Rassegna storica del Risorgimento

CARLO ALBERTO RE DI SARDEGNA LETTERE; CARTEGGI (CARLO ALBERTO-M
anno <1976>   pagina <392>
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392 Libri e periodici
Seguono documenti informativi sugli arresti che seguirono la caduta della Repub­blica, e poi ancora elenchi e documenti sui due cadati a Saprì nel 1857, sui volontari del 1859, del 1860, del 1866 e di Monterotondo.
La documentazione ci aiuta anche a valutare nella loro diversa misura e qualità i contributi che le classi sociali per quel che riguarda la Romagna hanno portato al Risorgimento. A Lugo e dintorni figurano accanto ai possidenti ai conti, e ad altri di ceto non diverso, sarti, calzolai, ciabattini, pescivendoli, canapini, fornai, facchini, coloni ed altri <c lavoratori di allora, che non avevano né tempo e talvolta nemmeno la possibilità di controllare l'orologio per evitare uno spreco di lavoro, e che piuttosto avevano fretta di marciare, ed erano disposti a lasciarci la pelle.
Fra le tavole fuori testo notiamo tre manifesti: quello del Capo-battaglione della Vanguardia del 1831, quello dell'agosto del 1847 relativo al servizio della ricostituita Guar­dia Civica, e quello del 1849 riguardante l'opzione di Mazzini per il collegio di Roma e quindi la convocazione degli elettori del collegio di Lugo, per la Costituente.
Da questi documenti non si può pretendere una veduta panoramica di un'epoca, ma si ricavano pennellate fresche, genuine ed efficaci per dare vita e verità al quadro.
PIERO ZAMA
Francesco Domenico Guerrazzi nella storia politica e culturale del Risorgimento Firenze, Olschki, 1975, in 8, pp. XX-272. L. 4.500.
Il volume, edito a cura dell'Unione regionale delle provincie toscane, racchiude gli Atti del convegno su Francesco Domenico Guerrazzi,, svoltosi a Livorno e Firenze dal 16 al 18 novembre 1973, in occasione del centenario della morte dello scrittore e uomo politico livornese.
Nella pubblicazione, le indicazioni più ampie sono dedicate al romanziere, a colui che, a detta del Gramsci, in Italia fu il fortunato rappresentante del ce moderno umane­simo , simbolo della letteratura popolare, etichetta che non lo sottrasse, come ricorda so­briamente Antonio Piromalli nella sua comunicazione, Guerrazzi e De Sanctis, dall'inap­pellabile stroncatura del grandissimo critico, nemico dei toni retorici, inseparabili dalla prosa guerrazziana.
La prima relazione di Furio Diaz (Francesco Domenico Guerrazzi e la fine della li­bertà fiorentina ) ha cura di mettere in evidenza l'attenzione riservata dal Guerrazzi alla libertà fiorentina , tema assai caro agli scrittori e ai pubblicisti risorgimentali per il valore pedagogico riconosciuto alla luce del comune filone nazionale e politico, che si repu­tava unisse i due concetti.
Componendo L'assedio di Firenze negli anni dal 1830 al 1834, il Guerrazzi tenne costantemente presente H modello della repubblica fiorentina del XVI secolo, senza preoc­cuparsi di approfondire e convalidare le nozioni bensì strumentalizzandole a sostegno delle tesi di polemica politica contingente. Con la raggiunta maturità, quell'esperienza, sostiene il Diaz fondatamente, corroborò e guidò l'impegno del Guerrazzi, teso finalmente verso mete concrete, diverse da quelle dei convulsi romanzi , a sentire il Croce, di impronta by­roniana .
Suggestiva nella corposità e densa di notizie colorite, ma vagliatissime, appare, ben degna dell'autore, la relazione di Ernesto Sestan, Guerrazzi e il memorùdismo toscano, in cui il Guerrazzi è inserito con l'atipicità dei suoi esasperati ed amari connotati nel filone regionale, forte di nomi quali quelli, tra gli altri, del Giusti, del Duprè, del Qpriani e
del Capponi.
Nicola Badaloni (ti pensiero politico di Francesco Domenico Guerrazzi) sostiene che si distingue da quello dei contemporanei contro cui egli ebbe a polemizzare (Gioberti, Mazzini), per una forte accentuazione realistica con dei forti limiti di coerenza interna . Comunque, al di là delle crisi personali (ce ne furono e non trascurabili), il Guerrazzi non si sottrasse dal collaborare ai tentativi, volti a riportare l'apostolo ligure in patria: presso l'Archivio centrale dello Stato, nel Fondo BianchURicasoli (b. 1, fase. 9), esiste un