Rassegna storica del Risorgimento

CARLO ALBERTO RE DI SARDEGNA LETTERE; CARTEGGI (CARLO ALBERTO-M
anno <1976>   pagina <396>
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Libri e periodici
nella più ristretta sfera familiare e privata, ma ha saputo sempre tornare daccapo, con con­tinuità nei rilanci dall'una all'altra iniziativa pubblicistica.
Precise informazioni vengono invece fornite da Benini per quanto riguarda l'aspetto editoriale e finanziario delle pubblicazioni nel campo geografico e cartografico, che avevano un più prevedibile e consistente mercato nella scuola e nella divulgazione. Qui inoltre la riconosciuta competenza (malgrado qualche riserva del mondo accademico) valse al Ghisleri sussidi della Società geografica e del governo, che gli consentirono anche viaggi all'estero ed in particolare negli Stati Uniti d'America.
Il lavoro geografico, in cui finì per trovare la sua principale fonte di entrate, lo di­strasse talora dai compiti politici e pubblicistici, apparendogli come una necessità pratica, ma fu in effetti assai di più, sia per i viaggi di cui gli offri l'occasione, tali da allargare, con la concretezza delle dirette esperienze all'estero, la sua visuale europea ed internazio­nale, come per la stretta connessione della trattazione geografica, nel modo in cui l'impo­stava, con tutte le tematiche del politico e del pubblicista, sulle orme del ruolo che questa disciplina aveva avuto nell'attività di Cattaneo.
Il sussidio della geografia alla politica si dimostra quanto mai pertinente nelle que­stioni africane (specie quella libica), pur nell'apriorismo della contraria tesi ideologica di fondo, ed in quelle del dopoguerra, dove si trattava di suggerire criteri per la demarcazione dei confini, con particolare riguardo alla composizione etnico-linguistica delle zone.
In termini didattici (non dimentichiamo che fu anche insegnante) e conoscitivi, la geografia era per Ghisleri il centro interdisciplinare intorno a cui poteva ruotare l'intera prospettiva dello scibile. Egli vi si dedicò dunque in connessione con una varietà di inte­ressi e con versatilità di poligrafo, come lo definisce Benini: un poligrafo che tuttavia non si disperse, perché tutte le diramazioni dei suoi interessi riconvergevano intorno all'asse di una coscienza civile criticamente ed eticamente robusta.
Tornando, in conclusione, alla struttura del volume si apprezza la fusione della dili­genza biografica (anche negli utili particolari dell'appendice, come l'elenco dei corrispon­denti) col taglio storico dell'epoca, sempre ritratta e considerata in stretta relazione all'ef­fettiva presenza del protagonista.
Il libro è inoltre corredato di fotografie.
BRUNO DI PORTO
FRANCESCO AMOROSO, Bibliografia delle opere risorgimentali abruzzesi pubblicate in occa­sione delle celebrazioni centenarie dell'unità d'Italia; Pescara, Edizioni Attraverso l'Abruzzo , 1975, in 8, pp. 99. L. 2.500.
In una veste tanto editorialmente elegante quanto purtroppo scorretta dal punto di vista tipografico, viene presentato un repertorio che può risultare d'indubbia utilità tanto per fare il punto sullo stato delle ricerche storiche regionali abruzzesi allo schiudersi degli anni sessanta (da allora non sono mancati contributi ragguardevoli e documentati, basti pensare allo studio del Bonanni sull'assedio di Civitella) per ciò che concerne specialmente la crisi dell'annessione, quanto soprattutto per suggerire spunti critici interpretativi per il passato ed in primo luogo, naturalmente, per l'avvenire.
L'A. è un infaticabile e ben conosciuto animatore degli studi nell'Abruzzo dell'ultimo trentennio, non abruzzese di nascita, ma che a Pescara ha portato una tradizione personale ed ambientale pugliese di strenuo repubblicanesimo positivista a tinte socialiste ed anar-chicheggianti, il cui incontro-scontro con la tradizione democratica locale costituisce ap­punto uno degli elementi più suggestivi del libro. Si pensi ad esempio alla discussione vivace che l'A. ingaggia in più punti con uno dei suoi protagonisti, Pasquale Ritucci, la cui autorevole collaborazione alla pedagogia gentiliana nella versione populista del Lom­bardo Radice e nella strenua comune fedeltà allo spiritualismo mazziniano è ben nota.
Concordi nel rivendicare il carattere schiettamente liberale e costituzionale, antibor­bonico ed antimurattiano ad un tempo, dei moti di Città S. Angelo (e su quest'esordio dell'insorgenza carbonara c'è sempre molto da riflettere) i due vecchi amici divergono poi in tutta la successiva interpretazione risorgimentale, fermissimo l'A. alla difesa di un Ri-