Rassegna storica del Risorgimento

CARLO ALBERTO RE DI SARDEGNA LETTERE; CARTEGGI (CARLO ALBERTO-M
anno <1976>   pagina <415>
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Dedichiamo questa rubrica al terremoto in Friuli. - Pensiamo che nulla possa rievo­care meglio quelle tragiche ore di questo articolo di Antonio Faleschini apparso su Friuli sera del 7 giugno 1976, col titolo a La prima storia del tragico 6 maggio. Crediamo nella rinascita. Il racconto di un superstite di Osoppo: Toni Faleschini . Caro de Jeso,
vengo a sapere che nel Friuli Sera del 12 maggio u.s. tra le persone che hai voluto, con gentile pensiero, ricordare nello sfacelo sismico sono compreso io pure.
Sono vivo, sì, come tanti, per caso! Tu hai rammemorato con senso doloroso di ami­cizia il povero Pietro Venchiarutti, appassionato di cultura e di arte: è morto schiacciato dalle macerie tanto da essere irriconoscibile: assieme a lui è morta anche la sorella.
Amici buoni e cari sono periti, sotto i grandi cumuli di macerie, ad Osoppo. Povero, caro paese di Osoppo, di cui non mi sono mai stancato di ricordare, per oltre 50 anni, i patimenti, le distruzioni, il valore attraverso i secoli (e il lavoro all'estero della sua gente).
Immiserita da tante vicende, belliche e non, la sua gente corse per il mondo a gua­dagnare i suoi sudati soldi, con cui costruire le case che oggi sono crollate per la violenza del terribile sisma del 6 maggio. Osoppo aveva raggiunto, ormai, una condizione di vita e di decoro buone, dopo i danni gravissimi (Osoppo è stato uno dei centri più colpiti durante il conflitto negli anni 1943-44-45) nonostante fosse rimasto dissanguato dairemigrazione, soprattutto negli anni 1946-47-48.
A Rivoli era sorta la Z.I.R.O. che metteva, un pò1 fine al fenomeno migratorio. Il centro storico era, adesso, sul punto di incrementarsi colla definitiva valorizzazione della ex Fortezza colle monumento nazionale , celebre baluardo millenario, ricco anche sotto l'aspetto naturalistico.
Si stava varando, sul Forte, il museo storico risorgimentale. Il sisma infernale ha stroncato, per ora, l'iniziativa, già a buon punto.
Il centro storico di Osoppo è crollato: il dolore si acuisce per la perdita di tante care e buone persone. Sono rimaste in piedi case nella periferia di Osoppo.
Municipio, nuovo e antico, scuole, pieve sono un mucchio di macerie. Ho l'impres­sione che si sia troppo e immediatamente fatto lavorare le ruspe in certi punti del paese. Ho raccomandato di salvare, quanto possibile, di cimeli marmorei, nella pieve di Santa Maria da Nives, e in altri edifici devastati del paese. E gli antichi portali. Avrei potuto allontanarmi di qui per insistenza di parenti e di amici, ma non ho avuto cuore di lasciare Osoppo e le sue rovine: quanto non si è potuto salvare finora, si potrà salvare nei prossimi giorni, io spero. Quante famiglie distrutte. Ho visitato anche nella mia veste di ispet­tore onorario ai monumenti e opere d'arte il centro storico di Gemona: una stretta al cuore per tante vittime (fra le quali una mia nipote ancora giovane); ho provato senso di orrore per le catastrofiche e generali distruzioni. Gemona attirava per il suo aspetto carat­teristico di città quasi umbra e conventuale con stile romanico-gotico, cinquecentesco e ottocentesco: palazzi e chiesa sono una rovina: Gemona è sfigurata, e massacrata, ma il duomo potrà essere ricostruito com'era: altre chiese sono rovinate, completamente, ma bi­sogna attendere il verdetto dell'apposita commissione. Da ogni parte del mondo sono arri­vati nostri cari emigranti a vedere lo scenario triste e tragico del paese della loro infanzia, i mozziconi della loro casa natale.
Sul colle S. Rocco è ancora in piedi la cinquecentesca chiesetta, descritta tra le vo­tive da Giuseppe Marchetti.
La chiesa di San Marco di Campolessi raffigurante tutti i Santi Aquileiensi (ideata e disegnata dallo stesso don Marchetti) è una miserevole rovina: si è salvato il quadro di San Marco dell'illustre pittore Antonio Martina. Le scuole di Campolessi per il cui ampliamento tanto si è giustamente agitata quella popolazione sono inservibili.
Sulla descrizione delle rovine il discorso si farebbe lungo perché sono tante e immense.
Stare qui in mezzo a macerie insormontabili, è infinitamente triste: i ricordi della