Rassegna storica del Risorgimento

ISTITUTO MAZZINIANO DI GENOVA FONDI ARCHIVISTICI; PARETO LORENZ
anno <1976>   pagina <508>
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Libri e periodici
Lunario romano 1975. Vigne Romane del buon tempo antico, a cura del Gruppo Culturale di Roma e del Lazio; Roma, Arti grafiche Scalia, 1975, in 8, pp. XV-534. L. 16.000.
Il Gruppo dei Cultori di Roma ha, quest'anno, mutato nome in Gruppo Culturale di Roma e del Lazio, adottando una denominazione che gli consente di estendere la sua atti­vità a tutta la regione. Gli intenti e le finalità del Gruppo non sono però mutati: alla base di questo nuovo Lunario ci sono sempre lo stesso amore e lo stesso interesse per le cose romane, che hanno motivato i libri precedenti.
Il tema di quest'anno è: Vigne Romane del buon tempo antico. Già nel titolo c'è ira nuce quel sentimento di nostalgia, appena velata ma ben percepibile, che permea molti articoli. Lo si sente, soprattutto, nell'articolo di Bosi sulla vigna Guerrieri, che ci dà inte­ressanti notizie sui costumi del secolo scorso, sulla proverbiale e non tramontata ospitalità dei Romani, sui pranzi succulenti e sulle abbondanti libagioni all'ombra degli alberi della vigna, sulla caccia al ròccolo nel mese di ottobre. Usanze non lontanissime nel tempo, ma tali da sembrare addirittura medioevali, come fa notare l'autore, tanto rapidamente sono mutate le consuetudini e il modo di campare .
Anche delle vigne più modeste, cioè di quei fazzoletti di terra, sui quali, in un ma­stello o in una tinozza, veniva piantata una vite e innalzato, alla buona, un pergolato, vero baldacchino di nobiltà del popolo romano , c'è nel Lunario un affettuoso ricordo nell'articolo: Quando Roma era una vigna , di Manlio Barberito.
Di alcune vigne sono rievocati gli eventi storici che le resero famose, come fa Celso Ferrari per Vigna Glori; di altre vengono raccontate le vicende storico-patrimoniali, i pas­saggi di proprietà, le più diverse vicissitudini. In alcuni casi, come per gli articoli di Fa­brizio Apollonj Ghetti, di Coriolano Belloni, di Sergio Lupi, sono gli stessi discendenti delle famiglie che furono proprietarie delle vigne a parlarne, avvalendosi di interessanti documentazioni, talora tratte, come nel caso di Ghetti, dall'archivio familiare.
Non potevano certo mancare articoli dedicati alla coltivazione della vite. Se Giova-gnoli ci dà un ampio resoconto delle tecniche in uso a Roma e nei Castelli, in età papalina (i vari tipi di filari, le qualità dei terreni, i fertilizzanti adottati), con Michele Palmieri fac­ciamo un tuffo nel passato. Il Cecubo, il Falerno, il Se ti no e le accurate tecniche vinicole che davano quell'ottima produzione, tornano a noi tra un epigramma di Marziale e una annotazione Pliniana.
Questo Lunario è dunque un libro estremamente vario, di piacevole ed istruttiva let­tura, anche se talvolta la minuziosità della documentazione può apparire poco scorrevole e un po' dispersiva.
Ma a fine libro una pittoresca carrellata di stornella tori rianima l'atmosfera: Gior­gio Roberti in un gustoso e colorito romanesco ci racconta una gara poetica in cui dieci stornella tori si contendono la palma a suon di terzine improvvisate e tutte inneggianti
al vino.
MIRELLA LA MOTTA
ALESSANDRO GALANTE CARBONE, Felice Cavallotti; Torino, UTET, 1976, in 8. pp. XIV-757. L. 18.000.
Garibaldino, poeta ce militante nel clima corrosivo della Scapigliatura milanese, gior­nalista, autore di teatro, avvocato, deputato, tra un verso, un duello ed un processo, Felice Cavallotti, poeta anticesareo , a bardo della democrazia , leader dell'Estrema radicale, balza vivo dalle pagine di Galante Garrone che si rivela, oltre che storico attento, scrittore vivace e raffinato.
Quello ohe lo storico vuole mostrarci, e vi riesce egregiamente, è il quadro preciso e sintetico del clima politico, culturale e sociale del paese tra i fasti del Risorgimento e l'Ita-lietta di fine secolo.
Su questo sfondo. Cavallotti, al di là degli aspetti passionali, polemici e a donchisciot­teschi (che si riflettono nella mediocre produzione poetica e teatrale, notevole solamente