Rassegna storica del Risorgimento

CARLO ALBERTO RE DI SARDEGNA LETTERE; CARTEGGI (CARLO ALBERTO-M
anno <1976>   pagina <416>
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Notiziario
fanciullezza fanno nodo alla gola: non hai più il luogo dove sederti, dove riposare. È un mondo ormai scomparso, il mondo delle più care memorie: così a Osoppo, a Gemona, a Peonis, Trasaghis, Buia, Moiano, Venzone e vìa dicendo, sui quali è sceso, per ora, il velo della morte 1
Ma, il sempre sospirar nulla rileva diceva il Petrarca: dobbiamo riprendere il corag­gio per la rinascita! Rifiorirà anche la casa di mia madre, Anna Venchiarutti, ampliata con i denari guadagnati da suo padre, emigrato in Egitto nel 1855, ad Assuan, come capo muratore.
Osoppo: terra di valore e di rovine nel 1848 (e prima ancora nel 1797-1814), nel 1917-18, nel 1943-45 e prima ancora con scoppi al deposito munizioni, invasioni di cosacchi e chirchisi, e le secolari inondazioni del Tagliamento e le migrazioni in massa all'estero dei suoi figli.
Pietre e marmi e documenti e cimeli testimonianze di secoli di storia di vita, di costume, sono stati salvati da appassionati giovani. Al sindaco di Osoppo e a tutti i concit­tadini, diciamo: confortate et esto viri
Tutti a Osoppo vivono attendati. Paese e Fortezza sono deserti e seminati di rovine.
Dalla parete interna della pieve di S. Maria ad Nives pendono ancora, in attesa di essere asportati altrove, la famosa lapide paleocristiana di Santa Colomba (5 sec. d.C.) e il mausoleo di Girolamo Savorgnan (1529): un prezioso cimelio archeologico e un cenotafio di pregio artistico e storico.
In quest'ora dolorosissima e tragica si deve badare, anzitutto, alla salvezza delle vite umane e a porre al sicuro tutti i sinistrati, ma è giusto recuperare anche quanto d'arte, di cultura, di scienza è possibile.
Per fortuna di Osoppo e del patrimonio artistico friulano, poco tempo prima del sisma, avevamo portato al restauro, da Osoppo, la grande pala di Pellegrino da San Daniele (1494-95), le tele di Pomponio Amalteo (1566) che ci mostra il panorama di Osoppo, del Novelli, che raffigura San Girolamo nel deserto. Ciò ci sia di auspicio per la rinascita di Osoppo, Gemona e del nostro Friuli crudelmente tormentato.
Da ultimo desidero dirti, in brevi parole, come sono rimasto vivo. Ero giunto a casa (a Osoppo) alle 21 precise, proveniente dall'inaugurazione, al Morena, della mostra d'arte a beneficio dell'Istituto di don Emilio De Roia. Appena arrivato a casa, ho detto ai miei che sarei salito in camera: se vi fossi salito, sarei sicuramente tra i morti d'oggi; per un motivo banale, uscii nel piccolo cortile, verso l'orto. Non potei fare se non due passi, quando si scatenò, con furia tremenda, il sisma: tegole e sassi sono caduti intorno a me: un colpo al lato destro mi gettò a terra. Mi rialzai con fatica e col respiro mozzato, feci dei passi e chiamai i miei: nessuno rispose, temetti fossero morti. Mi ripresi e feci per andare verso la strada: allora mi accorsi che il terremoto era stato disastroso al massimo: alti strati di macerie ingombravano le strade, e sotto le stesse giacevano vite umane, morte e vive. In pochi istanti la esistenza si era mutata in morte e in una orrenda distruzione. Osoppo era ridotta dut une maserie! Voci di grida si levavano d'ogni parte! l'oscurità venne dira­data, un po' alla volta, da lampade e torce a vento.
A Osoppo la gente, un tempo, per la prima rogazione, saliva alla chiesetta di San Rocco. L'aere tiepido e profumato era pieno del lieto gorgheggiare degli uccelli: lunedi 24 maggio sono salito a San Rocco sul colle a ricordare, da solo, la devota e popolare pro­cessione della rogazione, che si concludeva colla merenda sul prato.
Nella chiesetta ancora l'eco delle pie invocazioni: A flagello terraemotu - a peste -fame et bello - ab omni malo libera nos Domine! ...
Gli avanzi dell'antico eremo sono crollati il 6 maggio: la romantica e romita chiesetta ha forti fenditure per il sisma: nel campa ni le Ito a vela è l'unico bronzo, che può mandare rintocchi nel desolato scenario di rovine e di lutti.
In spe cantra spemi crediamo alla rinascita! .
Autorizzazione del Tribunale di Roma, con decreto n. 2080 del 4 aprile 1951
Direttore responsabile: ALBERTO M. GHISALBERTI
Segretario di redazione: EMILIA MORELLI
Tiferno Grafica - S. a R. L. - Città di Castello - 1976