Rassegna storica del Risorgimento
ISTITUTO MAZZINIANO DI GENOVA FONDI ARCHIVISTICI; PARETO LORENZ
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Libri e periodici
Padova non ebbe giornali, essa costituisce una fonte fra le principali degli avvenimenti locali e si a(Ii;mea a pochi scrìtti consimili e ancora inediti, come la cronaca del Giona, alcune pagine del Cavalletto, del Brusoni e del Pasqualigo. Ad ogni modo, anche con le molte diseguaglianzc, i giudizi troppo personali, le lacune e le digressioni, è una testimonianza di prima mano meritevole d'essere conosciuta.
Morto il Leoni, la Cronaca rimase al figlio. Cinque anni dopo, il Guerzoni potè pubblicarne la parte riguardante il 1848 (con abbondanti tagli), poi il silenzio. Intanto i manoscritti passarono alla nuora dell'Autore, poi alla sorella di questa e ai tardi nipoti. Presso di questi li ha rintracciati di recente Giuseppe Toffanin jr., benemerito per altre pubblicazioni d'interesse locale e per la redazione della rivista Padova, il quale ora a più di cent'anni di distanza ha adempiuto alle ultime volontà del Leoni pubblicando la Cronaca, poche pagine su * Venezia durante l'assedio e corredando tutto di preziose note e riferimenti, talvolta correggendo e ampliando, anche su altri documenti inediti, qualche scheletrico appunto dell'originale.
Carlo Leoni fu un uomo di larga cultura e di molteplici interessi. Educato da due degni sacerdoti (il Barbieri e il Guglielmi), attardati su posizioni xetorico-nmamstiche, eccelse nell'ic eloquenza epigrafica in volgare (un genere abbastanza desueto); fu, però, sensibile alle aspirazioni patriottiche e liberali, e credente, ma antitemporalista, studioso del passato, ma aperto ai progressi della scienza e alle sue possibili applicazioni. Tutto questo si legge nella sua Cronaca, attenta ai più vari aspetti della vita locale: cultura e costume, teatro, opinioni politiche, giornali, statistica. Solo nei momenti cruciali della storia italiana il discorso si fa più disteso e approfondito: per il 1848-49, il 1866, il 1870.
Nel '48 il Comitato rivoluzionario di Padova svolse un importante ruolo nel moderare l'estremismo repubblicano, il municipalismo veneziano e le divisioni di parte; si ispirò ad un sano realismo e incoraggiò le altre città del Veneto all'unione con la Lombardia. Questa funzione è sottolineata dal Leoni, che non tace peraltro le sue critiche ai presidente e alla fine ingloriosa del Comitato davanti alla controffensiva austriaca. Così egli non risparmia le critiche a Pio IX, ma soggiunge: <c Confusero il Papa riformatore e se lo immaginarono rivoluzionario e guerriero, mentre egli non voleva né poteva esserlo... Quando odo dire da qualche maniaco: Pio ci tradì, Pio è un traditore; io soggiungo: Pio non è un genio .
Annotazioni consimili, intelligenti e schiette, sono disseminate nella Cronaca, Anche nell'entusiasmo per la liberazione del Veneto, il Leoni scrive: Non à misura sia nella lode che nel biasimo e questo trascorre più di quella senza riflessione e spesso senza criterio. Siamo come fanciulli esciti di collegio . Ma, dopo la elezioni dei primi deputati (25 settembre 1866), scrive: Cavalletto e Cavalli vi si disputarono, ma la vince Cavalli su tre dei sei collegi elettorali, ed a ragione come più opportuno. 11 paese mostrò maturanza avendo preso caloroso interesse . L'amicizia dunque non fa velo al suo giudizio.
Nel '70, commosso per la presa di Roma, riconosce: Siamo sinceri, la sinistra ci ha portato a Roma. I conservatori diressero bene ogni cosa mantenendo scrupolosa neutralità, ma l'impulso fu della sinistra ... E poco più in là: a Una delle calamità figlie di tutte le rivoluzioni è la confusione delle idee. L'equivoco regna dispotico. Vedi il partito repubblicano, che al principio della gran lotta franco-prussiana e tutto l'anno scorso scattò con qualche vigore, come confonde e guasta l'attualità. Non vedono che la monarchia sola poteva fare l'unità italiana, che in una Europa monarchica non eravi possibile altra via, che la repubblica, oltre ad essere affatto immatura, sarebbe stato intervento armato e nuova servitù. Così fu accettata la monarchia da Manin e Garibaldi, ma signor no, l'utopista Mazzini e consorti vogliono ad ogni costo sforzare la natura delle cose e porre l'anarchia guastando il fatto miracoloso della nostra unità. Tutti gli uomini colti son di fondo repubblicani perché la repubblica è la miglior forma politica, ma ora sarebbe rovina; da qui a un secolo e forse prima tutta o quasi rótta l'Europa sarà repubblicana . Chiudendosi l'anno, ricorda gli avvenimenti salienti, cosi: la Francia schiacciata, l'oc Italia che ingrandisce e riprende la sua desiata Roma , il transito della valigia dell'India, il traforo del Monccnisio e un re alla Spagna.
Sereno, anche tra i malanni della vecchiaia e il colera che infuria nel '73, il Leoni seguita le sue considerazioni fino al letto di morte. Annota in marzo del '74: Scrivo queste ultime righe dal letto, dal letto di morte! Da più che un anno il mio malore rincrudito