Rassegna storica del Risorgimento

BARAZZUOLI AUGUSTO
anno <1976>   pagina <420>
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Amedeo Moscati
specialmente teatrale, che aveva avuto qualche successo. Alle significative mani­festazioni con le quali i liberali toscani erano andati esprimendo durante il de­cennio di preparazione la loro adesione e il loro plauso alla politica del Pie­monte, il Barazzuoli aveva data attiva partecipazione, sia con corrispondenze politiche ai giornali di Torino; sia dando il suo nome e il suo contributo alla sottoscrizione per il dono dei cento cannoni per la fortezza di Alessandria; sia a quella per il busto del conte di Cavour, col noto verso dantesco, donato al grande statista dopo il Congresso di Parigi; sia in fine partecipando, specialmente con la stesura dei bollettini che venivano diramati dal Comitato, al movimento con­clusosi con la pacifica rivoluzione del 27 aprile 1859.
Dopo il 1860, intensamente dedicandosi, oltreché con largo successo all'eser­cizio professionale, al giornalismo aveva a lungo collaborato e tenuta per qual­che poco anche la direzione de La Nazione. A Firenze stessa ed a Siena era stato chiamato a coprire più, di una carica amministrativa e, finalmente, con le elezioni generali del 10 marzo 1867 era stato eletto, senza contrasto, deputato al parlamento dal collegio di Colle Val d'Elsa, del quale il comune di Monticiano faceva parte.
Andato a sedere a destra nel gruppo toscano, che si riuniva intorno ad Ubai-dino Peruzzi, aveva attivamente partecipato ai lavori parlamentari specialmente negli anni in cui la capitale era ancora a Firenze. Erano venute le riconferme a de­putato, quantunque attraverso ballottaggi, nelle elezioni generali del 1870 e del 1874, mentre alla Camera andava raccogliendo, piuttosto che simpatie, consensi per l'acutezza delle argute sue osservazioni condite spesso di un certo incisivo umorismo. I suoi interventi nelle discussioni in principio non avevano avuto suc­cesso nell'aula a causa della voce debole e fioca, che mostrava di non potersi ele­vare ad un tono più vigoroso quasi impedendolo le forze fisiche dell'oratore, gra­cile, smilzo, sparuto; ma poi il desiderio di meglio ascoltarlo aveva determinato il movimento di esodo dai banchi vicini per accostarsi al suo, quando egli si ac­cingeva a prendere la parola, come suoleva avvenire allora che non vi erano altoparlanti, pei più interessanti oratori.
Più apprezzato, comunque, era pel lavoro nelle Commissioni delle quali era chiamato a far parte, dove la sua azione e i suoi interventi oratori potevano es­sere valutati più immediatamente.
Nel 1876, tra i più in vista dei deputati del gruppo toscano di Destra, aveva partecipato ad onta del dissenso espressogli da una parte del suo elettorato a fianco delFon. Puccioni alle trattative ed agli accordi con la Sinistra, che ave­vano condotto il gruppo a votare contro la domanda di sospensiva della discus­sione della mozione Morana nella seduta del 18 marzo, concorrendo così a deter­minare la caduta del Ministero Minghetti e della Destra. Fu spesso ricordato che nell'appello nominale egli era stato il primo del gruppo ad esprimere il voto contrario al Ministero, quasi battistrada dei suoi e preannunziatore della caduta. Bisognava impedire, avrebbe poi detto, che le forze, che si andavano riunendo a Sinistra potessero assumere carattere o atteggiamenti anticostituzionali ed era stato perciò opportuno condurle ad assumere le responsabilità del potere.
Dopo quel voto famoso gli era stato affibbiato il notissimo nomignolo di Agonia, vuoisi di iniziativa del Minghetti e, nell'intimo significato, non molto diverso dall'altro che gli avrebbe attribuito più tardi, ma con assai minore suc­cesso, la brillante vena di Giorgio Arcoleo definendolo Cristo schiodato Con le elezioni del 5 novembre 1876 condotte dal compagno d'arme Nicotera divenuto ministro dell'Interno, il Barazzuoli era stato rieletto a Colle Val d'Elsa,