Rassegna storica del Risorgimento

CONCORDATO DEL LATERANO 1929; ROSI MICHELE
anno <1976>   pagina <466>
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466 Alberto M. Ghisalberti
Poco meno di un anno dopo venivano firmati i Patti Lateranensi. Non e il caso di rifarne qui la storia. Può essere sufficiente rinviare a quanto ne scrisse Rosi nella Storia contemporanea, soprattutto tenendo presenti alcune constata­zioni significative.7 Come quella in cui ricorda che nel suo incontro a Parigi, nel giugno 1919, con monsignor Cerretti inviato dal cardinale Gasparri, sul tema di eventuali accordi con la Santa Sede, il presidente del Consiglio Orlando aveva disapprovato l'aggiunta di terreni al Vaticano, osservando che il Pontefice, da tale aggiunta, senza ottenere aumento di prestigio avrebbe avuto piuttosto mole­stie anche da parte dei sudditi. Egli intendeva limitare il territorio su cui si sarebbe affermata la sovranità del Papa al Vaticano, su cui di fatto era stato sempre sovrano.8)
Non meno interessante è quanto scrive in merito ai benefici economici recati al clero e al fatto che essi riconoscono od anche aumentano il controllo su questo da parte dello Stato, pur quando il Governo va incontro ai desideri di alcuni ecclesiastici, concedendo la personalità giuridica ad associazioni od a sin­gole case religiose . Per chi, al contrario dell'azegliano censore Bellisomi, sa­peva leggere tra le righe non poteva non assumere valore di commento non entu­siastico la constatazione che alle elezioni politiche del 24 marzo, a lista unica, i cattolici organizzati che facevano capo all'azione cattolica, dichiarata netta­mente spirituale ed estesa a tutto il mondo, compì un'intensa propaganda politica a favore della lista stessa e certo recò un notevole contributo, non per combat­tere che non esistevano, ma per condurre tanti cattolici apatici ad accrescere le falangi vittoriose.
Anche se non mancavano gli oppositori, che fecero capolino anche nel Senato, ma dovevano limitarsi a parlare in privato, lasciando quindi formarsi l'impressione di contentezza universale, com'era ormai proprio del nuovo costume politico italiano .9) Ma non era nuovo costume , né destinato a scom­parire. L'Italia, l'aveva già detto con amara ironia il vecchio Carducci, scuote la polve d'una adorazione per cominciarne un'altra .
Vediamo ora le ripercussioni di quell'evento negli Appunti personali.
Roma, 9 febbraio 1929.
Ieri seta all'Università poco prima della mia lezione capitò nella sala il prof. Fedele, grasso, ilare, rumoroso col solito e Caro Rosi , mentre io parlavo con un giovane ameri­cano. Questi uscì e vennero poco dopo Vivona (già candidato popolare), libero docente di latino, e Cecchelli, impiegato al Fondo Culto, comandato all'Istituto Storico e incaricato di Archeologia Cristiana. Già Popolare, oggi Fascista e ammiratore di Fedele e di Gentile.,0)
7) Ivi, pp. 580-588.
*> Per la storia di quel colloquio ved. VITTORIO EMANUELE ORLANDO, Miei rapporti di Governo con la Santa Sede, Milano, Garzanti, 1944, pp. 117-135, 173-183. A riprendere in mano oggi quel volume non posso non provare una certa commozione leggendovi la data dell'acquisto, 29 maggio 1944, e la nota che l'accompagna: mentre tuona il cannone al di là dei Colli Albani . Di grande importanza II cardinale Gasparri e la Questione ro­mana (con brani delle memorie inedite), a cura di GIOVANNI SPADOLINI, Firenze, Le Mou­nier, 1972.
?) Storia contemporanea ecc. cit., pp. 588, 589. I voti a favore furono 8.506.576, i contrari 136.198.
10) Francesco Vivona, mio antico professore di latino e greco al Liceo Umberto I (oggi Pilo Albertelli), vincerà più tardi un concorso universitario di Letteratura Latina: la morte Io colpirà a Chicti nel 1936, prima che potesse conseguire l'ordinariato: Carlo Cec chelli diventerà titolare di Archeologia cristiana all'Uni versi là di Roma nel 1942.