Rassegna storica del Risorgimento

ISTITUTO MAZZINIANO DI GENOVA FONDI ARCHIVISTICI; PARETO LORENZ
anno <1976>   pagina <487>
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Libri e periodici
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naturali capaci di spiegarlo, riducendo sempre più lo spazio dell'influsso soprannaturale; in tal senso, come cattolico, proponeva la distinzione tra stregoneria e magia, non mettendo in discussione la realtà della magia che era indiscutibilmente condannata da tanti docu­menti ufficiali della chiesa cattolica , e faceva in modo che la credenza nel congresso not­turno delle streghe svanisse nella mente del volgo, come era svanita in quella dei dotti. Cosi dedicava il terzo libro alla incompatibilità dell'uso della tortura con la ricerca della verità e con la giustizia, e alla demolizione del trattato di Del Rio che era tuttora la base dei processi alle streghe (p. 145).
Nel dibattito, seguito alla stesura e pubblicazione dell'opera, su una posizione più coerente ed avanzata si mise Gian Rinaldo Carli (pur nei limiti nel suo più tardo appar­tenere al riformismo illuministico lombardo) in via di formazione come letterato, erudito e storico del costume sotto la influenza del Muratori e del Maffei soprattutto; rifiutando la distinzione proposta dal Tartarotti, egli coglieva il nesso tra le cerimonie magiche e quelle pagane, affermava che il mondo superstizioso era il residuo (fossile) di una passata cultura (es. pitagorica) la quale credeva nell'animazione universale, e che l'animismo era una caratteristica costante delle culture ed epoche arcaiche, nelle quali la magia aveva l'ambi­zione di dominare la natura. H che non aveva più ragione d'essere dal momento in cui la scienza moderna aveva combattutto la concezione del cosmo animistico-teologico ricono­scendo nella natura la presenza di leggi stabili e coerenti, e l'inutilità di ricorrere al sopran­naturale per spiegare quel che ancora l'uomo ignorava. Se il punto di vista del Tartarotti, le cui risposte non scalfirono l'affermazione principale del Carli, era largamente superato dal giudizio critico dello scrittore capodistriano, varie recensioni sui periodici italiani o stranieri da parte di letterati, di padri gesuiti ecc., diedero subito l'avvio al dibattito sul­l'importanza dell'opera e sul fenomeno ch'essa studiava, sia per il significato nell'am­bito della polemica diabolica o per la discussione intorno agli errori popolari, sia per la persistenza ancora nel 1749 specie in Germania di processi e roghi nei confronti di donne ritenute ree del delitto di stregoneria. Sulla linea del Carli, del quale in certo modo accetta varie tesi, si pone il Maffei che in altre opere, con l'attenzione ai problemi della vita locale, gli scritti politici, la dissacrazione dell'usura, aveva palesato il carattere del suo riformismo dimostrando l'inadeguatezza delle tradizionali sovrastrutture culturali (mondo cavalleresco, mondo economi co-teologico, mondo magico) rispetto alla realtà storica e politica dell'età moderna (p. 209); servendosi per altro di una nozione illuministica di ragione, insiste sulla riduzione della magia a superstizione e ignoranza, rifiuta la distin­zione ( pratica ) tartarottiana tra stregoneria e magia, discutendo passo a passo le tesi dello scrittore roveretano e offrendo a sua volta spunti e suggestioni di polemica agli amici del demonio , come il veronese Lugiati o il padre Staidel. Un importante inter­vento, per il campo giuridico in cui si esplica e per il carattere delle argomentazioni, è com­piuto dal Melchiori circa la verificabilità dei delitti di magia o stregonerìa, verso i quali nell'ambito delle prove concrete si doveva procedere come verso qualsiasi altro de­litto, circa il valore delle prove legali, la falsità delle confessioni., la confusione tra fatto e prova di delitto ecc.; analogamente importante, mentre il Tartarotti subiva e contrastava vari attacchi da parte degli amici del diavolo , è la dissertazione di Costantino Grimaldi (pur nella cautela e nell'ambiguità delle sue analisi) che insiste sulla incompatibilità del mondo magico con la conoscenza (mai esaurita) delle leggi naturali ed esprime un sostan­ziale scetticismo nei confronti della magia. Al Tartarotti e ad altri scrittori interessava anche mettere in chiaro un'altra cosa: l'avvento dell'età della ragione: La battaglia per la liberazione delle streghe non è più dunque combattuta a suon di citazioni scritturali e nelle nebbie di oscuri dilemmi teologali, ma va sempre più coincidendo con la civile bat­taglia per Femancipazione dell'uomo mediante il progresso della cultura e delle scienze dalle tenebre della superstizione (p. 274). Le ultime battute ormai della polemica non facevano che riprodurre e ribadire i contrastanti convincimenti, da un lato favorendo l'in­serimento della discussione nell'ambito scientifico (e non più in quello teologale) con il Baroni, il Frisi, il Maffei, il de Cauz ecc., dall'altro registrando il permanere di credenze e spiegazioni concesse col mondo magico, animistico, teologico; e proprio contro tale con­vincimento erano rivolte le finali battaglie del Tartarotti e, più tardi, del Carli. Dal dibat­tilo italiano però s'erano ormai originati diversi dibattiti in altri paesi sulla magia e stre-