Rassegna storica del Risorgimento

ISTITUTO MAZZINIANO DI GENOVA FONDI ARCHIVISTICI; PARETO LORENZ
anno <1976>   pagina <498>
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Libri e periodici
Padova non ebbe giornali, essa costituisce una fonte fra le principali degli avvenimenti lo­cali e si a(Ii;mea a pochi scrìtti consimili e ancora inediti, come la cronaca del Giona, al­cune pagine del Cavalletto, del Brusoni e del Pasqualigo. Ad ogni modo, anche con le molte diseguaglianzc, i giudizi troppo personali, le lacune e le digressioni, è una testimonianza di prima mano meritevole d'essere conosciuta.
Morto il Leoni, la Cronaca rimase al figlio. Cinque anni dopo, il Guerzoni potè pub­blicarne la parte riguardante il 1848 (con abbondanti tagli), poi il silenzio. Intanto i mano­scritti passarono alla nuora dell'Autore, poi alla sorella di questa e ai tardi nipoti. Presso di questi li ha rintracciati di recente Giuseppe Toffanin jr., benemerito per altre pubblica­zioni d'interesse locale e per la redazione della rivista Padova, il quale ora a più di cent'anni di distanza ha adempiuto alle ultime volontà del Leoni pubblicando la Cronaca, poche pagine su * Venezia durante l'assedio e corredando tutto di preziose note e riferi­menti, talvolta correggendo e ampliando, anche su altri documenti inediti, qualche schele­trico appunto dell'originale.
Carlo Leoni fu un uomo di larga cultura e di molteplici interessi. Educato da due degni sacerdoti (il Barbieri e il Guglielmi), attardati su posizioni xetorico-nmamstiche, ec­celse nell'ic eloquenza epigrafica in volgare (un genere abbastanza desueto); fu, però, sen­sibile alle aspirazioni patriottiche e liberali, e credente, ma antitemporalista, studioso del passato, ma aperto ai progressi della scienza e alle sue possibili applicazioni. Tutto questo si legge nella sua Cronaca, attenta ai più vari aspetti della vita locale: cultura e costume, teatro, opinioni politiche, giornali, statistica. Solo nei momenti cruciali della storia italiana il discorso si fa più disteso e approfondito: per il 1848-49, il 1866, il 1870.
Nel '48 il Comitato rivoluzionario di Padova svolse un importante ruolo nel moderare l'estremismo repubblicano, il municipalismo veneziano e le divisioni di parte; si ispirò ad un sano realismo e incoraggiò le altre città del Veneto all'unione con la Lombardia. Questa funzione è sottolineata dal Leoni, che non tace peraltro le sue critiche ai presidente e alla fine ingloriosa del Comitato davanti alla controffensiva austriaca. Così egli non risparmia le critiche a Pio IX, ma soggiunge: <c Confusero il Papa riformatore e se lo immaginarono rivoluzionario e guerriero, mentre egli non voleva né poteva esserlo... Quando odo dire da qualche maniaco: Pio ci tradì, Pio è un traditore; io soggiungo: Pio non è un genio .
Annotazioni consimili, intelligenti e schiette, sono disseminate nella Cronaca, Anche nell'entusiasmo per la liberazione del Veneto, il Leoni scrive: Non à misura sia nella lode che nel biasimo e questo trascorre più di quella senza riflessione e spesso senza criterio. Siamo come fanciulli esciti di collegio . Ma, dopo la elezioni dei primi deputati (25 settem­bre 1866), scrive: Cavalletto e Cavalli vi si disputarono, ma la vince Cavalli su tre dei sei collegi elettorali, ed a ragione come più opportuno. 11 paese mostrò maturanza avendo preso caloroso interesse . L'amicizia dunque non fa velo al suo giudizio.
Nel '70, commosso per la presa di Roma, riconosce: Siamo sinceri, la sinistra ci ha portato a Roma. I conservatori diressero bene ogni cosa mantenendo scrupolosa neutralità, ma l'impulso fu della sinistra ... E poco più in là: a Una delle calamità figlie di tutte le rivoluzioni è la confusione delle idee. L'equivoco regna dispotico. Vedi il partito repubblicano, che al principio della gran lotta franco-prussiana e tutto l'anno scorso scattò con qualche vigore, come confonde e guasta l'attualità. Non vedono che la monarchia sola poteva fare l'unità italiana, che in una Europa monarchica non eravi possibile altra via, che la repub­blica, oltre ad essere affatto immatura, sarebbe stato intervento armato e nuova servitù. Così fu accettata la monarchia da Manin e Garibaldi, ma signor no, l'utopista Mazzini e consorti vogliono ad ogni costo sforzare la natura delle cose e porre l'anarchia guastando il fatto miracoloso della nostra unità. Tutti gli uomini colti son di fondo repubblicani perché la repubblica è la miglior forma politica, ma ora sarebbe rovina; da qui a un secolo e forse prima tutta o quasi rótta l'Europa sarà repubblicana . Chiudendosi l'anno, ricorda gli av­venimenti salienti, cosi: la Francia schiacciata, l'oc Italia che ingrandisce e riprende la sua desiata Roma , il transito della valigia dell'India, il traforo del Monccnisio e un re alla Spagna.
Sereno, anche tra i malanni della vecchiaia e il colera che infuria nel '73, il Leoni seguita le sue considerazioni fino al letto di morte. Annota in marzo del '74: Scrivo que­ste ultime righe dal letto, dal letto di morte! Da più che un anno il mio malore rincrudito