Rassegna storica del Risorgimento
CARLO ALBERTO RE DI SARDEGNA LETTERE; CARTEGGI (CARLO ALBERTO-M
anno
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1976
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pagina
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401
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Libri e periodici
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approfondito, il vuoto che la nostra storiografia giuridica presenta ancora nell'ambito di una storia istituzionale del capitalismo italiano.
L indagine storico-normativa di un istituto, tipico dei mondo moderno, quale la società per azioni, diventa per l'Autore strumento di analisi del processo formativo del quadro istituzionale e normativo del modo di produzione capitalistico nell'Italia moderna .
In questo breve saggio, egli offre una visione sintetica e incisiva delle successive tappe storiche che hanno caratterizzato lo sviluppo delle anonime, a partire dai secoli XVII e XVIII, quando erano ancora un fenomeno sconosciuto in Italia, fino al Codice del 1942. Le fasi successive di questo processo vengono indicate ed espresse attraverso il diverso rapporto che si stabilisce tra il potere pubblico e il nuovo istituto economico-finanziario. La discontinuità nel rapporto tra sviluppo privatistico del fenomeno e controllo pubblicistico nei secoli XVII e XVIII trova ampio riscontro nell'abbondante documentazione di statuti e ordinamenti di compagnie e società per azioni, raccolti in appendice al volume, importante strumento di ricerca, in quanto offre una completa tipologia dell'espressione giuridica del fenomeno societario a partire dall'ultimo Seicento e per tutto il corso del secolo seguente. Dalla lettura di alcuni documenti si prende conoscenza di società fondate sotto l'egida diretta del potere statale, come nel caso della Compagnia di Associazioni Marittime , sorta a Napoli nel 1751, su progetto di un membro della Reale Conferenza di Commercio, o della a Real Compagnia del Corallo , fondata a Napoli nel 1790 sotto gli auspici di SJVI. e sotto la sua Real protezione . Altre sembrano avere, sin dall'origine, carattere privato, come la e Veneto-illirica società di Assicurazione , nata a Venezia nel 1795.
Dal Code de commerce napoleonico del 1808, diffusamente applicato nelle regioni italiane, alla codificazione moderna del 1882, l'Ungari nota una profonda trasformazione negli atteggiamenti statali verso le anonime: dalla pesante ingerenza governativa dettata da preoccupazioni di * alta polizia ', di politica autoritaria , si passa, pur tra contrasti e sotto la pressione della pratica reale, ad un progressivo esautoramento del controllo amministrativo, che biscia il posto a misure garantiste, di disciplina della materia societaria, pur non venendo mai del tutto abbandonato il principio dell'autorizzazione statale.
Tuttavia di fronte ai grandi cambiamenti che caratterizzeranno, dopo il 1882, lo sviluppo delle società di capitali, si ha l'impressione, dal quadro offertoci dall'Autore, di un mancato adeguamento normativo, da parte del legislatore ai bisogni imposti dalla realtà. Bisognerà attendere il Codice del 1942, per poter superare con una legislazione neovinco-lista la stasi normativa in materia.
Accanto ad un preciso e rigoroso esame dell'organizzazione istituzionale delle anonime, dei progetti e dei controprogetti di riforma societaria che si susseguono soprattutto nel 1 dopoguerra, della codificazione commerciale ad essa relativa, l'Ungari ci propone anche un interessante e vivace quadro storico del problema, soprattutto nel periodo del primo Impero francese e in quello della Restaurazione. Felici appaiono le annotazioni sulla politica di chiusura e cristallizzazione degli Stati preunitari verso le nuove forme di vita economica, che si andavano esprimendo nell'allargamento dei consumi, nella mobilità della ricchezza, nel movimento delle anonime in campo finanziario.
Con un'impronta più strettamente tecnica prosegue l'indagine sullo sviluppo delle società per azioni nel corso della seconda metà dell'800 e del 900. Tale tecnicismo determina un approccio dell'Autore solo parziale alba realtà economica e politica che caratterizza la storia italiana di quegli anni, che, peraltro, vedono manifestarsi tendenze anticapitalistiche. La riforma giolittiana del '20, implicante la nominatività dei titoli azionari, sembra inquadrarsi in quest'atmosfera, la quale, del resto, non fu né continua né costante. Al riguardo, forse fugace appare l'accenno dell'Autore alle conseguenze della crisi del '29, più in generale, al grosso tema della politica economica del fascismo che pur ha determinato l'effettivo assetto delle anonime.
Tuttavia i limiti di queste <c Lezioni sono forse in parte dettati proprio dalla povertà di ricerche storico-istituzionali sullo sviluppo del capitalismo italiano e in particolare sulla storia giuridica delle società di capitali, un capitolo, ohe, come lo stesso Autore afferma, or rimane ancora pressocché interamente muto , nell'ambito della nostra storiografia.
MARIA GUERCIO