Rassegna storica del Risorgimento

FORTUNATO GIUSTINO; STORIOGRAFIA ITALIA
anno <1976>   pagina <436>
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Luigi Parente
la trada in quel ginepraio inestricabile e metteva insieme documentazioni di­rette, tradizioni orali, racconti di testimoni, interrogatori giudiziari, quanto ser­visse cioè a dare più corposità al quadro politico. Sul piano programmatico tentava di superare in tal modo la visione tradizionale sanfedista delle rivolte contadine del '60, andando oltre le rappresentazioni folcloristiche degli osser­vatori stranieri, quali il Mounier, al pari dell'aneddotica ingenuamente acritica dei cronisti locali. Nell'analizzare il contenuto di questi processi verbali di bri­ganti vi riconosceva tre note qualificanti: 1) la falsità delle testimonianze che acco­muna tanto il borghese liberale dell'ultima ora, sia per salvaguardare sé dalla impellente responsabilità, sia per trar vendetta di antichi torti, o, peggio per sfogare vecchie gelosie e rabbiose, inestinguibili invidie, che i contadini per l'atavico irref renato loro istinto alla rapina; 2) la dappocaggine di costoro millantatori, a chiacchiere; assolutamente inetti, nelle opere ; ed infine 3) la servilità, nell'aderire così facilmente al nuovo Governo ed ai nuovi prin­cipi politici .
Ma quali erano i risultati cui perveniva lo storico, una volta avviatosi a seguire dall'interno che cosa era stata per l'Italia che non sapeva né leggere né scrivere la conquista sabauda, e come, avvenuta l'unificazione politica e ammi­nistrativa, s'erano differenziate le due Italie ? H riconoscimento primo del­l'autonomia politica del mondo rurale nel trapasso dallo sconfitto regno bor­bonico al nuovo regno d'Italia lo riporta al tema principale della sua ideologia : la violenza espressa dai contadini in quell'occasione, rinforzata dalT atavico irref renato loro istinto alla rapina , e non diversa sorte di criminali comuni riserva a personaggi, come C. Giordano, capobanda attivo particolarmente sulle pendici del Malese, e a quanti si trovarono ad operare in quei tristi mesi di lotte sociali.56*
Contraddizione piena di quanto aveva programmaticamente promesso, o invece coerenza estrema della ideologia politica da cui era mosso? Senza dubbio la seconda ipotesi presenta tutti i segni distintivi della sua credenza politica. Della generazione post-risorgimentale cui apparteneva conservava tutte le carat­teristiche etiche e politiche: la fiducia nello Stato liberale e nelle sue istituzioni (in primis, la Camera); l'adesione totale al moto del Risorgimento, di essenza esclusivamente culturale e spirituale; il tutto unito al mito della Moderazione, dell'Equilibrio, della Tolleranza, insomma l'insieme di valori che per lui rappre­sentava l'ideale dell' uomo oraziano . Si era così giunti in una parola alla for* malizzazione del suo populismo conservatore nei confronti delle classi contadine, divenute per lui feticcio da tenere continuamente sotto controllo in uno stato di permanente soddisfacimento di bisogni ai fini della conservazione di quello che stava in cima ai suoi pensieri, la pace agraria .
55> Ivi, pp. 12-13.
56) Le citazioni potrebbero essere numerosissime al riguardo. Tra tutte: Fondo For­tunato: Relazioni di Pontelandolfo e Casale! uni.
ì Alcuni parti di questo scritto sono state esaminate or non è molto da R. VJLLABI, Note di Giustino Fortunato sulle reazioni di Pontelandolfo e Casalduni, in Cronache meri' dianoli, III (1956); che ripete le posizioni viste dell'Alleata.
s*) Cfr. G. FORTUNATO, Il Mezzogiorno e lo Stato italiano cit., II, pp. 456 sgg.; ed ancora A. MONTI, // cultore di Orazio, in G. Fortunato cit.