la costituzione in ogni parrocchia di campagna di una Cassa Rurale, basata sull'organizzazione cooperativa del credito agrario; nell'XI infine (Roma, 1894) si era proposto di organizzare a livello aziendale un sistema di partecipazione degli operai al reddito delle imprese e di controllo dei conti di gestione da parte di delegati dei lavoratori.1) Sarebbe stato interessante vedere quale effetto ebbero nel Milanese tali proposte, delle quali non abbiamo trovato cenno nel pur preciso lavoro della Osnaghi Dodi.
Altre figure notevoli appaiono oltre a quella di don Albertario: Filippo Meda, Paolo Arcari, Ernesto Vercesi. Personaggi che non limitarono la loro azione politica alla costituzione di organizzazioni cattoliche nel Milanese, ma che con il loro contributo di pensiero ebbero varia risonanza in tutto il mondo politico italiano. Anche in questo caso occorre ripetere che l'Autrice ha perso forse un'altra occasione: quella di dare al suo lavoro un respiro meno locale, mettendo nel giusto rilievo ad esempio un Meda, lumeggiando la sua posizione nell'ambito del movimento cattolico, lontano sia dalle tentazioni reazionarie che da quelle d'un connubio con i liberali: un equilibrio politico che gli sconsiglia di seguire il Murri nella sua iniziativa e che si nota già nelle prese di posizione cui fa ampio cenno il volume in questione. Di indubbio rilievo è l'azione perseguita dal Meda di conciliare la posizione politica dei cattolici con la realtà nazionale: l'intransigentismo iniziale gli serve per preparare culturalmente il mondo cattolico, ma a questa prima fase succede l'impegno attivo nella società nazionale per la trasformazione dello Stato liberale; per Murri invece lo scopo primo è quello di abbattere lo Stato borghese, accettando alleanze, non soltanto tattiche, con i socialisti. Nel periodo preso in esame dalla Osnaghi Dodi questa differenza è solo una sfumatura, ma non sarebbe stato inutile dedicarvi un accenno. Come era da porre in rilievo il fatto che uno dei maggiori leader del movimento cattolico milanese Paolo Arcari, verso il 1909 diventasse uno dei capi del movimento nazionalista seguendo la corrente democratica di Sighele; ciò è molto importante perché dimostra come le concezioni cattoliche sulla società organica e un forte impegno sociale (Arcari era entrato nella
i) Gv LEGITTIMO, Sociologi cattolici italiani, Roma, 1963, p. 61.