Rassegna storica del Risorgimento

ISTITUTO MAZZINIANO DI GENOVA FONDI ARCHIVISTICI; PARETO LORENZ
anno <1976>   pagina <506>
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Libri e periodici
carceri del Napoletano e di alcune fasi del processo, con particolare attenzione a talune figure di carcerieri e giudici.
Vallone ha inoltre inserito le pagine narranti il viaggio dei detenuti da Lecce a Na-poli, alcuni episodi relativi alla permanenza nella prigione di Montefusco, e infine le belle pagine sulla liberazione, dal temuto viaggio negli Stati Uniti d'America, allo sbarco in Inghilterra e finalmente, nell'aprile del '59, al ritorno festeggiatissirao in Italia.
MIRELLA LA MOTTA
CARMINE LIMMINO, Democrazia e socialismo in Terra di Lavoro nell'età liberale 1861-1915 Ì Napoli, Athena Mediterranea Editrice, 1974, in 8, pp. 238. L. 3.800.
Sviluppando nella prima parte una tematica cara allo Scirocco (che viene espressa­mente ringraziato nella presentazione) e verificando puntualmente in una provincia essen­zialmente agricola, ma con grossi e concentrati insediamenti industriali, come quella di Caserta, talune conclusioni napoletane del Fatica, che Stefano Merli ha largamente inqua­drato e ragionato su piano nazionale, per quanto concerne il socialismo, l'A. ci fornisce una diligente e persuasiva ricostruzione di vicende pressoché del tutto trascurate o addirit­tura ignorate nonostante, da un lato, la fioritura contemporanea di ricerche regionali e lo­cali a svariato livello, dall'altro l'interscambio di dare e d'avere, anche sul piano politico, basti pensare al nazionalismo terroristico di Paolo Greco o al significato emblematico di Peppuccio Romano, più e meglio del pugliese De Bellis, nell'età giolittiana, tra Napoli e Terra di Lavoro.
Certo, identificare questi due filoni con le classi subalterne come l'A. fa nelle primissime righe dell'opera, appare un po' semplicistico, se è vero che i risultati più co* spicui di essa sono rappresentati dalla sottolineatura del condizionamento affaristico, ban­cario, paternalistico, in campo radicale, e dalla mancata rispondenza della dirigenza socia­lista alle combattive sollecitazioni provenienti dalla base.
Si tratta dunque piuttosto di strati borghesi, prevalentemente professionistici, che s'interpongono tra la grande proprietà ed un ceto imprenditoriale particolarmente vivace, da una parte, e, dall'altra, una manodopera composita, in buona parte femminile, una so­cietà, in via dì progressiva proletarizzazione in campo agricolo per quanto concerne la colonia e la piccola proprietà, fortemente incisa dall'emigrazione, le vere e proprie classi subalterne , insomma, che, come tali, hanno concretamente scarsa voce nel contesto del presente discorso. L'avrebbero assai più netta e qualificata gli esponenti agrari ed indu­striali, l'aristocratico De Renzis, gli imprenditori Polsinelli, IncaguoK, Visocchi, con le loro grosse cartiere del lóri, ma l'A. sta strettamente al suo tema ed evita d'illuminarci, se non per quanto attiene a certi risvolti municipali e bancari, sulla mentalità padronale e sulle sue eventuali sfumature, neppure quando la testa ne è presa per un decennio da una per­sonalità ragguardevole quale Pietro Rosano o essa stessa s'incarna quasi simbolicamente nel Lefebvre per contendere il passo ad Imbriani nel collegio di Sora, nelle prime elezioni giolittiane , quelle del 1892. Questa negligenza dell'aggancio più o meno polemico con le altre componenti della pubblica opinione è un po' un limite programmatico di tutto il lavoro, come ancora nel caso di una figura sconcertante come quella di Salvatore Morelli, che non a caso tiene vivo nel suo collegio di Sessa Aurunca l'unico foglio d'estrema degli anni settanta, L'Ausonio, ma della cui generosa battaglia femminista non è eco in Terra di Lavoro, mentre abbondano i tanto più recepibili accenti anticlericali ed antifiscali (que­sto della convivenza tra un'etichetta progressista o addirittura demagogica ed un costume retrivo, ferocemente reazionario, nella democrazia meridionale, è un problema latamente culturale vivissimo fino ai nostri giorni).
I routualìsti repubblicani di Arpino, infatti, il volontariato in parte contadino dei tempi di Mentana, la stessa minaccia di costituzione di bande armate a difesa della proprietà nella primavera 1870 (e sempre nel distretto di Sora!) non fanno che sottolineare la stru­mentalizzazione e la subordinazione a fini politici e paternalistici delle ce classi subalterne ancora alla vigilia dell'avvento della Sinistra al potere, qui caratterizzato da avvisaglie prò-