Rassegna storica del Risorgimento
FORTUNATO GIUSTINO; STORIOGRAFIA ITALIA
anno
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1976
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pagina
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439
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Giustino Fortunato storico del Risorgimento 439
sudditi e, ormai, corregionarii . W Questo tipo di giustificazionismo borbonico (solo su questo sostrato infatti si può chiarire la sua presa di posizione partigiana), gli derivava dalla conoscenza della miseria e della vergogna, prerogative a suo dire della recente storia meridionale, che trovavano la loro aintesi risolta nelle ferocissime ire di parte, una delle maledizioni storiche del Mezzogiorno d'Italia.)
Con una tale attrezzatura storico-ideologica, identificando governanti e governati, è naturale per lui considerare Ferdinando II un pusillanime, trovatosi in situazioni più grandi 'di lui, senza minimamente accennare allo stato reale economico delle province (il '48 è pur tuttavia l'anno delle rivolte contadine in tutte le regioni del Regno) o alla minaccia della secessione siciliana, ed ancor più grave sorvolare sulla propaganda liberale e democratica che reclama nuovi indirizzi politici in occasione della guerra d'indipendenza.70)
Espulsi i temi politaci e le problematiche sociali dell'età borbonica, nell'ambito della sua concezione storiografica è da linea archeologico-filologica quella vincente e che predomina l'analisi intrapresa. E con questa ottica si giustifica allora la pubblicazione del diario, diremmo fenomenologico, delle ultime ore del Murar.7n Così allo stesso modo il suo punto di vista a proposito del reale fatto del 15 maggio 1848 non va oltre il privilegiamento-ingigantimento dell'episodio in sé, deWévénement, mirando ad una caratterizzazione psicologica del re Ferdinando, che appare pertanto fornito del sentimento della paura, che spiega di conseguenza retrospettivamente tutta la sua condotta a partire dalla concessione della costituzione del 29 gennaio. Accettava allora su questo episodio il pensiero del suo antico maestro di diritto, Federico Persico, uno dei più accesi sostenitori delle tesi particolaristiche meridionali: essere stata quella giornata un triste guazzabuglio dftdee e di sentimenti vaiai, come di ruscelli e rivoli che affluiscono e formano insieme una fiumana o un torrentaccio, dove le acque si confondono , al tempo stesso che respingeva la preordinazione alla reazione del sovrano che vi aveva visto il Paladino, il quale porta al limite della tollerabilità l'iperfeticismo archivistico di derivazione fortunatiana. Era riuscito sì il re a tenere legata al suo trono la Sicilia, ma la sorte del regno era definitivamente segnata, e questa è forse la vittoria più sicura della lotta politica
ó8) G. ISNABDI, W. Maturi cit. Il libro del Maturi, pubblicato nel '41 (Il prìncipe di Canosa, Firenze, 1941) fu infatti dedicato al Fortunato, il quale sempre come si legge nella lettera cit. era riuscito a stabilire che i Pifferi di montagna, convenzionalmente attribuiti al fondatore della setta dei Calderari, era stata composta in realtà a quattro mani.
) G-. FORTUNATO, Appunti cit., p. 27.
TO Cfr. A. LEPRE, op. cit., pp. 181 sgg.
il) G. FORTUNATO, Temerità e morte di re Gioacchino Murata in Appunti cit., pp. 3-45.
72) per jj gruppo degli autonomisti napoletani e le loro rispettive posizioni cfr. l'ancora valido saggio di A. ANZILOTTI, Neoguelfi ed autonomisti a Napoli dopo il Sessanta, in Movimenti e contrasti per l'unità italiana, con aggiunti alcuni scrìtti sparsi e una nota biografica di W. Maturi, a cura di A. CARACCIOLO, Milano, 1964, pp. 255-276.
73) Q. FORTUNATO, Il 15 maggio del 1848 a Napoli, in Appunti cit., pp. 47 sgg., dove si riportano le testimonianze di due testimoni oculari di quei drammatici avvenimenti, Alfonso della Valle di Casanova e lo stesso Persico. Sulle aberrazioni filo-borboniche del Paladino, si veda la puntualizzazione di A. OMODBO, Difesa del Risorgimento cit., pp. 558-565.