Rassegna storica del Risorgimento

ISTITUTO MAZZINIANO DI GENOVA FONDI ARCHIVISTICI; PARETO LORENZ
anno <1976>   pagina <494>
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Libri e periodici
dal 1802 in avanti, da un lato con un articolato panorama della situazione amministrativa e politica della provincia, delle istituzioni culturali, militari e sociali, della realtà econo­mica, demografica, ecclesiastica ecc., e dall'altro con alcuni interessanti approfondimenti par­ticolari (profilo di un vescovo e di una diocesi; la scuola militare del Ghislieri; istruzione pubblica ecc.); ad es. al capitolo della scuola multare si collega il profilo di Francesco Lo-monaco, figura assai interessante sotto l'angolazione educativa, politica e letteraria. IL gusto della cronaca minuta, del particolare gustoso prende talora la mano all'Autore che, ad es., dedica varie pagine alle visite dell'imperatore o del vice-re, alle feste popolari, alle ceri­monie che si susseguirono nell'ultimo decennio dell'età napoleonica, mentre lascia un poco in ombra l'eventuale opposizione al regime, la pubblica tranquillità, le ripercussioni in Pavia di fatti politici o militari di respiro europeo, gli effetti del dominio francese in Italia. II momento conclusivo infine dell'opera riguarda gli ultimi tempi del Regno italico ed i primi mesi della restaurazione austriaca, con il passaggio delle truppe francesi, l'entrata degli austriaci verso la fine di aprile del '14, mentre venivano registrate come disastrose , dai cronisti contemporanei, le condizioni economiche della provincia pavese, e mentre si attuava una politica di conciliazione austro-italiana in funzione anti-napoleonica. Il popolo pavese, scrive il De Paoli, accolse complessivamente con favore il nuovo ordine di cose: non era in grado di comprendere cosa significava non solo eliminare il Regno italico, ma sep­pellire il Codice Napoleone e divenire sudditi di un regime paternalistico e quasi colonia­lista, cioè peggiore del precedente. Tagliato fuori da ogni possibilità di vita degna di que­sto nome, senza coscienza sociale e politica, apprezzava solo il fatto, di per sé positivo, che la pace fosse ritornata e che la paura fosse passata (pp. 248-249). Sarebbero bastati però pochi anni per far meglio intendere il carattere e i limiti della nuova dominazione.
A completamento dell'opera è uscito di recente un secondo volume che, accogliendo una ricca iconografia pavese e diari inediti, manifesti, lettere, poesie ecc., coordina un vasto materiale intorno ad alcuni momenti nodali della storia di Pavia: il triennio giacobino, la fase della reazione nel '99 e l'instaurazione della Repubblica italiana, infine il Regno ita­lico. Ma l'Autore approfitta dell'occasione per riprendere un discorso sul nuovo ceto di notabili , sui possidenti, sugli intellettuali, in parte proposto in altro saggio (cfr. G. E. DE PAOLI, H ceto dei notabili pavesi nell'età napoleonica, in a Atti e memorie del Museo del Risorgimento di Mantova , XII/1974-75, pp. 61-75), con ipotesi di interpretazione e suggerimenti di studio che meriterebbero verifica e ulteriore approfondimento anche per altre provincie della penisola.
Note, appendice bibliografica, indici ecc. completano l'opera che offre un quadro assai circostanziato ed attento della Pavia Cisalpina e napoleonica.
RENATO GIUSTI
ANGELO GAMBASIN, Religione e società dalle riforme napoleoniche all'età liberale', Padova, Liviana, 1974, in 8U, pp. XVI-259. S.p.
Nel presente volume sono contenuti suggerimenti di metodo per ulteriori ipotesi di lavoro al fine di approfondire l'interdipendenza tra società ed esperienza religiosa che in Italia, da data remotissima si caratterizzò con connotazioni fortemente regionali, si tradusse in strutture concrete del territorio, della norma, del rito e della dottrina, si connaturò nel costume e nella mentalità delle popolazioni attraverso la parrocchia, il santuario, il con­vento o il monastero e s'innervò nel vivo del tessuto culturale e civile (p. XIII). Se l'evo­luzione della parrocchia veneta dalle riforme napoleoniche alla fine del dominio austriaco si presenta con il consolidamento, anche in città, della parrocchia di tipo rurale, la identi­ficazione di essa con il beneficio, il suo inserimento nello schema amministra ti vo-burocratico dello Stato (agli interessi del quale era subordinato l'ufficio sacro), è da dire però che, negli stessi anni, non era andato perduto il ricordo della grande spiritualità veneta (di Giberti. Giustiniani, Barbarico, Rezzonico ecc.); ad es. il recupero di tale spiritualità e della conce­zione tridentina della parrocchia come cura d'anime fu aua base del primo concilio provin­ciale veneto, in vista della riforma della parrocchia più che quale reazione alla politica asburgica. E al di là dell'esito e dei fini del concilio, durante il quale i vescovi non potè-