Rassegna storica del Risorgimento
ISTITUTO MAZZINIANO DI GENOVA FONDI ARCHIVISTICI; PARETO LORENZ
anno
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1976
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pagina
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500
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Libri e periodici
Agguerrito da uno storicismo giuridico che pareva derivare i suoi metodi dal Savigny e dalla Scuola storica tedesca del diritto e cosciente, per la meditazione fatta sull'opera del Sonnenfels della forza aggregante delle istituzioni, il Kandler esprimeva ancora una volta con queste pagine destinate a restare lungamente inedite la sua idea della validità permanente del rapporto, antico per origine ma costantemente mutatosi nei contenuti, che univa Trieste all'Impero nella speranza forse che l'avvenire, superando lo schema dualistico potesse dargli ancora ragione. Ma il risveglio delle nazionalità in atto ormai in tutta la MittelEuropa ed il Risorgimento italiano allora compiuto dovevano definitivamente datare il suo pensiero politico collocandolo tra i teorici e gli assertori di un mondo al tramonto.
CARLO GHISALBERTI
GIOVANNI MANZONI Briganti di Romagna - 1851-1853; Imola, Galeati, 1976, in 8, pp. 168 e tav. f.t. L. 5.000.
E il quinto volume:, é: ne aspettiamo il sesto che ci farà marciare coi briganti fino al 1873, e sarà l'ultimo, non perché siano finiti i titolari, ma perché l'archivio dei conti Manzoni non ha altri documenti sui medesimi.
Se l'orrido di un abisso ci può offrire motivo per contemplarlo, anche l'orrido della delinquenza può offrire ed offre allo storico più di un motivo per conoscere i tempi in ogni, aspetto e nel loro divenire.
In questo libro predomina di nuovo il Passatore, nonostante le due fucilate che l'hanno steso morto il 23 marzo 1851; ma la scena del triennio è popolata da tanti altri di cui la documentazione poliziesca o giudiziaria fa preciso ricordo e dei quali può interessare per la nomenclatura e per il folclore persino il nomignolo che sempre negli atti e nelle stampe come nell'uso accompagna il vero nome quando non lo sostituisce. Ne citiamo qualcuno, cioè il brigante Giuseppe Aflittì. denominato Lazzarino, un Panzavolta detto l'Innamorato, un Morigi detto l'Incantato, un Bramanti detto Duri, un Versali detto Sboraccino, un Garda detto Schivafumo, i due fratelli Lama detti i Lisagna, e cosi via.
A meglio conoscere quei tempi contribuisce la presenza, nei documenti, dei delatori o confidenti e dei molti che ubbidivano, o per denaro o per paura, o pensando ad una denuncia che poi non facevano. Di qui la leggenda che il Passatore e colleghi fossero socio-generosi a tal punto da vuotare le tasche dei ricchi per consolare quelle dei poveri. Di qui la celebrazione in versi scherzosi di Arnaldo Fusinato sulla feroce impresa sanguinaria del Passatore a Fori impopoli, tempestivamente pubblicata ne TI Vulcano di Venezia del 10 aprile 1851; e di qui la non felice epigrafe apparsa (ma poi tolta) nel teatro di Forlimpopoli, in cui Olindo Guerrini attribuisce il fenomeno della malavita alla te viltà dei Governi , ed altre simili manifestazioni di tempi più vicini, compresi i nostri.
Ha dettato la prefazione breve ed onesta Romano Pieri al quale il Passatore sembra più un bandito che brigante . E noi in accordo e magari mettendo i due termini l'uno dopo l'altro, non manchiamo di rispetto a nessuno ripetendo il detto: se non è zuppa è pan bagnato .
PIERO ZAMA
VITO MASELLIS. Riforme economico-sociali nel Mezzogiorno d'Italia; Roma, Istituto per la storia del Risorgimento italiano, 1975, in 8, pp. 280. L. 8.000.
Bisogna dar merito al Mascllis del ritrovamento e della pubblicazione di un certo numero di memorie di Giuseppe De Gcmmis e di altri riformatori settecenteschi, come del rapido profilo biografico del De Gcmmis e della sua attività nel secondo Settecento meridionale; se per qualche problema, per es. la massoneria, abbiamo ora importanti scritti (C. FRAN-COVICH, Storia della massoneria in Italia dalle origini alla Rivoluzione francese, Firenze, 1974, pp. 87 e sgg., 187 e sgg.), per altri il contributo del Mascllis risulta interessante, specie circa i piani di riforma nel settore agrario, per le dogane, per i tributi, per qualche
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